COMA

COMA

Nuovo lavoro, dal forte taglio sperimentale, di Bertrand Bonello, Coma mescola linguaggi e registri, incubi e suggestioni, in un insieme straordinariamente denso; il tutto per visualizzare l’esperienza di un’adolescente durante il lockdown. Una costruzione tanto libera e ardita da lasciare affascinati, a tratti ipnotizzati. Il film viene distribuito da Wanted Cinema in un’uscita speciale nelle giornate del 10, 11 e 12 luglio.

La densità del limbo

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Siamo nel 2020, in pieno lockdown da Covid. L’adolescente Anna è confinata nella sua camera, mentre fuori il mondo si è fermato, sospeso in un limbo di cui non si intravede ancora la fine. Forzatamente inoperosa, la ragazza si divide tra il suo smartphone, il pc e la casa di bambole posta ai piedi del letto: tramite il primo ascolta i monologhi di Patricia Coma, influencer che vuole spiegare ai suoi follower il modo giusto di vivere; attraverso il secondo organizza videochat con le sue amiche, come lei confinate nelle rispettive abitazioni; tramite la terza invece immagina (o forse vede davvero) una sorta di deragliante soap/sitcom con bambole protagoniste, con tanto di tradimenti, sesso e finte risate del pubblico. Nel frattempo, quando si addormenta, Anna sogna un cupo bosco, popolato da presenze misteriose e pervaso da un’atmosfera opprimente. Un bosco che, come le ricorda Patricia, è “l’unico luogo in cui esiste davvero il libero arbitrio”; ma che significa anche smarrimento di sé e forse oblio.

Un film-dedica

Coma, un momento del film
Coma, un momento del film di Bertrand Bonello

È un film complesso e volutamente criptico, Coma, che Betrand Bonello confeziona nella forma del film-dedica a sua figlia Anna, interpretata qui dalla giovane attrice Louise Labèque (già protagonista del precedente film del regista, Zombi Child). Bonello, nella lunga introduzione in cui si rivolge esplicitamente alla ragazza – tramite sottotitoli che commentano le immagini del mondo bloccato dalla pandemia – tesse addirittura un fil rouge concettuale tra il precedente Nocturama (che rivela di aver dedicato anch’esso alla ragazza) e questa nuova opera: un fil rouge espresso in un tono apparentemente disperato – diremmo nichilista, nel caso del film del 2016 – ma in realtà, nelle parole del regista, propositivo e proteso verso quella che lo stesso Bonello chiama una rinascita. Rinascita che il regista francese evoca qui nella forma embrionale del limbo: ovvero non solo, e non tanto, uno spazio liminale tra altri due spazi, ma soprattutto un luogo vuoto che va riempito. Di cosa, spetta all’individuo deciderlo.

Densità concettuale

Coma, un frame del film
Coma, un frame del film di Bertrand Bonello

E Bonello, questa sua opera fortemente sperimentale, sospesa a sua volta in un frastagliato spazio di confine tra linguaggi diversi (cinema, media digitali, animazione classica, stop-motion, documentario) la riempie davvero di tanto materiale: di incubi, paure sottocutanee e suggestioni, di orrori più o meno espliciti, di bambole parlanti che dispensano concetti filosofici, di sogni che irrompono nella realtà con disinvolta naturalezza. Troppo materiale, probabilmente, per un’ampia fetta di pubblico, ma tale da rendere densissimi gli 80 minuti scarsi di film, di cui resta impresso il clima onirico, oltre a singole, spiazzanti sequenze. Il tutto a rappresentare – in un modo che appare (e non è un paradosso) insieme fortemente simbolico e assolutamente realistico – il caos di pensieri e visioni generati dalla mente di un’adolescente; un personaggio preso nell’età tumultuosa per eccellenza, che tuttavia viene costretto, forzatamente, alla stasi. Una stasi che genera lo sconfinamento dei sogni nella realtà di tutti i giorni, e viceversa; in cui le pulsioni più spaventose possono diventare realtà, e una casa di bambole ancora testimone dell’infanzia può farsi cruda rivelazione del nostro essere (forse) marionette prive di reale capacità di scelta.

L’oscura libertà

Coma, una sequenza del film
Coma, una sequenza del film di Bertrand Bonello

Non si può trovare un filo logico, in Coma, perché non ha logica la materia onirica di cui è il film intessuto, che da subito apre lo spazio claustrofobico della piccola camera della protagonista verso mondi letteralmente altri. Mondi in cui, a fare da guida alla spaventata Anna (ma anche allo spettatore) è la Patricia Coma del titolo, capace di dimostrare – attraverso un semplice oggetto definito eloquentemente rivelatore – come nessuno sia in grado di fare autentiche scelte. L’idea, quella di un congegno in tutto e per tutto simile al vecchio Pocket Simon – maneggiando il quale, misteriosamente, il giocatore riesce sempre a riprodurre esattamente la sequenza di colori richiesta – è semplice e geniale: il libero arbitrio non esiste, le nostre stesse vittorie sono illusioni. Non siamo diversi dalle bambole che prendono vita davanti alla ragazza, stanche di recitare un copione e a loro volta portate a sconfinare altrove, nell’identificazione disperata con alter ego di carne o disegnati. L’unico luogo in cui il rivelatore non funziona è quel bosco onirico in cui Anna trova vivi e morti, persone del presente e del passato, spazio di una libertà che incute paura, spesso autentico terrore. Ma che forse va abbracciata e compresa, accettandone i lati oscuri.

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Ma il futuro è (sempre) lì davanti

Coma, un'immagine del film
Coma, un’immagine del film di Bertrand Bonello

È cupo e spesso opprimente, il tono di Coma, costellato di momenti che sfiorano l’horror, di parentesi lynchiane, di visioni che mostrano il declino del mondo e la corsa verso la catastrofe. Il lockdown è colto come momento di riflessione collettiva che ha permesso l’emersione di inquietudini sopite (più volte vengono evocati temi come il riscaldamento globale e la minaccia terroristica) ma anche una consapevolezza nuova. La provocazione di Bonello è quella di incastonare un insieme di visioni così cupe tra un incipit e un epilogo direttamente rivolto alla destinataria del film, la vera Anna: due parentesi in cui emerge l’accorata consapevolezza di un genitore, l’angoscia per l’esistente e la problematica, ma speranzosa, proiezione verso il futuro. In mezzo, il caos di quello che è stato uno dei momenti più angosciosi della storia recente, colto dagli occhi – e dalla mente – di chi il caos lo attraversa e lo abbraccia nell’età che vive. Il risultato è insieme un saggio di ciò che può fare un cinema che esca da schemi preconfezionati (di etichetta o genere) e la prova dell’eclettismo di un autore tra i più interessanti tra quelli emersi negli ultimi due decenni.

Locandina

Coma, la locandina italiana del film

Gallery

Scheda

Titolo originale: Coma
Regia: Bertrand Bonello
Paese/anno: Francia / 2022
Durata: 82’
Genere: Drammatico, Fantastico, Giallo
Cast: Louis Garrel, Anaïs Demoustier, Vincent Lacoste, Gaspard Ulliel, Julia Faure, Laetitia Casta, Adilé David, Bonnie Banane, Louise Labeque, Léa Jousset, Mathilde Riu, Ninon François, Violette Guillon
Sceneggiatura: Bertrand Bonello
Fotografia: Antoine Parouty
Montaggio: Gabrielle Stemmer
Produttore: Bertrand Bonello, Félix de Givry, Ugo Bienvenu, Justin Taurand
Casa di Produzione: Les Films du Bélier, My New Picture, Remembers
Distribuzione: Wanted Cinema

Data di uscita: 10/07/2023

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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