INSIDIOUS – LA PORTA ROSSA

INSIDIOUS – LA PORTA ROSSA

Quinto capitolo del franchise creato da Leigh Whannell e James Wan, sequel diretto dei primi due episodi, Insidious – La porta rossa offre una buona dose di brividi, restando generalmente più centrato ed efficace rispetto ai due recenti prequel; tuttavia, il senso di deja-vu è sempre presente, e la pur solida regia di Patrick Wilson non riesce a eguagliare quella di Wan.

La rossa fine. Forse.

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Dopo tredici anni e cinque film, giocati tra passato e presente, mondi concreti e spirituali ugualmente pericolosi (o forse dovremmo dire, a ragione, insidiosi), anche la saga di Insidious sembra voler scrivere la sua parola fine, almeno in riferimento alla sua linea narrativa principale. Una scelta, quella di chiudere il franchise con questo Insidious – La porta rossa (salvo ipotizzati spin-off e/o crossover con altre saghe) a nostro avviso più che sensata; lo diciamo soprattutto in ragione dell’usura, evidente in particolare negli ultimi capitoli, della formula codificata da Leigh Whannell (sceneggiatore) e James Wan (regista), indebolitasi di film in film malgrado la scelta di andare disinvoltamente avanti e indietro nel tempo, costruendo un universo complesso e capace di estendersi nei decenni. Un universo che – equamente suddiviso tra dimensione materiale e “astrale”, alimentata dai viaggi dei protagonisti Josh e Dalton – sembra voler chiudere la vicenda della famiglia Lambert con questo quinto capitolo: un capitolo che segna l’esordio in regia (nella saga e in generale) del protagonista Patrick Wilson, interprete del già posseduto e pericoloso Josh nei primi due film. Di fatto, il film di Wilson è in realtà in tutto e per tutto un sequel di Oltre i confini del male – Insidious 2, che di quest’ultimo mantiene la cronologia – dieci gli anni di distanza, di qua e di là dallo schermo – riprendendo le fila della storia delle famiglia Lambert dopo i due prequel Insidious 3 – L’inizio e Insidious – L’ultima chiave.

Un varco per l’Altrove

Insidious - La porta rossa, Ty Simpkins in una scena
Insidious – La porta rossa, Ty Simpkins in una scena del film

La vicenda, qui, si avvia proprio dieci anni dopo gli eventi del secondo capitolo: finito l’incubo che aveva provocato la possessione di Josh Lambert, la morte della medium Elise Rainier e il pericolo mortale per la moglie Renai e i figli Dalton e Foster, la famiglia sembra essere tornata a una parvenza di normalità. Una “normalità” che tuttavia non ha evitato la separazione tra Josh e Renai, causata dal peso del segreto portato dalla donna, che aveva acconsentito a far ipnotizzare padre e figlio per cancellare dalla loro memoria i terribili eventi che li avevano messi l’uno contro l’altro. Tuttavia Dalton, che ha appena lasciato la casa di famiglia per andare a studiare al college, inizia a sperimentare strane visioni durante i suoi corsi di educazione artistica; il giovane disegna una misteriosa porta rossa, insieme a un’inquietante presenza che la sorveglia. Josh, da par suo, inizia ad accusare dei preoccupanti vuoti di memoria, misti a visioni che forse sono ricordi rimossi, mentre lo stesso Foster sembra rievocare eventi lontani legati alla sua primissima infanzia. Il potere latente di Dalton – quello di viaggiare nella dimensione chiamata “l’Altrove” – sembra essersi risvegliato, e le presenze che abitano quel luogo oscuro paiono di nuovo pronte a minacciare la famiglia.

L’insidiosa (non) memoria

Insidious - La porta rossa, Patrick Wilson in un momento
Insidious – La porta rossa, Patrick Wilson in un momento del film

Ormai lontana dal controllo diretto dei suoi ideatori Leigh Whannell e James Wan (il secondo è presente qui solo nelle vesti di produttore, mentre il primo – oltre a fare un estemporaneo cameo nel ruolo del ghostbuster nerd Specs – è co-autore del soggetto) la saga di Insidious tenta di chiudere qui i tanti rivoli che aveva lasciato aperti nei capitoli precedenti; lo fa mescolando la formula horror più mainstream che la saga ha abbracciato praticamente dal suo inizio (quella a base di jumpscare, ambienti quotidiani trasfigurati dalle visioni dei viaggi astrali, e apparizioni in digitale più o meno efficaci) con una riflessione sulla memoria e sui fantasmi del passato, e sulla capacità di questi ultimi di uccidere quanto e più delle presenze demoniache che tornano a minacciare la famiglia. Chiudendo il cerchio e riprendendo i fili della storia dei Lambert, in effetti, Insidious – La porta rossa tenta di alzare un po’ il tiro delle ambizioni della saga, facendo un excursus tanto sulle problematiche familiari (l’incomunicabilità che spinge all’allontanamento, il rapporto tra genitori e figli dopo la partenza dei secondi) quanto sulla necessità di venire a patti con l’orrore, inglobandone i presupposti nel proprio orizzonte esperienziale; una componente che carica il film di Patrick Wilson di un sottotesto da dramma familiare – comunque non del tutto estraneo al resto della saga – che negli ultimi minuti si colora addirittura di melò.

L’orrore familiare

Insidious - La porta rossa, Ty Simpkins in un'agghiacciante sequenza
Insidious – La porta rossa, Ty Simpkins in un’agghiacciante sequenza del film

In ogni caso, va detto, le ambizioni più o meno “alte” di Insidious – La porta rossa si scontrano con le esigenze da popcorn horror che il fanchise, in fondo, ha abbracciato fin dal suo esordio, e che pure qui esigono di essere soddisfatte. Il film di Patrick Wilson, in virtù di una buona regia, e di una discreta capacità di sfruttare le accattivanti scenografie tipiche della saga, risulta invero decisamente più efficace rispetto agli ultimi due capitoli; ma nondimeno non si scolla di dosso il senso di deja-vu che impatta negativamente con la sua stessa materia horror, che per spaventare (o almeno provarci) chiede innanzitutto di non essere prevedibile. Qui alcuni dei jumpscare disseminati generosamente lungo la durata del film funzionano bene, altri un po’ meno; ma il punto è che di viaggi astrali e possessioni, nei quattro precedenti capitoli, la saga ce ne aveva offerti forse già fin troppi, al punto che spesso si finisce per domandarsi quanto sarà realistica la creatura in digitale che vedremo apparire da un momento all’altro sullo schermo, piuttosto che esserne “preoccupati”. L’effetto-rimpatriata, pur a distanza di soli dieci anni, è forte e finisce per fagocitare in gran parte le altre istanze del film; un effetto non aiutato dalle apparizioni, francamente poco funzionali e giustificate, degli Specs e Tucker interpretati da Whannell e Angus Sampson, e della stessa Lin Shaye nel ruolo della defunta – ma sempre presente – Elise Rainier. Nei primi due capitoli, l’eleganza della regia di James Wan riusciva a coprire una materia che in fondo mostrava già i suoi limiti, ben evidenziati nei due prequel e qui solo parzialmente coperti da una maggiore centratura e da un climax in fondo abbastanza ben costruito. I ragionamenti sul tempo e la memoria (da preservare piuttosto che da cancellare) restano a un livello piuttosto basilare; la morale è limpida, e il cerchio sembra davvero chiuso. La buona dose di brividi da inizio estate, comunque, non manca, per un addio che, laddove l’annunciato spin-off Thread: An Insidious Tale venga confermato, sarà comunque molto relativo. L’”insidioso” universo creato da Leigh Whannell e James Wan sembra pronto a ospitare altri orrori, speriamo per una volta un po’ meno rassicuranti.

Insidious - La porta rossa, la locandina italiana del film
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Scheda

Titolo originale: Insidious: The Red Door
Regia: Patrick Wilson
Paese/anno: Stati Uniti, Canada / 2023
Durata: 107’
Genere: Horror
Cast: Steve Coulter, Patrick Wilson, Rose Byrne, Lin Shaye, Ty Simpkins, AJ Dyer, Andrew Astor, Desi Ramos, Elaine Apruzzese, Godswill Utionkpan, Hiam Abbass, Jarquez McClendon, Jaylin Loveday, Joshua Haire, Juliana Davies, Mary Looram, Nadia Robertson, Peter Dager, Sinclair Daniel, Stephen Gray, Suki Úna Rae, Tom Toland, Victorya Danylko-Petrovskaya
Sceneggiatura: Scott Teems
Musiche: Joseph Bishara
Produttore: James Wan, Jennifer Scudder Trent, Leigh Whannell, Oren Peli, Howard Young, Jason Blum, Jon Romano
Casa di Produzione: Stage 6 Films, Sony Pictures Entertainment (SPE), Screen Gems, Blumhouse Productions, Alliance
Distribuzione: Sony Pictures

Data di uscita: 05/07/2023

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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