EMILY IN PARIS 3

EMILY IN PARIS 3

Creata da Darren Star

Voto: 6

La terza stagione di Emily in Paris è assurda, divertente e improbabile, il trionfo della forma sulla sostanza e dell’ego in espansione di Darren Star.

Più difetti che pregi

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Ha i suoi pregi e i suoi difetti la terza stagione di Emily in Paris, ma per lo più difetti. La serie creata dal Darren Star di Sex and the City ha riscosso un successo inaspettato al suo debutto su Netflix, e il suo ritorno con la terza annata, dal 21 dicembre sulla piattaforma, è di quelli più attesi da giornalisti di moda e influencers. La protagonista eponima è irresistibile: più che mai socializzata, elegantissima e stilosa, carina ma non troppo bella da costituire un modello inavvicinabile, e soprattutto con la sfortuna sfacciata che tutti sogniamo. Il problema è che i suoi sceneggiatori si sono montati la testa, e i nuovi episodi sono un pasticcio di coincidenze impossibili (ok la fortuna, ma a tutto c’è un limite), di una scarsissima cura nei dettagli e di una zoppicante coerenza. Abbiamo lasciata l’eponima Emily della scorsa stagione al bivio: la sua capa francese Sylvie ha divorziato dall’agenzia pubblicitaria specializzata in luxury brand per aprirne una tutta sua, e la sua capa americana Madeline non ha apprezzato. Emily è divisa tra due boss che la vogliono nel proprio staff e che rappresentano due ideali di vita: la sicurezza e la familiarità di un lavoro con un’agenzia americana affermata e il salto nel vuoto con un’altra che le consentirebbe di restare nella sua Parigi dei sogni divenuti realtà.

La fortuna

Emily in Paris 3, Lily Collins e Camille Razat in una scena della serie
Emily in Paris 3, Lily Collins e Camille Razat in una scena della serie Netflix

Il resto della stagione è dedicato alle prodezze professionali di Emily, che dimostra un talento soprannaturale nel trovare sempre la soluzione giusta agli ostacoli incontrati sul lavoro, inventa soluzioni geniali e “out of the box” e riceve puntualmente il suggerimento fondamentale o l’aiuto insperato nell’esatto momento in cui si manifesta una crisi apparentemente insormontabile. Emily cava sempre dai guai tutti, ruba e regala idee a clienti e amici, riceve offerte e opportunità grazie alle conoscenze e anche quando sembra voler aiutare gli altri a guadagnarci è lei. Il mondo che presenta la serie trasmette un’idea delirante e impossibile di un’esistenza dove anche le difficoltà più grandi si risolvono magicamente e le carriere avanzano in virtù di relazioni con amici e amanti più che per vero talento o dedizione. Per fortuna Emily in Paris è una commedia romantica che non ha velleità di realismo, e siamo fiduciosi che nessuno spettatore si persuaderà a intraprendere la carriera di influencer solo perché la dolce e maliziosa Emily fa sembrare tutto facile e glamour.

Vita da Star

Emily in Paris 3, Lily Collins e Philippine Leroy-Beaulieu in una scena della serie
Emily in Paris 3, Lily Collins e Philippine Leroy-Beaulieu in una scena della serie Netflix

A proposito di glamour, Emily in Paris dal punto di vista iconografico è impeccabile. La confezione è il punto di forza dello show, sviluppato intorno al motto “la forma sopra la sostanza”. È innegabilmente affascinante come Star riesca a mostrare la raffinata Parigi – di cui è sempre più innamorato, e lo si vede dal numero di scene girate solo in francese e dal ritratto della tipica americana Madeline – in queste nuove puntate sempre più volgare, macchiettistica e grottesca; la capitale è filtrata attraverso gli occhi di Emily, statunitense medio borghese che viene gradualmente “contagiata” dal gusto e dal culto dello stile della capitale europea. È nel mondo del gran lusso che Emily e la sua clique si muovono, sullo sfondo della suggestiva Parigi e occasionalmente della vezzosa campagna francese – ma solo quella delle immense ville nobiliari immerse in un verde addomesticato – adottando un look sofisticato e ricercato. Ogni personaggio è perfettamente descritto dal proprio modo di vestire e truccarsi: Emily e Madeline – le americane – sono vistose e coloratissime, eccessive e futuriste; la snob Sylvie trasuda classe anche in pigiama e l’estroversa artista Mindy esibisce un look audace e rockettaro, e così via.

Quando la libertà è troppa

Emily in Paris 3, Lucien Laviscount, Ashley Park, Lucas Bravo e Camille Razat in una scena della serie
Emily in Paris 3, Lucien Laviscount, Ashley Park, Lucas Bravo e Camille Razat in una scena della serie Netflix

Quello che si percepisce dalla confezione e dall’andamento della trama è la sicurezza inamovibile di Star e del suo staff, del tipo garantito da una libertà creativa senza limiti. Nel caso di Emily in Paris 3, forse, qualche paletto servirebbe: l’impressione fondata che si riceve dallo show man mano che procede è che non sottenda a nessuno sforzo di verosimiglianza: non è un’esigenza in una produzione frivola e leggera come questa ma non si evince alcuno sforzo di confrontarsi con la realtà delle cose e della natura. La scena delle “api notturne” è emblematica, come molte altre che non citiamo per schivare gli spoiler. Dove invece lo show è forte a livello diegetico e coerentemente verosimile è nella messa in scena di alcune relazioni sentimentali: se la maggior parte degli amanti svaniscono e vengono sostituiti con tempistiche irrealisticamente opportune solo per permettere a Star di introdurre nuovi attori e personaggi che giudica più interessanti, il triangolo – diventato un quadrilatero – formato da Emily, Alfie, Gabriel e Camille è vividamente reale, fragile, mutevole e tormentato come le storie vere. L’incoerenza del cuore e dell’animo umani qui si piega naturalmente alle bizze creative dello showrunner, e il finale di Emily in Paris è tanto disturbante quanto vicino alla vita degli spettatori. Alla vita vera.

Emily in Paris 3, la locandina della serie
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Scheda

Titolo originale: Emily in Paris 3
Creata da: Darren Star
Regia: Peter Lauer, Erin Ehrlich, Andrew Fleming, Katina Medina Mora
Paese/anno: Francia, Stati Uniti / 2022
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale
Cast: Lily Collins, Lucas Bravo, Bruno Gouery, Camille Razat, Kate Walsh, Arnaud Binard, Ashley Park, Jean-Christophe Bouvet, Jeremy O. Harris, Lucien Laviscount, Philippine Leroy-Beaulieu, Samuel Arnold, William Abadie, Camille Japy, Charley Fouquet, Christophe Guybet, Jin Xuan Mao, Kevin Dias, Paul Forman, Søren Bregendal
Sceneggiatura: Sarah Choi, Raina Morris, Darren Star, Alison Brown, Grant Sloss, Joe Murphy, Robin Schiff
Fotografia: Seamus Tierney, Steven Fierberg
Montaggio: Alex Minnick, Veronica Rutledge, Jon Higgins, Brian Ray, Rachel Ambelang
Musiche: Chris Alan Lee
Produttore: Joe Murphy, Angelina Komarova, Jake Fuller, Raphaël Benoliel, Stephen Joel Brown, Robin Schiff, Lily Collins, Izzy Regan, Ryan McCormick, Sarah Choi
Casa di Produzione: Darren Star Productions, MTV Studios, Jax Media, MTV Entertainment Studios
Distribuzione: Netflix

Data di uscita: 21/12/2022

Trailer

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Giornalista pubblicista, persona per niente seria. Fissata con gli anni ’80, la fantascienza e l’horror, i film di arti marziali e le serie coreane, i cartoni animati e i manga. E altre cose, ma non ne scrivo.

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