SEX AND THE CITY, LA SERIE TV CHE HA RACCONTATO LE DONNE

SEX AND THE CITY, LA SERIE TV CHE HA RACCONTATO LE DONNE

In attesa di vedere gli episodi del nuovo And Just Like That, proviamo a ricostruire tutti gli elementi che hanno contribuito al successo di Sex and The city, la serie simbolo della HBO.

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C’era una volta l’HBO

Benvenuti nell’era dell’anti-innocenza, nessuno fa colazione da Tiffany e nessuno ha storie da ricordare. Facciamo colazione alle 7 e abbiamo storie che cerchiamo di dimenticare il più in fretta possibile. L’autoconservazione e concludere affari hanno priorità assoluta. Cupido ha preso il volo dal condominio. Come ci siamo finite in questo pasticcio? Sono a migliaia le donne così in città, forse decine di migliaia, le conosciamo tutte e tutti pensiamo che siano fantastiche, viaggiano, pagano le tasse, spendono 400 dollari per un paio di sandali all’ultimo grido e sono sole. Perché ci sono tante fantastiche donne non sposate e nessuno uomo non sposato? Era così? Le donne di NY stavano davvero rinunciando all’amore, stavano diventando potenti?”

Sex and the City approfondimento

Ricordate queste parole? Ovviamente sì, e chiunque finga di non farlo o di non essere in grado di recitarle a memoria sta mentendo spudoratamente. In questo modo, infatti, inizia l’episodio pilota di una serie tv che ha cambiato le sorti della HBO, diventando uno dei progetti più innovativi della televisione e che oggi si prepara a tornare, dal 9 dicembre, con il nuovo capitolo And Just Like That. Ovviamente stiamo parlando di Sex and the City, che dal 1998 al 2004 ha portato sul piccolo schermo i cambiamenti, personali e professionali, dell’universo femminile.

Protagoniste, ovviamente, sono le quattro amiche più famose della televisione: Miranda; Samantha, Charlotte e Carrie. Quest’ultima è la voce narrante, quella che raccoglie gli avvenimenti e ha il compito di rileggerli in modo critico per comprendere cosa accade nel cuore delle donne e non solo. All’apparenza sembra una struttura molto semplice che da sola non giustifica il successo planetario ottenuto dalla serie. Qual è, dunque il segreto alla base di tanto clamore? A meritare i sette Emmy e gli otto Golden Globe, vinti durante la messa in onda delle sei stagioni, è soprattutto il racconto di un mondo femminile fatto senza troppe censure e non ricorrendo a tutti i costi al politicamente corretto.

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Le donne di Sex and the City, per quanto avvolte da abiti di alta moda, sono reali e hanno delle aspettative concrete che, riportate alla fine degli anni novanta, vuol dire non dover scegliere tra una carriera di successo e una vita personale soddisfacente. Il tutto arricchito da una necessaria nota di autoironia, senza la quale è praticamente impossibile sopravvivere. Per non parlare, poi, del diritto a una libertà sessuale pari a quella di un uomo. Insomma, nonostante quanto è stato sostenuto dai detrattori di questa serie, i contenuti destinati a far discutere e a creare interesse sono molti. Per comprendere, però, al meglio le caratteristiche di questo straordinario successo, andiamo con ordine e vediamo come si è formato l’universo Sex and the City.

All’inizio fu il libro

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Prima della messa in onda, avvenuta il 6 giugno 1998, le ragazze avevano già ottenuto un certo successo grazie al libro omonimo scritto da Candace Bushell che, a differenza di quanto accade nella serie, è strutturato come un racconto corale per mettere in evidenza i cambiamenti sociali di una città come New York. Questo vuol dire che le quattro storiche amiche devono dividere lo spazio narrativo con altri co-protagonisti. Centrale e dominante, però, è la descrizione di un universo femminile con maggior consapevolezza del proprio potenziale e alla ricerca di un nuovo equilibrio. Il tutto senza censurare il discorso sessuale.

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Perché l’elemento fondante del racconto è soprattutto questo: le nuove donne parlano di sesso e lo praticano esattamente come gli uomini. Ma sarà poi vero? Questa deve essere stata la domanda che si sono posti i produttori della HBO tanto che, una volta letto il libro e compreso il suo potenziale, hanno deciso di rivolgerla all’intero paese, andando ben oltre le loro aspettative. In particolare il produttore esecutivo Michael Patrick King ha raccontato, più di una volta, di essere rimasto colpito dalla modernità del contenuto e, soprattutto, dallo stile esplicito che veniva utilizzato senza, però, cadere mai nella volgarità.

Grazie ad un’ironia pungente e intuitiva, gestita attraverso un uso del linguaggio moderno e sfaccettato, la Bushell è riuscita a maneggiare la scottante questione dell’indipendenza sessuale delle donne con grande maestria, consegnando un prodotto aderente al periodo storico raccontato e concedendo alle sue protagoniste il lusso di liberarsi dall’obbligo del romanticismo a tutti i costi. Ai produttori della HBO, dunque, non è rimasto che cercare di riprodurre l’atmosfera generale descritta tra le pagine del libro, evidenziando le note ironiche e rendendo l’insieme più analitico. Insomma, una vera scommessa. Si sa, però, che la fortuna aiuta gli audaci.

Amiche per sempre, forse

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Per rendere la struttura narrativa del libro adatta a un’esperienza televisiva, gli sceneggiatori hanno dovuto individuare un elemento centrale intorno al quale gestire avvenimenti e altre figure, più o meno fondamentali. Per questo motivo, dunque, la coralità viene abbandonata per lasciare più spazio alle quattro amiche diventate ormai ben note. Durante le prime sequenze del pilota conosciamo immediatamente Carrie. Sentiamo la sua voce, che accompagnerà ogni inizio e fine di episodio, mentre la vediamo scendere da un taxi. A definirla immediatamente sono alcuni elementi estetici come una folta capigliatura riccia, i tacchi alti, che non abbandona mai, e l’ironia con cui racconta gli uomini e le donne di New York nei suoi articoli. Successivamente, la troviamo seduta a un tavolo con le sue amiche, componendo un quartetto che, nelle intenzioni degli sceneggiatori, è l’interpretazione della complessità del mondo femminile e dei diversi modi di essere donna.

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Ognuna di loro, dunque, rappresenta un archetipo ben preciso ma, allo stesso tempo, ha bisogno delle altre per poter esprimere al meglio le potenzialità del personaggio. Il rapporto costante tra Carrie, Samantha, Charlotte e Miranda non solo mette in scena l’abitudine al confronto, tipico della comunicazione femminile, ma pone le basi per un racconto che ha intenzione di rivolgersi all’esterno. Non è un caso, infatti, che scatti immediatamente l’elemento dell’immedesimazione, non tanto con il singolo personaggio, quanto con la problematica presa in considerazione nelle diverse puntate. La ricerca dell’amore perfetto, l’uomo che ci sfugge, la stabilità economica, il successo che mette in difficoltà la relazione, la maternità, la libertà sessuale, la malattia e, per finire, la scelta di amare se stessi al di sopra di tutto.

Questo e molto di più è stato affrontato dalle quattro amiche che, attraverso i volti di Sarah Jessica Parker, Kim Cattrall, Kristin Davis e Cynthia Nixon, hanno messo in evidenza l’importanza di avere una famiglia di affetti capace, molto spesso, di salvarti la vita. E non importa se, nella realtà dei fatti, le interpreti non sono sempre riuscite a trovare questa connessione. D’altronde il pubblico non ha mai chiesto loro una completa aderenza con i personaggi, quanto la dimostrazione che quel tipo di amore è possibile.

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New York, una città diventata simbolo

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Tutto questo, però, non sarebbe stato possibile se New York non si fosse messa a disposizione come un elemento più che decorativo. La città, infatti, è la quinta protagonista e, forse, la più importante. A differenza delle quattro amiche, infatti, ha una vita e un’evoluzione completamente autonome che, oltretutto, condizionano quelle delle sue protagoniste. Non è un caso, infatti, che a distanza di molti anni dalla fine di Sex and the City, la città continua a essere presa d’assalto da fan ansiosi di fotografarsi di fronte al portone di Carrie o prendere un cupcake red velvet nella Magnolia Bakery. Attenzione, però, New York è cambiata. Non è più quella del 1998, presa da una vita pre attentato alle Torri Gemelle. Oggi la città è forse meno egoista, più consapevole dell’altro. Possiamo dire che è diventata matura, esattamente come le sue ragazze. Ma loro si saranno rese conto dello scorrere del tempo e dei mutamenti? Probabilmente And Just Like That ci darà una risposta.

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Fin da bambina, ho sempre desiderato raccontare storie. Ed eccomi qui, dopo un po’ di tempo, a fare proprio quello che desideravo, narrando o reinterpretando il mondo immaginato da altri. Da quando ho iniziato a occuparmi di giornalismo, ho capito che la lieve profondità del cinema era il mio luogo naturale. E non poteva essere altrimenti, visto che, grazie a mia madre, sono cresciuta a pane, musical, suspense di Hitchcock, animazioni Disney e le galassie lontane lontane di Star Wars; e un ruolo importante l’ha avuto anche il romanticismo di Truffaut. Nel tempo sono diventata giornalista pubblicista; da Radio Incontro e il giornale locale La voce di Roma, passando per altri magazine cinematografici come Movieplayer e il blog al femminile Smackonline, ho capito che ciò che conta è avere una struggente passione per questo lavoro. D’altronde, viste le difficoltà e le frustrazioni che spesso s’incontrano, serve un grande amore per continuare.

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