GHOSTBUSTERS – ACCHIAPPAFANTASMI

GHOSTBUSTERS – ACCHIAPPAFANTASMI

Cult movie capace di resistere agli anni, ai cambiamenti delle mode e della stessa concezione dell’intrattenimento cinematografico, Ghostbusters - Acchiappafantasmi resta efficacissimo nella tenuta e nel ritmo comico, grazie a un’alchimia perfetta tra i suoi interpreti e alla regia scatenata, ma mai gratuitamente giocattolosa, di un ispirato Ivan Reitman.

L'immaginazione (esilarante) al potere

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Con l’uscita dell’atteso Ghostbusters: Legacy sempre più vicina, e memori come siamo di un remake al femminile – firmato da Paul Feig – tanto fedele nelle atmosfere quanto ingiustamente attaccato, dare un nuovo sguardo all’originale Ghostbusters – Acchiappafantasmi è quasi un obbligo (oltre che un piacere). Il film di Ivan Reitman del 1984, nato da un’idea originale di Dan Aykroyd, regge benissimo il peso degli anni, caratterizzandosi tuttora per un ritmo elevato e un susseguirsi di trovate comiche di gran livello, frutto di una perfetta interazione tra i quattro protagonisti Bill Murray, Dan Aykroyd, Harold Ramis ed Ernie Hudson. Il film di Reitman vira alla commedia una vicenda che avrebbe potuto avere declinazioni horror (componente che nel film è invece ridotta al minimo indispensabile) affidandosi al naturale affiatamento degli interpreti, oltre che agli effetti speciali di un Richard Edlund particolarmente in forma, che riesce a dare ai fantasmi – si veda l’esempio della sequenza della biblioteca – un look allo stesso tempo minaccioso ed esilarante. Ci si può stupire dell’alchimia creatasi tra i quattro protagonisti, se si pensa alle vicissitudini del casting – il progetto originale era stato pensato per John Belushi, Dan Aykroyd, John Candy ed Eddie Murphy – eppure il ritmo comico tiene ottimamente, favorito anche da due “spalle” di lusso quali Sigourney Weaver e Rick Moranis.

Da ciarlatani a eroi

Ghostbusters - Acchiappafantasmi recensione

La narrazione di Ghostbusters ruota intorno ai tre ricercatori di parapsicologia Peter Venkman, Raymond Stantz ed Egon Spengler, che, cacciati dall’università di New York, decidono di aprire una propria agenzia di acchiappafantasmi. Il primo lavoro compiuto dai tre, la cattura di un dispettoso e vorace ectoplasma in un grande hotel, porta loro una fama quasi immediata: le richieste di intervento iniziano a diventare sempre più numerose, mentre i media si interessano da subito all’attività dei tre, che guadagnano anche un ulteriore membro nella figura del volenteroso Winston Zeddemore. Ma sulla città di New York sembra gravare una minaccia più grande, che si concentra nel palazzo in cui abita Dana Barrett, cliente di Venkman e sua fiamma: una concentrazione di energia sovrannaturale che pare legata all’attività dell’architetto che progettò il palazzo, Ivo Shandor, e alla sua volontà di evocare Gozer, una spaventosa divinità sumera del 6000 a.C.

Si è nella New York degli anni ‘80, in Ghostbusters, e in questo senso il film di Ivan Reitman non rinuncia a schegge di satira sociale (la psicosi collettiva dei fantasmi, i protagonisti trasformati in eroi mediatici), piazzando nella sceneggiatura battute emblematiche (“Credo a tutto, se mi si dà un salario fisso”, dice onestamente il personaggio interpretato da Ernie Hudson) e inserendo personaggi che danno una rappresentazione esasperata e riuscita dell’ottusità di certa burocrazia (il funzionario del dipartimento dell’ambiente col volto di William Atherthon). Più in generale, il film di Reitman rappresenta l’autorità come imbelle di fronte alla minaccia, totalmente impreparata, quando prima fa arrestare i quattro protagonisti e poi – nella figura del sindaco affamato di voti – si affida ciecamente a loro per salvare la città. Il film di Reitman non mostra comunque (e diciamo pure per fortuna) vere e proprie velleità di spaccato sociale, inserendo i suoi sprazzi satirici nel tessuto di una storia che mantiene al suo centro una riuscita ed equilibrata mistura di fantastico e comicità.

L’alchimina (im)perfetta

Ghostbusters - Acchiappafantasmi recensione

Fu frenetica, la lavorazione di Ghostbusters, con una lunga pre-produzione (frutto anche di un casting che ha avuto le sue difficoltà – con la morte di Belushi e i rifiuti, pur sofferti, di John Candy ed Eddie Murphy – e di una sceneggiatura che per limitare il budget è stata rimaneggiata anche in modo sostanziale) e un periodo di riprese piuttosto limitato, che ammontò a poco più di tre mesi. La frenesia con cui il film fu realizzato a tratti si vede, in una serie di passaggi di trama abbastanza affrettati – la love story tra i personaggi di Bill Murray e Sigourney Weaver è in questo senso emblematica – e in un ritmo che a circa metà film preme decisamente sull’acceleratore, rendendo preponderante l’elemento fantastico e dando a quest’ultimo una giustificazione stringata ed essenziale. Una fretta che tuttavia non ha nuociuto, se non in minima parte, al risultato finale, in cui Murray gioca indubbiamente il ruolo di mattatore – molti dei dialoghi del film furono in realtà frutto di sue improvvisazioni – senza tuttavia togliere spazio agli altri; l’attore, perfetto nel ruolo di scienziato dongiovanni e dal fare irresistibilmente cialtronesco, stabilisce anzi (soprattutto con i personaggi di Aykroyd e Ramis) un’interazione che si traduce in buoni equilibrio e complementarietà.

Resiste agli anni e ai cambiamenti delle mode, Ghostbusters – e alla stessa, diversa concezione odierna dell’intrattenimento hollywoodiano – stabilendo un modello difficile da replicare (in questo senso, a nostro parere, ci è riuscito meglio il remake del 2016 che il discutibile sequel diretto dallo stesso Reitman nel 1989) e mantenendo inalterata la sua aura di cult; un’aura frutto di dialoghi esilaranti e di un equilibrio di atmosfere e mood che risulta quasi miracoloso, specie considerate le condizioni in cui il film fu realizzato. La perdurante popolarità del film di Reitman, e il suo funzionare nel ritmo e nella tenuta narrativa ancora oggi, sono il segno che il cinema non sempre abbisogna di sceneggiature complesse, e che l’obiettivo dell’“immaginazione al potere” (vecchio motto sempre valido) si può raggiungere anche grazie alla genialità dei singoli, che crea quasi spontaneamente un amalgama cinematografico solido ed efficace.

Ghostbusters - Acchiappafantasmi poster locandina

Scheda

Titolo originale: Ghostbusters
Regia: Ivan Reitman
Paese/anno: Stati Uniti / 1984
Durata: 107’
Genere: Commedia, Fantastico
Cast: Bill Murray, Sigourney Weaver, Annie Potts, Ernie Hudson, Dan Aykroyd, John Rothman, William Atherton, Alice Drummond, Casey Kasem, David Margulies, Harold Ramis, Jennifer Runyon, Joe Franklin, John Ring, Jordan Charney, Larry King, Michael Ensign, Rick Moranis, Roger Grimsby, Slavitza Jovan, Steven Tash, Timothy Carhart, Tom McDermott
Sceneggiatura: Dan Aykroyd, Harold Ramis, Rick Moranis
Fotografia: László Kovács
Montaggio: David E. Blewitt, Sheldon Kahn
Musiche: Elmer Bernstein
Produttore: Ivan Reitman, Michael C. Gross, Joe Medjuck
Casa di Produzione: Columbia Pictures, Delphi Films, Black Rhino Productions
Distribuzione: CEIAD

Data di uscita: 31/01/1985

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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