LA TERRA PROMESSA

LA TERRA PROMESSA

Diretto da un Nikolaj Arcel che, dopo l’esperienza de La torre nera, torna a un cinema più nelle sue corde, Bastarden prende spunto da reali eventi storici del XVIII secolo, per mettere in scena la “folle” impresa di colonizzazione dello Jutland messa in atto dal visionario ex militare col volto di Mads Mikkelsen. Un esempio di cinema classico che guarda anche al western, in concorso a Venezia 80.

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Se c’è un filone cinematografico che numericamente sembra latitare (almeno per quanto concerne le sezioni principali) nella selezione di questa 80a edizione della Mostra del Cinema di Venezia, è quello del cinema proveniente dal Nord Europa; ciò, ovviamente, volendo a tutti i costi semplificare e considerare in qualche modo le cinematografie scandinave come un “genere” a sé. Una lacuna che viene almeno in parte colmata da questo La terra promessa (titolo originale Bastarden), epopea storica diretta da quel Nikolaj Arcel che, dopo la poco fortunata esperienza di La torre nera, torna qui su latitudini (e atmosfere) a lui più congeniali. Atmosfere legate solo in parte ai codici del cinema scandinavo così come siamo abituati normalmente a pensarlo; diciamo ciò da un lato per la filiazione storica del racconto (il film è ispirato al libro The Captain and Ann Barbara di Ida Jessen, a sua volta basato su eventi storici avvenuti a metà del XVIII secolo), dall’altro per il fatto che il film di Arcel, in realtà, è una sorta di crudele epopea western ambientata in terra danese. Un’epopea che dal western classico prende il tema del confronto uomo/natura – con l’enfasi sull’idea di assoggettamento del primo sulla seconda – e quello dell’esaltazione di un individualismo visionario che qui è tutto appannaggio del personaggio dell’ex militare interpretato (bene) da Mads Mikkelsen.

Promessa, ma combattuta

Bastarden, Amanda Collin in una scena
La terra promessa, Amanda Collin in una scena del film

La “terra promessa” del titolo è quella, brulla e apparentemente impossibile da coltivare, dello Jutland danese, su cui l’ex militare di umili origini Ludvig Kahlen decide, sfidando ogni logica, di costruire una sua colonia. L’impresa dell’uomo, approvata con un certo scetticismo dal re, si scontrerà presto con la presenza nella zona di una banda di briganti nomadi e, soprattutto, con l’ostilità del ricco proprietario terriero Frederik de Schinkel, che considera quel pezzo di terra una sua proprietà. Quando Kahlen decide di non piegarsi alle pretese di Schinkel, l’avido proprietario gli muove una guerra senza quartiere, utilizzando violenze e intimidazioni di ogni genere; ad aiutare l’ex militare ci saranno il sacerdote locale, una coppia di servitori fuggiti dalla stessa tenuta di Schinkel, e una ragazzina che ha finora vissuto coi nomadi, che finisce per stabilire con Kahlen uno strano rapporto di amicizia. Ma il visionario soldato troverà dalla sua parte, inaspettatamente, anche la stessa cugina di Schinkel, innamoratasi di lui e stanca delle angherie del ricco cugino.

Il pioniere solitario

Bastarden, Mads Mikkelsen e Simon Bennebjerg in una sequenza
La terra promessa, Mads Mikkelsen e Simon Bennebjerg in una sequenza del film

Come si diceva in apertura, La terra promessa è innanzitutto un’epopea storica che guarda al cinema classico, in particolare al western e a una “frontiera” sui generis di cui viene ripresa l’epica e soprattutto (perdonateci il gioco di parole) l’etica. Nel personaggio di Kahlen interpretato da Mikkelsen c’è quell’individualismo visionario, impregnato di un basilare senso di giustizia, che ha informato di sé gran parte della narrazione americana dei pionieri; un individualismo che qui che si adatta perfettamente a un “eroe” che stabilisce una sfida con se stesso – e con le proprie stesse umili origini – prima ancora che con l’ambiente naturale e coi gruppi umani che gli si oppongono. La semplicità, ma anche il carattere archetipico, dello spunto di partenza consente ad Arcel di concepire una struttura narrativa solida, che si affida ovviamente molto alla resa scenografica dei paesaggi – e lo scorrere delle stagioni, in questo senso, ha un peso narrativo e una funzionalità precisa nella storia – e a un impianto visivo in cui si nota lo sforzo di produrre un cinema d’autore che sia, innanzitutto, popolare. La stessa scelta della colonna sonora, enfatica ma quasi mai invadente, e una prima parte in cui il motore narrativo è sempre il confronto tra il protagonista e l’ambiente – con la macchina da presa che quasi mai lascia l’uno e l’altro fuori campo – evidenziano proprio il respiro da cinema classico, con forti ascendenze hollywoodiane, che il regista ha voluto dare al film.

L’epica e il ritratto storico

Bastarden, Mads Mikkelsen e Simon Bennebjerg in una scena
La terra promessa, Mads Mikkelsen e Simon Bennebjerg in una scena del film

La statura eroica (pur problematizzata) che la sceneggiatura conferisce al personaggio interpretato da Mikkelsen – di cui comunque non vengono negate zone d’ombra e attitudine ai compromessi – si contrappone in una dialettica semplice ma efficace al sadico proprietario terriero col volto di Simon Bennebjerg, respingente e fortemente caratterizzato come villain fin dalla sua prima apparizione sullo schermo. Forse proprio il carattere un po’ monodimensionale del personaggio di Schinkel, se da un lato favorisce il coinvolgimento emotivo basico che il film vuole evocare, dall’altro limita almeno in parte la complessità della ricostruzione storico/politica, costretta sui binari semplificatori di un’opposizione tra l’individualismo di stampo militare e la crudele dissolutezza tipica dell’aristocrazia. A controbilanciare almeno in parte questo limite – in realtà più una scelta narrativa e di registro – resta comunque la buona complessità del personaggio del protagonista, e soprattutto una sua evoluzione, lungo le due ore abbondanti di film, che passa anche per momenti problematici e scelte discutibili. Si ha l’impressione, alla fine, che i paletti della struttura e i riferimenti del regista abbiano limitato un po’ la credibilità del ritratto storico, e che forse alcuni aspetti (si veda il rapporto coi briganti e le sue ricadute) avrebbero potuto trovare un maggiore approfondimento: ma comunque, anche così, La terra promessa resta un saggio di cinema epico in grado di soddisfare gli occhi e il cervello, in cui cura estetica e narrativa vanno insieme, in direzione di un intrattenimento di buona qualità.

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Locandina

La terra promessa, la locandina italiana del film

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Scheda

Titolo originale: Bastarden
Regia: Nikolaj Arcel
Paese/anno: Danimarca, Norvegia, Svezia / 2023
Durata: 120’
Genere: Drammatico, Storico, Biografico
Cast: Mads Mikkelsen, Felix Kramer, Gustav Lindh, Jacob Lohmann, Kristine Kujath Thorp, Amanda Collin, Arved Friese, Hagberg Melina, Lise Risom Olsen, Magnus Krepper, Martin Feifel, Morten Hee Andersen, Patricia Slauf, Simon Bennebjerg, Søren Malling, Thomas W. Gabrielsson
Sceneggiatura: Nikolaj Arcel, Anders Thomas Jensen
Fotografia: Rasmus Videbæk
Montaggio: Olivier Bugge Coutté
Musiche: Dan Romer
Produttore: Louise Vesth, Lizette Jonjic, Fabian Gasmia
Casa di Produzione: Zentropa, Nordisk Film & TV-Fond, Sveriges Television (SVT), TV2 Danmark, Zentropa International Sweden, Zentropa Entertainments
Distribuzione: Movies Inspired

Data di uscita: 14/03/2024

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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