FAVOLACCE

FAVOLACCE

Premiato a Berlino 2020 (miglior sceneggiatura), Favolacce è il film che consegna il cinema italiano nelle mani di Damiano e Fabio D’Innocenzo e viceversa. Storia di genitori e di figli, di periferia e di abbandono. Realismo di fiaba, se possibile, a tratti devastante, comunque caloroso. Più forte della pandemia, in streaming dall’11 maggio su Sky Primafila Premiere, Timvision, Chili, Google Play, Infinity, Cg Digital e Rakuten Tv.

Favole, parolacce

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C’è voluto un decennio abbondante, forse anche di più ma non è colpa loro. I fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo, s’intende; gli anni spesi a pensare a Favolacce. Non proprio nel mezzo, l’esordio accolto bene con La terra dell’abbastanza, la collaborazione in sceneggiatura con Matteo Garrone (Dogman). 2018 in entrambi i casi. Ma quelli sono tempi lontani, non ci interessano perché ciò che conta è l’oggi, e l’oggi racconta di un forte impatto. Di un prima e un dopo, un cambio di passo per la carriera della coppia che di riflesso ridisegna la mappa e i rapporti di forza del cinema italiano di questo inizio secolo (vent’anni!). Bisognerà farci i conti, con i Fratelli D’Innocenzo, perché il loro cinema crudele ma non cinico, favolistico ma non fantasy, di rabbia e di calore ha una potenza di fuoco (narrativa, d’immagine) pazzesca.

Long story short (in breve): straordinario Favolacce lo è sul serio. Seduce il Festival di Berlino e nel premio alla migliore sceneggiatura, Orso d’Argento, nonostante le acclamazioni della critica, sta la ritrosia di un corpo giurati che non trova il coraggio di spingere sull’acceleratore e regalare al film il massimo riconscimento, quell’Orso d’Oro che pure negli ultimi anni ha abbastanza parlato italiano (Rosi, Taviani). Il passaggio obbligato in streaming, almeno per il momento, privo del conforto e della celebrazione in sala (più o meno piena). Dovremo farne a meno, almeno per un po’, una tra le tante piccole grandi ingiustizie di questo periodo schifosissimo. Ci sono altre priorità, è ovvio. Ma che Favolacce non prenda amorosamente a ceffoni il pubblico con la forza surreale della sua poesia angosciata, nella gloria di un semideserto cinema di periferia tanto per fare un esempio, è molto triste. Magari in estate.

L’estate. Plastificata e colorata periferia a sud di Roma, assediata dalle erbacce e infestata dal morbo della desolazione. La vita ai margini segnata dall’insoddisfazione feroce. Quello che un tempo avrebbe preso il nome di sottoproletariato non più ha coscienza del suo percorso. La sua cultura è religione del consumo professata in maniera meccanica, e soprattutto senza consolazione. La macchina da presa insegue l’aridità di questa terra di confine ora di sbieco, ora tuffandosi nel particolare.

Ci sono i figli, ci sono i genitori, su tutti Elio Germano e Gabriel Montesi. La china è discendente per entrambi, ma declinata all’opposto. In un caso, repressa e autodistruttiva. Altrove, la risposta al vuoto si costruisce in maniera diciamo più creativa. Ed efficace.

La cornice di un diario recitato, più che raccontato, ci ricorda che alla base di tutto c’è il piacere e l’emozione di raccontare una storia. La favola al contrario dei Fratelli D’Innocenzo non è mai morbosa, anche quando lascia poche vie di fuga alla speranza, anche quando impietosa ma partecipe impedisce alle generazioni allo sbando di trovare un senso comune nella coscienza di un’infelicità condivisa. Forse una luce tenue sta nella consolazione di un amore che basta a sé stesso perché non ha niente altro, letteralmente, su cui appoggiarsi.

Il tono fiabesco di Favolacce non sfocia mai nel fantasy, un crudo realismo tendente al surreale bagnato dall’occhio dell’ottimo Paolo Carnera, tra i migliori direttori della fotografia di questo nostro cinema. Un cinema malaticcio, in crisi perenne di soldi, autostima e identità, agitato dagli spettri di un passato glorioso e ingombrante. Ma che da oggi è un po’ più ricco. Speriamo sappia farne buon uso, di questa ricchezza.

Favolacce poster locandina

Scheda

Titolo originale: Favolacce
Regia: Damiano D’Innocenzo, Fabio D’Innocenzo
Paese/anno: Italia, Svizzera / 2020
Durata: 98’
Genere: Drammatico
Cast: Lino Musella, Barbara Ronchi, Gabriel Montesi, Barbara Chichiarelli, Massimiliano Tortora, Elio Germano, Justin Korovkin, Federico Majorana, Giulietta Rebeggiani, Cristina Pellegrino, Max Malatesta, Sara Bertelà, Aldo Ottobrino, Enrico Pittari, Giulia Galiani, Giulia Melillo, Ileana D’Ambra, Laura Borgioli, Raquel Electra, Tommaso Di Cola
Sceneggiatura: Fabio D’Innocenzo, Damiano D’Innocenzo
Fotografia: Paolo Carnera
Montaggio: Esmeralda Calabria
Produttore: Gabriella de Gara, Michela Pini, Giuseppe Saccà, Paolo Del Brocco, Agostino Saccà, Tiziana Soudani, Giovanni Cova
Casa di Produzione: Rai Cinema, Vision Distribution, Pepito Produzioni, QMI, Amka Films Productions, RSI-Radiotelevisione Svizzera
Distribuzione: Vision Distribution

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Nato a Roma a un certo punto degli anni '80 del secolo scorso. Laurea in Scienze Politiche. Amo il cinema, la musica, la letteratura. Aspirante maratoneta.

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