GRAZIE RAGAZZI

GRAZIE RAGAZZI

Prendendo spunto dal film francese Un triomphe, Riccardo Milani dirige con Grazie ragazzi una commedia intelligente, che riesce a mettere in evidenza il suo carattere “sociale” restando ancorata a un formato da grande pubblico.

L’arrivo di Godot

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Negli ultimi 10-15 anni, la commedia italiana ha spesso saccheggiato quella dei cugini d’oltralpe, con rifacimenti che a volte hanno generato risultati artisticamente apprezzabili (ed è stato il caso di quello che è forse il titolo più noto di questo filone, ovvero Benvenuti al sud di Luca Miniero), mentre altre hanno consegnato al pubblico commedie stanche e poco ispirate (e in questo sottogruppo rientra il recentissimo – e dimenticabile – Quasi orfano, anch’esso ispirato a un film di Danny Boon). Questo Grazie ragazzi prosegue quindi su un solco che, almeno sul piano commerciale, sembra continuare a dare i suoi frutti, anche per la particolare adattabilità delle tematiche di certa commedia francese alla realtà del nostro cinema; nel caso del film di Riccardo Milani, poi, il tema – il carcere e la realtà dei detenuti – ha in fondo un suo portato di universalità che lo rende valido a tutte le latitudini (e non a caso il film originale, Un triomphe, si ispirava a sua volta a una vicenda realmente avvenuta in Svezia). In più, questo lavoro ha dalla sua l’esperienza di un regista come Milani, attivo nel genere da ormai oltre un ventennio, nonché il suo particolare feeling col protagonista Antonio Albanese (già con lui nei recenti Mamma e papà e Come un gatto in tangenziale – quest’ultimo con relativo, recente sequel). Oltre a questo, questa nuova regia di Milani può contare su un cast corale (Sonia Bergamasco, Fabrizio Bentivoglio e Vinicio Marchioni tra i nomi coinvolti) e su un approccio da commedia più riflessiva e dal taglio sociale, a tratti scivolante nel dramedy propriamente detto.

Missione impossibile?

Grazie ragazzi, Antonio Albanese, Vinicio Marchioni, Giorgio Montanini, Andrea Lattanzi, Giacomo Ferrara in una scena
Grazie ragazzi, Antonio Albanese, Vinicio Marchioni, Giorgio Montanini, Andrea Lattanzi, Giacomo Ferrara in una scena del film

Il plot, direttamente ispirato al modello francese, ha per protagonista il personaggio di Antonio (interpretato da Albanese), attore che da anni sbarca il lunario facendo doppiaggi per film pornografici; l’uomo, su suggerimento di un amico e collega più scaltro (Fabrizio Bentivoglio) accetta di condurre un laboratorio teatrale all’interno di un istituto penitenziario, nell’ambito di un’iniziativa sociale sponsorizzata dal ministero della giustizia. Inizialmente svogliato e poco ispirato, Antonio a un certo punto inizia a vedere nei detenuti qualcosa che potrebbe esser messo a frutto in modo produttivo: l’idea stessa di una vita trascorsa nell’attesa (della libertà), e la reale sofferenza che vede nei cinque partecipanti, gli danno l’idea di provare a mettere in scena un classico come Aspettando Godot di Samuel Beckett. Il percorso si rivelerà tutt’altro che semplice, tra lo scetticismo iniziale della direttrice del carcere (interpretata da Sonia Bergamasco) e quello dello stesso amico e collega, che dovrebbe offrirgli lo spazio del suo teatro per la rappresentazione. Ma gli stessi detenuti, a loro volta dapprima poco entusiasti, iniziano sempre più ad appassionarsi al progetto, fino a somigliare molto a una vera e propria troupe teatrale.

L’attualità e l’adattabilità del soggetto

Grazie ragazzi, Vinicio Marchioni in una sequenza
Grazie ragazzi, Vinicio Marchioni in una sequenza del film

Grazie ragazzi ha dalla sua innanzitutto la bontà del soggetto, che muove da un’idea di sicura presa, legata a un tema – le condizioni dei penitenziari, e quell’articolo 27 della Costituzione che, laddove parla di pena rieducativa, non ha mai trovato applicazione – che negli ultimi anni ha visto un certo ritorno di interesse, anche a livello istituzionale. La vergogna dei pestaggi avvenuti nel 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, e il recente sciopero della fame dell’anarchico Alfredo Cospito, non trovano ovviamente che lontanissimi echi nel film di Milani, che vuole muoversi su una traiettoria di descrizione e divulgazione “pedagogica” a uso del pubblico generalista, più che nei territori di un cinema esplicitamente sociale. Un proposito in fondo in linea col suo modello, che guardava alla contemporanea commedia sociale britannica piuttosto che ai più disimpegnati esempi francofoni; ma lo faceva mantenendo, di questi ultimi, la levità e l’approccio mainstream. Una compresenza di registri che si riverbera in modo chiaro anche su questo remake, che alterna gag collaudate – affidate in parte ai duetti tra Albanese e Bentivoglio, perfetti nel rappresentare l’artista più idealista e quello più pragmatico – a momenti di introspezione che a tratti sconfinano persino nel melò. L’equilibrio, invero, non è sempre perfetto, e certe gag più convenzionali (quella che vede Albanese fare un doppiaggio al telefono davanti a uno sbigottito poliziotto, o quella relativa alla prima locandina dello spettacolo) restano decisamente fuori tono rispetto al resto del film. Ma i pregi di Grazie ragazzi, invero, sono altri.

Una struttura narrativa efficace, pur con qualche debolezza

Grazie ragazzi, una sequenza
Grazie ragazzi, una sequenza del film

Con gli strumenti della commedia, Riccardo Milani riesce a raccontare in primis una vicenda di speranza e (contrastato) riscatto, che tuttavia mantiene alla sua base un certo realismo, evitando il calcolato patetismo di molti esempi analoghi. Merito di una sceneggiatura che da questo punto di vista si rivela abbastanza ben bilanciata, ma anche di un cast efficace, guidato da un Albanese capace di funzionare anche laddove il suo personaggio richiede un registro più vicino a quello drammatico. Il cast dei detenuti gira generalmente bene, anche se tra tutti emerge (e forse era inevitabile) l’esperienza di un attore come Vinicio Marchioni, abile nel dar vita a un personaggio che riesce progressivamente a trasformare la sgradevolezza iniziale in empatia e partecipazione. L’altra componente importante di Grazie ragazzi, espressa dal titolo e dalla sequenza conclusiva, è quella del riscatto (stavolta personale) del protagonista, raggiunto tramite il potere della creazione artistica e (soprattutto) attraverso il carattere collettivo dell’impresa teatrale, capace di sovrapporsi e – con tutte le controindicazioni del caso – rimodellare una realtà fatta di durezze e privazioni.

Restano, del film di Riccardo Milani, alcune debolezze strutturali – snodi di trama troppo affrettati, in particolare quello che porta alla prima rappresentazione, subplot, come l’accennata simpatia tra il personaggio di Albabese e quello di Sonia Bergamasco, poco approfonditi; ma il complesso dell’impalcatura, pur non sempre stabilissima, regge complessivamente bene, in virtù di un’idea forte e di un impianto narrativo che ne sfrutta con efficacia le potenzialità. E in definitiva, al cinema, questo è ciò che conta.

Grazie ragazzi, la locandina
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Scheda

Titolo originale: Grazie ragazzi
Regia: Riccardo Milani
Paese/anno: Italia / 2023
Durata: 117’
Genere: Commedia
Cast: Vinicio Marchioni, Fabrizio Bentivoglio, Antonio Albanese, Nicola Rignanese, Giacomo Ferrara, Andrea Lattanzi, Giorgio Montanini, Liliana Bottone, Sonia Bergamasco, Bogdan Iordachioiu, Gerhard Koloneci, Imma Piro
Sceneggiatura: Michele Astori, Riccardo Milani
Fotografia: Saverio Guarna
Montaggio: Patrizia Ceresani, Francesco Renda
Musiche: Andrea Guerra
Produttore: Carlo Degli Esposti, Nicola Serra, Mario Gianani, Lorenzo Gangarossa
Casa di Produzione: Sky Cinema, Palomar, Amazon Prime Video, Vision Distribution, Wildside
Distribuzione: Vision Distribution

Data di uscita: 12/01/2023

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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