ANDOR 1X04

ANDOR 1X04

Il quarto episodio di Andor sembra subire un deciso rallentamento del ritmo rispetto alle fasi finali del terzo. Un andamento che, però, è funzionale proprio alla narrazione che guida lo spettatore verso la comprensione dei diversi piani di azione, e di tutti i protagonisti coinvolti in queste vicende con molte ombre e poca luce.

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Dopo il finale del terzo episodio di Andor, che mostrava un netto aumento del ritmo narrativo, ci si sarebbe aspettati che anche il quarto seguisse quest’andamento nella visione di un crescendo emozionale del racconto. In realtà è accaduto esattamente il contrario. La scelta di Tony Gilroy, infatti, ha agevolato un netto rallentamento che, però, non dev’essere interpretato come una discontinuità o un escamotage privo di qualsiasi finalità. Nonostante l’incontro tra il personaggio di Luthen Rael e Cassian Andor ci porti decisamente al centro dell’azione, il quarto episodio si prende il tempo per dipanare la non semplice matassa umana e narrativa in cui s’intersecano le strade di una ribellione embrionale e di un Impero che ancora non ha mostrato il suo volto peggiore. Tutto questo, dunque, si traduce in un susseguirsi di piccoli avvenimenti dilazionati su tempi lunghi che potrebbero infastidire chi si attende ben altro da una creatura di Star Wars, ma non deve assolutamente trarre in inganno.

Nell’apparente gestione temporeggiante del racconto, infatti, si svelano molte carte in tavola che, se assorbite con attenzione, hanno il merito di portare lo spettatore al centro dell’azione che verrà. Se c’è un merito che questa serie ha mostrato fino a questo punto, infatti, è proprio quello di non giocare eccessivamente con le attese rispetto all’azione centrale. Archiviati i primi due episodi che hanno il compito di rimettere lo spettatore in contatto con il personaggio di Andor e, soprattutto, con un periodo della sua vita precedente all’impegno nella resistenza, i successivi iniziano a giocare a carte scoperte portandoci nel cuore di un movimento partigiano embrionale che ha le sue ramificazioni in molti e diversi livelli della società e del potere. Unico punto interrogativo rimangono gli effetti che gli eventi futuri potranno avere sui diversi protagonisti di cui, fino a ora, si tenta di scrutare i movimenti interiori attraverso primi piani intensi e, a loro modo, rivelatori.

Stellan Skarsgård e i mille volti della resistenza

Andor, Stellan Skarsgård in un'immagine della serie
Andor, Stellan Skarsgård in un’immagine della serie Disney+

Nonostante la serie riconosca in Andor il protagonista assoluto, è innegabile che Stellan Skarsgård e l’interpretazione del suo misterioso Luthen Rael catturi la scena di questo quarto episodio in modo assoluto. La sua presenza scenica, come la capacità di rendere tangibile ed essenziale l’ambiguità di fondo di quest’uomo, evidenzia il padroneggiare il mestiere dell’attore anche in una ambientazione così insolita. Un particolare che non deve essere posto in una posizione secondaria rispetto allo svolgimento del racconto ma va ad intrecciarsi a doppio filo con esso, arricchendolo di ombre e sfumature grazie alla quali crescere di livello.

Che Luthen fosse un personaggio tanto centrale quanto misterioso era già stato intuito dalla sua prima apparizione. In questo momento, però, inizia a farsi più chiara l’ambivalenza o l’ambiguità, centrale per la sorte di questa nuova avventura. Rude, granitico, di poche parole. A Cassian si presenta come un misterioso compratore di pezzi di ricambio per navicelle, ma si rivelerà ben presto come un uomo ricco di risorse e ideali, a modo suo. Personalità centrale dell’appena nata resistenza contro l’Impero, non si riempie la bocca con frasi altisonanti riguardo il valore della libertà ma, con intelligenza e forte senso pratico, agisce sulla psiche di chi ha davanti, piegando le sue volontà alla causa. Per fare tutto questo, però, non è sufficiente un volto solo. Ed è così che Skarsgard si trova a interpretare due uomini in uno. Il primo è l’avventuriero con il grilletto facile e lo sguardo penetrante. Il secondo, invece, veste i rassicuranti panni del proprietario di una galleria d’arte. Un luogo caratterizzato da grazia e bellezza nel cui retrobottega è possibile ricevere e parlare con senatori vicini alla causa. Dove lo condurrà questo suo agire ancora non ci è dato sapere. Intuiamo, però, che la sua presenza è destinata a lasciare il segno nel cuore della narrazione come nel destino di Andor.

Lontani anni luce dalla galassia

Andor, un'immagine del quarto episodio della serie
Andor, un’immagine del quarto episodio della serie Disney+

Fin dalle prime immagini è stato chiaro che questa serie fosse destinata a percorrere una strada diversa rispetto ai prodotti legati alla tradizione di Star Wars. Una caratteristica facilmente deducibile dall’ambientazione ma, soprattutto, da una certa assenza di enfasi di giustizia a favore di un realismo tangibile. Una caratteristica che, in modo particolare, definisce proprio il personaggio di Andor, sempre più lontano da qualsiasi altro protagonista maschile apparso finora nel mondo di Guerre stellari. Il suo animo non è innocente e non riesce a riconoscere una causa diversa da quella puramente personale. Allo stesso tempo, poi, non è caratterizzato da nessun tipo di autoironia ma vive la sua condizione personale con una naturale serietà. Tutto questo ne fa una presenza fortemente indipendente che non deve nessun tributo di rispetto a chi lo seguirà, almeno dal punto di vista narrativo.

L’elemento che determina in modo più netto la differenza, però, è il tipo di atmosfera che permea i primi quattro episodi. Anche in questo caso l’enfasi della lotta organizzata lascia il posto a una resistenza tanto embrionale quanto approssimata. Nei capitoli storici troviamo Luke, Leia e Han entrare nel cuore di un’organizzazione strutturata, bisognosa di un eroe in cui riconoscersi. Una sorta di scintilla di speranza cui aggrapparsi per continuare a credere e lottare. Con Andor, invece, si è ancora ben lontani da tutto questo. La necessità primaria è sopravvivere e provare a colpire l’Impero in uno delle sue amministrazioni. Alla base di tutto questo non ci sono momenti enfatici o grandi principi quanto, piuttosto, un piano architettato per portare a termine il “colpo”, esattamente come qualsiasi tipo di banda organizzata. Come da questa condizione arriveremo alla costruzione e alla consapevolezza di una coscienza politica e civile ancora non è chiaro. Per questo motivo è necessario dare a Andor, come personaggio e come racconto, il tempo di sciogliere i suoi nodi e portarci, passo dopo passo, verso la personale interpretazione dell’universo di Star Wars.

Andor, la locandina della serie

Scheda

Titolo originale: Andor
Creata da: Tony Gilroy
Regia: Susanna White
Paese/anno: Stati Uniti / 2022
Genere: Drammatico, Avventura, Fantascienza, Azione
Cast: Stellan Skarsgård, Diego Luna, Clemens Schick, Alex Ferns, Adria Arjona, Wilf Scolding, Genevieve O'Reilly, Anton Valensi, Dave Chapman, Noof Ousellam, Lee Boardman, Margaret Clunie, Alastair Mackenzie, Antonio Viña, Belle Swarc, Caroline Green, Latesha Wilson, Luiza Mesquita Maia, Stephen Wight, Tim Faraday, Cairon Pearson, Faye Marsay, Varada Sethu
Sceneggiatura: Tony Gilroy, Dan Gilroy
Fotografia: Frank Lamm
Montaggio: Tim Porter, John Gilroy, Frances Parker
Musiche: Nicholas Britell
Produttore: Tony Gilroy, Kate Hazell, David Meanti, Michael A. Garcia, Ally O'Leary, Kathleen Kennedy, Diego Luna, John Hampian, John Gilroy
Casa di Produzione: Lucasfilm
Distribuzione: Disney+

Data di uscita: 28/09/2022

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Fin da bambina, ho sempre desiderato raccontare storie. Ed eccomi qui, dopo un po’ di tempo, a fare proprio quello che desideravo, narrando o reinterpretando il mondo immaginato da altri. Da quando ho iniziato a occuparmi di giornalismo, ho capito che la lieve profondità del cinema era il mio luogo naturale. E non poteva essere altrimenti, visto che, grazie a mia madre, sono cresciuta a pane, musical, suspense di Hitchcock, animazioni Disney e le galassie lontane lontane di Star Wars; e un ruolo importante l’ha avuto anche il romanticismo di Truffaut. Nel tempo sono diventata giornalista pubblicista; da Radio Incontro e il giornale locale La voce di Roma, passando per altri magazine cinematografici come Movieplayer e il blog al femminile Smackonline, ho capito che ciò che conta è avere una struggente passione per questo lavoro. D’altronde, viste le difficoltà e le frustrazioni che spesso s’incontrano, serve un grande amore per continuare.

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