È STATO TUTTO BELLO – STORIA DI PAOLINO E PABLITO: WALTER VELTRONI PRESENTA IL SUO DOCUFILM DEDICATO A PAOLO ROSSI

È STATO TUTTO BELLO – STORIA DI PAOLINO E PABLITO: WALTER VELTRONI PRESENTA IL SUO DOCUFILM DEDICATO A PAOLO ROSSI

Dalle sue origini passando per i primi successi calcistici, la brusca fermata della squalifica, la rinascita del mondiale. E ancora il rapporto con gli amici, i compagni di squadra e il legami inossidabili della vita. Tutto arricchito dal sorriso fresco e quasi infantile che lo ha sempre contraddistinto. Questo e molto altro compongono È stato tutto bello – Storia di Paolino e Pablito, docufilm di Walter Veltroni dedicato all’uomo e allo sportivo che continua a rappresentare ancora gli italiani perbene.

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In Italia il nome Paolo Rossi ha una diffusione assolutamente comune. Nonostante questo, però, quando viene pronunciato appare quasi in modo automatico un sorriso fresco ed ingenuo, oltre a un fisico minuto ma incredibilmente scattante. Due caratteristiche che, nell’immaginario di molti, sono attribuibili solo e unicamente a una persona. Perché, senza nulla togliere a tutti quelli che quotidianamente si fanno carico di quest’omonimia, nella cultura popolare del nostro paese esiste un solo e unico Paolo Rossi. E non può essere altro che il goleador dei Mondiali di Spagna dell’82, protagonista assoluto di quell’avventura incredibile il cui ricordo fa sentire tutti ancora campioni del mondo.

Inevitabile, dunque, che a pochi anni dalla sua scomparsa, sia diventato il protagonista di È stato tutto bello – Storia di Paolino e Pablito, un docufilm voluto fortemente da Vision e realizzato da Walter Veltroni. Un progetto che ha richiesto un anno e mezzo per il reperimento di tutto il materiale, in parte anche inedito, e a cui hanno dato la loro piena collaborazione Rossano, il fratello di Paolo Rossi, e la moglie Federica Cappellotti. A loro si sono uniti anche i compagni e amici di sempre Antonio Cabrini e Marco Tardelli. Un insieme di voci e di ricordi grazie ai quali Veltroni è riuscito ad andare oltre la narrazione del mito calcistico per accendere più luci sull’uomo. Da questo intento, dunque, viene il binomio tra Paolino e Pablito che, nelle cadute come nelle risalite, offre il ritratto di un essere umano speciale nella sua normalità. Il film sarà in sala con un evento speciale il 19, 20 e 21 settembre.

È stato tutto bello - Storia di Paolino e Pablito, un'immagine di repertorio
È stato tutto bello – Storia di Paolino e Pablito, un’immagine di repertorio del film di Walter Veltroni

Veltroni, perché realizzare un film su Paolo Rossi? Qual è stata la motivazione che l’ha portata verso questo progetto?
Walter Veltroni:
L’idea iniziale è stata della Vision. Loro mi hanno proposto questo progetto e io, che mi fido ciecamente del loro giudizio, ho ubbidito. Oltre a questo, poi, nel corso degli anni ho avuto occasione di conoscere Paolo Rossi in diversi momenti. Può capitare, quando s’incontrano dei personaggi che hanno avuto un ruolo inconsapevole nelle nostre vite, di rimanere delusi. Di trovarli diversi da come li abbiamo immaginati per tanto tempo. Questo non è assolutamente successo con Paolo. Anzi, mi sono trovato a confronto sempre con un uomo dalla grande dolcezza e umanità. Dal punto di vista strettamente cinematografico, poi, credo che la sua vicenda abbia un potenziale narrativo incredibile. In particolare mi riferisco al suo rapporto con il dolore, fisico e morale, alle radici profondamente popolari che lo hanno sempre contraddistinto, e a una fisicità fragile che non lo identificava certo con l’immagine del campione. In tutto questo ha rappresentato, e continua a farlo, l’interpretazione migliore dell’essere italiano. Dell’uomo abituato a lottare, a cadere e risalire senza darsi per vinto.

Come è stata strutturata la narrazione e quali sono le immagini che hanno offerto una chiave di lettura diversa?
Ho pensato di dividere la narrazione in due parti, almeno per quanto riguarda l’organizzazione interna, esattamente come appare nel titolo. Da una parte, infatti, c’è Pablito e dall’altra Paolino. Per quanto riguarda il primo ho deciso di affidarmi soprattutto ai ricordi di chi era con lui, di chi ha condiviso dei momenti indimenticabili. Per questo motivo essenziale è stata la presenza di Marco Tardelli e Antonio Cabrini. I suoi due amici di sempre con i quali ho ricostruito le settimane dei Mondiali di Spagna tornando sui luoghi, entrando nuovamente nell’albergo dove erano in ritiro, e scoprendo che lo stadio dove hanno battuto il Brasile è stato sostituito da un parco. Su Paolino, invece, ho lavorato in modo diverso. Desideravo ricostruire la storia di un italiano non particolare. Non era possente fisicamente ma era dotato di un’intelligenza vivace che lo ha sostenuto durante le tempeste della vita. Una storia che sono riuscito a costruire attraverso dei documenti inediti e, a volte, privati. Tra questi anche i filmati e le foto custodite nel cellulare di Paolo negli ultimi mesi felici della sua vita. Mettendo insieme tutti questi pezzi è stato ricomposto il volto di un ragazzo che ha sperato, sognato e che poi ce l’ha fatta. Ma sempre passando attraverso il dolore.

È stato tutto bello - Storia di Paolino e Pablito, un'immagine del film
È stato tutto bello – Storia di Paolino e Pablito, un’immagine del film di Walter Veltroni

Oltre alla vicenda privata e professionale di Paolo Rossi, però, da questo film traspare anche una sorta di felicità collettiva che in quell’estate dell’82 travolse tutto il paese. Perché quel ragazzo e i suoi gol hanno significato tanto oggi come allora?
Secondo me non c’è stata nessuna gioia sportiva pari a quella dell’82. Ancora oggi è possibile percepire la sensazione di cambio di clima che determinò quella vittoria. Avevamo passato anni in cui eravamo stati abituati ad assassinii, attentati, rapimenti e una condizione economica critica. All’improvviso questi 22 ragazzi con Bearzot sono riusciti a regalare una gioia che apriva le prospettiva a un cambio fase. Non è un caso, dunque, che tutte le immagini di quel Mondiale, diventate iconiche, facciano parte della memoria collettiva del paese. Nessun altro evento ha questo potere. Perché, anche se per un tempo breve, un pallone è riuscito a essere più forte del piombo. Ed è per questo che dopo quarant’anni è un evento che ancora si festeggia.

Nella parte finale del suo film decide di coinvolgere con i loro ricordi anche le due figlie più piccole di Paolo Rossi. Perché questa scelta che le potrebbe portare delle critiche?
Io rispetto molto i bambini. Penso che abbiamo molte idee e diverse cose da dire. Per quanto riguarda le figlie di Paolo, poi, mi sarebbe sembrato veramente grave realizzare un film su di lui e non ascoltare anche le loro voci. Ovviamente, tutto è stato fatto con delicatezza e rispetto dopo aver avuto l’approvazione della madre. Al di là di questo, però, ho pensato anche alla mia esperienza di figlio che non ha mai conosciuto suo padre, visto che è morto quando avevo solamente un anno. Ricordo, però, che quando ero bambino non c’era cosa che mi piacesse di più del parlare di un padre che non avevo mai avuto. Così,mi sono comportato con loro come avrei voluto che si fossero comportati con me.

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Fin da bambina, ho sempre desiderato raccontare storie. Ed eccomi qui, dopo un po’ di tempo, a fare proprio quello che desideravo, narrando o reinterpretando il mondo immaginato da altri. Da quando ho iniziato a occuparmi di giornalismo, ho capito che la lieve profondità del cinema era il mio luogo naturale. E non poteva essere altrimenti, visto che, grazie a mia madre, sono cresciuta a pane, musical, suspense di Hitchcock, animazioni Disney e le galassie lontane lontane di Star Wars; e un ruolo importante l’ha avuto anche il romanticismo di Truffaut. Nel tempo sono diventata giornalista pubblicista; da Radio Incontro e il giornale locale La voce di Roma, passando per altri magazine cinematografici come Movieplayer e il blog al femminile Smackonline, ho capito che ciò che conta è avere una struggente passione per questo lavoro. D’altronde, viste le difficoltà e le frustrazioni che spesso s’incontrano, serve un grande amore per continuare.

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