THEM

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Ricollegandosi al filone più politico e sociale dell’horror, ma trovando a esso una via abbastanza originale, Them coniuga bene le esigenze del genere a quelle di analisi sociologica, risultando per larghi tratti genuinamente inquietante. La prima stagione della serie antologica di Little Marvin è visibile su Amazon Prime Video.

Migrare è un po' morire

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L’horror “sociale”, dopo i decenni che hanno visto in primo piano le pellicole di George A. Romero e John Carpenter, ha vissuto un lungo periodo di appannamento. A riportare in auge un filone che ha segnato a fondo il cinema americano (mescolandosi, nei suoi anni migliori, all’impatto politico della New Hollywood) è stato recentemente Jordan Peele, regista afroamericano che ha saputo coniugare l’aderenza alle regole del genere e la radicalità nell’analisi dalla società americana contemporanea. Proprio al cinema di Peele, e ai suoi (finora) due lungometraggi Scappa – Get Out e Noi, va inevitabilmente la mente guardando questa prima stagione di Them, serie antologica che vuole analizzare i temi “dei solchi sociali che ci circondano e il ‘noi contro loro’”. Il debito – in primis ideale – della nuova serie dell’esordiente Little Marvin con la riflessione sociologica del cinema di Jordan Peele è innegabile. Eppure, checché se ne possa pensare, la prima stagione della nuova serie targata Amazon cerca (in buona parte trovandola) una sua originale via al genere, che non si limita affatto alla replica tal quale di modelli già noti.

Minacce terrene e non

Them (2021) recensione

Il plot di Them muove da quella che è stata definita la “seconda grande migrazione” americana, ovvero lo spostamento in massa degli afroamericani residenti nel sud degli Stati Uniti nei territori del Midwest e del Nordest. Siamo nel 1953: al centro della trama c’è la famiglia Emory, che dal North Carolina si stabilisce nella cittadina di Compton, nella contea di Los Angeles, in un quartiere abitato esclusivamente da bianchi. La famiglia, composta da Henry e Lucky, e dalle due figlie Ruby e Gracie, ha da poco subito la perdita del figlio più piccolo, evento di cui non ci sono inizialmente note le circostanze. L’impatto con la nuova realtà, per i quattro, è a dir poco traumatico: mentre il vicinato inizia a tormentare i nuovi arrivati con ogni possibile angheria (dai sit-in improvvisati nella via alle bambole appese davanti casa), Henry subisce da subito un mobbing strisciante sul nuovo posto di lavoro, mentre la quattordicenne Ruby viene pesantemente bullizzata a scuola. Presto, tuttavia, gli Emory si rendono conto che alla minaccia terrena del razzismo se ne affianca una più impalpabile, legata al luogo dove in cui si sono trasferiti e ai loro stessi fantasmi. Progressivamente, ognuno dei quattro inizierà a essere preda dei suoi personali incubi, legati al proprio stesso passato.

Vicinato iperrealistico

Them (2021) recensione

Con una progressione che, di episodio in episodio, scandisce i giorni del nuovo soggiorno degli Emory nell’elegante quartiere di West Compton, Them si muove fin dall’inizio sul doppio binario dell’elemento realistico e di quello – inizialmente solo accennato – della presenza sovrannaturale. Non è del tutto corretto, tuttavia, parlare di realismo per descrivere il vero e proprio girone infernale in cui i protagonisti vengono precipitati dal loro arrivo nel quartiere: la rappresentazione del vicinato, e in particolare della sua componente femminile – con al centro la Betty Wendell interpretata da Alison Pill – è all’insegna dell’iperrealismo. L’affresco della realtà del quartiere, con i colori pastello delle case e degli abiti, è talmente levigata e lucente da risultare inquietante, aiutata in questo da una colonna sonora che utilizza in modo intelligente – distorcendoli quando necessario – brani pop e soul del decennio. La rappresentazione del vicinato è sopra le righe, talmente rigida nella sua delineazione dei ruoli (l’elemento femminile e la sua inevitabile preponderanza nella vita del quartiere, quello maschile da cui ci si aspetta vengano prese le decisioni) da risultare caricaturale e sopra le righe. C’è una sottile inquietudine, dal sapore lynchiano, in questa “quotidianità aumentata”, che ne sclerotizza gli aspetti e prepara il terreno per l’elemento sovrannaturale.

Gli orrori della psiche

Them (2021) recensione

L’intelligenza di Them sta nel modo non scontato di affrontare l’elemento politico e sociale della storia, fondendolo a quello più prettamente horror, e battendo terreni meno usurati e risaputi di quanto non si possa immaginare. L’orrore, per gli Emory, si rivelerà legato a doppio filo alle paure di ogni membro della famiglia, così come al passato recente del nucleo familiare stesso. Come nelle migliori ghost story degli anni ‘70 e ‘80 – affettuosamente citate nelle finte spuntinature della pellicola, e nei caratteri del titolo della serie replicato in apertura di ogni episodio – la casa si fa elemento catalizzatore per incubi e fantasmi che sono innanzitutto psicologici. Senza anticipare nulla della direzione presa dalla trama dopo i primi episodi, diremo che la struttura seriale è giustificata dalla necessità di delineare con attenzione i background e le storie personali di ogni membro della famiglia; episodio dopo episodio (sono dieci, con durate che vanno dai 35 ai 50 minuti) i singoli personaggi vengono presentati allo spettatore principalmente attraverso i loro incubi. Questo vale anche per i villain (terreni) della serie, a cominciare dal già citato personaggio interpretato da Alison Pill; proprio con riferimento a quest’ultimo, e in generale all’affresco della comunità wasp del quartiere, va sottolineato come lo script rappresenti efficacemente anche l’isolamento e la posizione subordinata dell’elemento femminile nella realtà borghese dell’epoca.

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Il ritmo e la recitazione

Affascinante e latrice di un genuino senso di inquietudine, abile nel far dialogare l’elemento di genere con le necessità di analisi sociologica, Them si rivela solo un po’ disuguale quanto a ritmo, faticando a volte troppo – specie nella sua prima metà – ad agganciare adeguatamente lo spettatore e a stimolare una visione continuativa. I vari subplot procedono, almeno all’inizio, in modo distaccato e indipendente l’uno dall’altro, rendendo la trama affascinante quanto a tratti disunita. Tuttavia, la presa sul pubblico non viene mai completamente meno, grazie anche a interpretazioni complessivamente di buon livello: oltre al gruppo dei protagonisti (guidati da Ashley Thomas e Deborah Ayorinde, capaci di adeguare efficacemente il registro di recitazione alle diverse fasi dei rispettivi personaggi) una citazione è d’obbligo per l’”uomo tip tap” di Jeremiah Birkett, figura da incubo che riesce a dare i brividi solo attraverso le movenze corporali e il sorriso. Una figura che merita certamente un posto tra le maschere più inquietanti che hanno attraversato il piccolo schermo negli ultimi anni.

Them (2021) poster locandina

Scheda

Titolo originale: Them
Regia: Daniel Stamm, Nelson Cragg, Craig William Macneill, Ti West, Janicza Bravo
Paese/anno: Stati Uniti / 2021
Genere: Horror, Drammatico, Thriller
Cast: Javier Botet, P.J. Byrne, Pat Healy, Alison Pill, Christopher Heyerdahl, Ryan Kwanten, Shahadi Wright Joseph, Abbie Cobb, Ashley Thomas, Deborah Ayorinde, Derek Phillips, Jeremiah Birkett, John Patrick Jordan, Liam McIntyre, Melody Hurd, Natalie Britton, Sophie Guest
Sceneggiatura: Little Marvin, Dominic Orlando, Francine Volpe, Christina Ham, David Matthews, Seth Zvi Rosenfeld
Fotografia: Checco Varese
Montaggio: Andrew Parkhurst, Daniel Williams, David Kashevaroff, Jeff Israel, Kevin D. Ross, Genevieve Butler, Dan Downer
Musiche: Mark Korven
Produttore: Lee A. Frost, Brian Wankum, David Matthews
Casa di Produzione: Vertigo Entertainment, Sony Pictures Television, Hillman Grad
Distribuzione: Amazon Prime Video

Data di uscita: 09/04/2021

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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