THE BOOGEYMAN

THE BOOGEYMAN

Liberamente ispirato al racconto di Stephen King Il babau, The Boogeyman è un horror capace di intrattenere e offrire la sua genuina dose di spaventi, giocando al contempo con uno dei temi-cardine della narrativa kinghiana come quello del lutto. La regia di Rob Savage garantisce tensione e una certa eleganza, malgrado lo sviluppo sia forse troppo lineare e (inevitabilmente) un po’ prevedibile.

Chi vive in quell’armadio?

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Nell’anno domini 2023, la narrativa di Stephen King, al cinema, è più che mai foriera di ispirazione, fonte inesauribile di adattamenti che spesso vanno a sostituire o affiancare quelli già girati qualche decennio fa. È stato il caso, quest’ultimo, dei recenti – e non esattamente memorabili – It, Pet Sematary e Firestarter, ispirati a celebri romanzi già oggetto di trasposizione negli anni ‘80 e ‘90; non è invece il caso di questo The Boogeyman, che prende a modello (abbastanza liberamente) un racconto noto in Italia come Il babau, contenuto nella raccolta A volte ritornano. Una storia, quella kinghiana, che appartiene alla categoria dei racconti dello scrittore che risultano caratterizzati da maggior semplicità, capaci tuttavia di concentrare la tensione proprio nella breve lunghezza e nell’essenzialità dell’idea di base. Un’idea che tuttavia, in questo film di Rob Savage – regista già esperto nel genere, al suo attivo il recente e ben accolto Dashcam – viene sviluppata ed estesa, con la costruzione di un plot basato sul lutto, sulla perdita e sulla materializzazione degli orrori infantili: tutti temi, a ben vedere, molto cari alla narrativa dello scrittore del Maine.

La creatura del buio

The Boogeyman, Sophie Thatcher, Chris Messina e Vivien Lyra Blair in una scena
The Boogeyman, Sophie Thatcher, Chris Messina e Vivien Lyra Blair in una scena del film

Al centro della trama di The Boogeyman c’è la famiglia Harper, composta dallo psichiatra Will e dalle figlie Sadie e Sawyer; i tre non si sono ancora ripresi dalla recente scomparsa della madre, perita improvvisamente in un incidente stradale. Mentre la figlia minore Sawyer soffre di frequenti incubi, Will cerca di attutire il dolore dedicandosi ossessivamente al lavoro, finendo per tralasciare il dialogo e il supporto delle figlie, che lo sentono assente e distratto. Un giorno, a casa dello psichiatra irrompe un paziente agitato e preda di un apparente delirio, convinto di essere perseguitato da un’entità malvagia che avrebbe ucciso i suoi tre figli. Mentre Will, incredulo e preoccupato che l’uomo possa far del male alla sua famiglia, decide di chiamare la polizia, Sadie, presente in casa, trova il suo corpo impiccato in un armadio; la macabra scoperta mina ancor più la tranquillità della famiglia, il cui fragile equilibrio sembra prossimo ad andare in pezzi. Da allora, gli incubi della piccola Sawyer sembrano farsi sempre più reali, con la frequente visione di una creatura che si anniderebbe nel suo armadio o sotto il suo letto; mentre la stessa Sadie finisce per convincersi che l’entità di cui parlava l’uomo suicida fosse reale, e che ora abbia preso di mira la sua famiglia.

Qualcosa in più… e qualcosa in meno

The Boogeyman, Marin Ireland in una sequenza
The Boogeyman, Marin Ireland in una sequenza del film

Il plot di The Boogeyman ampia quindi il concept originale del racconto, elidendo tuttavia quasi del tutto il peso narrativo della professione del protagonista (qui utile solo a dare l’avvio alla trama, tramite lo stratagemma del suicidio). In questo senso, il film è contemporaneamente più ambizioso e “narrativo” rispetto al racconto originale – che era interamente basato sull’unità di tempo e luogo, e sull’interazione terapista-paziente – e meno sviluppato nell’aspetto prettamente psicologico; quest’ultimo aspetto è vero almeno laddove il presunto disturbo psichico – elemento comune alle due opere – incrocia le paure inconsce e infine il sovrannaturale. Questo perché la sceneggiatura scritta da Scott Beck e Bryan Woods (noti per il copione di A Quiet Place, e recentemente registi dal fanta-thriller 65 – Fuga dalla Terra) decide di puntare forte sull’elemento del lutto e della perdita, sul senso di vuoto che si trasforma in paura, e sull’entità maligna che decide di nutrirsi di quello stesso vuoto, rafforzandosi grazie alla fragilità psicologica delle sue vittime. In questo, il film da un lato recupera un tema forte della narrativa kinghiana, dall’altro abbozza quel motivo del contagio già visto in alcuni degli horror più recenti (il celebrato It Follows e il più derivativo Smile) con l’orrore che si trasmette da un individuo all’altro, colpendo l’individuo laddove è più vulnerabile.

Un horror non privo di eleganza

The Boogeyman, Sophie Thatcher in una scena
The Boogeyman, Sophie Thatcher in una scena del film

Rob Savage dirige The Boogeyman in modo sicuro e non senza una certa eleganza, puntando spesso sul jumpscare (espediente ben presente lungo i 98 minuti del film) ma riuscendo anche a costruire una certa attesa e una tensione di genere basata, prevalentemente, sul non visto. In questo senso, si rivela apprezzabile la scelta di tenere la creatura nell’ombra – rapidissimi squarci (non) rivelatori a parte – sostanzialmente fino alla fine del film, rivelandone poi un design digitale per una volta ben realizzato e non scontato. Il regista, in questo senso, si rifà al gioco di ombra e luce di un titolo come Lights Out – Terrore nel buio (che non a caso funzionava – molto – meglio nella dimensione del corto che nella sua successiva estensione); ma anche alla statura “mitica” e archetipica della minaccia sovrannaturale, caricata di ancestrale suggestione, che era propria di un piccolo cult moderno come The Babadook. Due elementi che, mescolati a una gestione dello spazio (specie quello degli interni della casa) che ha qualcosa del cinema di James Wan, riescono a fare del film un solido horror, capace di intrattenere con una buona costruzione visiva, ma anche di generare quel minimo di empatia necessaria per far arrivare allo spettatore l’inquietudine crescente dei protagonisti.

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I limiti dell’approccio

The Boogeyman, Chris Messina in una scena
The Boogeyman, Chris Messina in una scena del film

Il limite, purtroppo non secondario, di The Boogeyman, è tuttavia quello di presentare una struttura narrativa sostanzialmente già vista, facilmente prevedibile negli snodi principali del racconto, e poco capace di spiazzare nel suo complesso, al di là della concentrazione dell’effetto orrorifico nella singola sequenza. La trama, laddove la si vada a (ri)esaminare a visione terminata, resta fin troppo lineare e priva di scossoni, accontentandosi di condurre lo spettatore su territori noti e (paradossalmente per un horror) rassicuranti. La scelta di portare il racconto su un diverso territorio, sacrificando però quasi del tutto – come abbiamo specificato poc’anzi – la componente più legata alle nevrosi e alle ossessioni, finisce per eliminare dall’equazione uno degli elementi più importanti della narrativa di King, presente anche nella storia originale: quello dell’irruzione del sovrannaturale nel quotidiano, e la difficoltà di una mente razionale nell’accettare (e inglobare nel suo orizzonte esperienziale) la sua esistenza. In questo senso, il potenziale di un personaggio come quello di Will, interpretato da Chris Messina, resta decisamente sottoutilizzato, per una concentrazione sul tema del lutto che però, da sola, non regge del tutto il peso narrativo della storia.

Conclusosi in un confronto un po’ scricchiolante quanto a logica e coerenza interna (ma questo, in fondo, si può perdonare a un film di genere) The Boogeyman si rifà in parte con un intelligente controfinale, che – più che evocare un ipotetico sequel – ribadisce simbolicamente la necessità (e la possibilità) di lasciarsi l’orrore alle spalle, pur consapevoli che il male potrebbe tornare a bussare alla porta. Basta saperlo opportunamente fronteggiare.

The Boogeyman, la locandina italiana del film

Scheda

Titolo originale: The Boogeyman
Regia: Rob Savage
Paese/anno: Stati Uniti, Canada / 2023
Durata: 98’
Cast: David Dastmalchian, Sophie Thatcher, Vivien Lyra Blair, Chris Messina, Marin Ireland, LisaGay Hamilton, Han Soto, Aadyn Encalarde, Cristala Carter, Daniel Hagen, Ellie Bogert, Leeann Ross, Maddie Nichols, Madison Hu, Maisie Bogert, Noah Brand, Rio Sarah Machado, Seylan Baxter, Shauna Rappold, Shayla Bagir
Sceneggiatura: Mark Heyman, Bryan Woods, Scott Beck
Fotografia: Eli Born
Montaggio: Peter Gvozdas
Musiche: Patrick Jonsson
Produttore: Dan Cohen, Dan Levine, Shawn Levy
Casa di Produzione: NeoReel, 20th Century Studios, 21 Laps Entertainment
Distribuzione: Walt Disney Pictures

Data di uscita: 01/06/2023

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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