HIT MAN

HIT MAN

Presentato fuori concorso a Venezia 80, Hit Man è un film più complesso di quanto non possa apparire a un primo sguardo: una riflessione (tutt’altro che rassicurante) sull’identità e il tempo, che Richard Linklater innesta in un contenitore pieno di cambi di genere, svolte e rovesciamenti di prospettiva. L’ennesimo saggio del cinema di un grande regista, che meritava senz’altro la selezione nel concorso.

Essere o divenire

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Iniziamo questa recensione con una considerazione amara (e se si vuole un po’ polemica) che probabilmente non saremo gli unici a fare: è un vero peccato che quest’80esima Mostra del Cinema di Venezia trovi in concorso opere programmaticamente proiettate verso gli Oscar (è il caso del biopic Maestro) o film minori di grandi autori (The Killer di David Fincher) e collochi invece fuori concorso – o, peggio, in sezioni collaterali – lavori che, di loro, hanno qualcosa di importante da dire, sia in termini stilistici – e di evoluzione all’interno della carriera dei rispettivi autori – sia quanto a contenuti. È il caso di un film come Shadow of Fire, nuovo potentissimo lavoro di Shinya Tsukamoto finito in Orizzonti, ed è anche il caso di questo Hit Man, nuova regia di un gigante del cinema americano contemporaneo come Richard Linklater. Un film, quello di Linklater, che da un lato segna il ritorno del regista al cinema live action (dopo la riuscita parentesi in animazione fotorealistica di Apollo dieci e mezzo, realizzato per Netflix), dall’altro vede il suo primo nuovo approccio, a venticinque anni dal quasi dimenticato Newton Boys, al genere noir. Un noir che qui, coerentemente con l’eclettismo del regista, si contamina con la commedia e con la love story di derivazione Nouvelle Vague che Linklater ha portato sullo schermo nella sua trilogia dei Before, unendo la riflessione sul tempo da sempre cara al suo cinema a quella (già vista, recentemente, nel sottovalutato Che fine ha fatto Bernadette?) sull’identità e le sue modificazioni.

Gary o Ron?

Hit Man, Adria Arjona e Glen Powell in una scena del film di Richard Linklater
Hit Man, Adria Arjona e Glen Powell in una scena del film di Richard Linklater

Al centro del plot di Hit Man c’è il personaggio di Gary Johnson (interpretato da Glen Powell) che è già di suo tante cose: professore di filosofia, nerd appassionato di tecnologia con la passione per le riparazioni, inguaribile single che vive una vita solitaria coi suoi due gatti. Ma Gary è, soprattutto, un consulente della polizia di New Orleans con un singolare compito: quello di fingersi un sicario professionista, intercettare gli aspiranti mandanti di omicidio, concludere con loro un vero e proprio contratto, e infine incastrarli. Un compito che l’uomo porta avanti in modo brillante, con una media di arresti praticamente del 100% e la soddisfazione assoluta del distretto di polizia. Ma, quando Gary si imbatte in Madison (Adria Arjona), donna intenzionata a liberarsi di un marito possessivo e violento, qualcosa in lui si incrina: coinvolto dalla storia della donna e invaghitosi di lei, il finto killer (presentatosi come Ron) riesce a dissuaderla dal suo proposito. Gary/Ron e Madison inizieranno così una complicata storia d’amore, in cui l’uomo dovrà forzatamente continuare a interpretare il suo ruolo di sicario professionista. Scoprendo, tra l’altro, di gradire non poco la nuova identità.

Tutti diventano qualcosa

Hit Man, Adria Arjona e Glen Powell in un momento del film di Richard Linklater
Hit Man, Adria Arjona e Glen Powell in un momento del film di Richard Linklater

Il lungo discorso iniziale del protagonista sul carattere contingente e socialmente costruito del concetto di identità, unito allo sprone ai suoi studenti a prendere in mano la propria esistenza e costruirsi l’io che si predilige – imponendosi sull’ambiente – è di fatto alla base di tutta la costruzione di Hit Man. A incarnare questo concetto c’è un personaggio caratterizzato già di suo da una personalità fluida, per natura malleabile e adattabile alle diverse situazioni, inconsapevole esempio vivente per la fondatezza delle teorie delle sue lezioni. Il Gary interpretato da Glen Powell (già col regista nel precedente Tutti vogliono qualcosa) si trova a interpretare un “vero finto killer” per caso; ma immediatamente il suo nuovo lavoro – inopinatamente “rubato” a un poliziotto – gli apre di fatto un mondo. Gary diventa, praticamente, un trasformista di primo livello, un camaleonte il cui mimetismo va ben oltre il travestimento: la postura, la mimica facciale, lo stesso tono di voce e il linguaggio del corpo, finiscono di volta in volta per costruire e far vivere diversi e ugualmente credibili personaggi. In una serie di esilaranti e centratissime micro-sequenze che vedono il protagonista interagire coi suoi “clienti”, il regista fa il suo consueto excursus su certa società americana e sui tipi umani che la compongono, picconando la stessa attitudine credulona e romantica (di derivazione letteraria e cinematografica) che chiede (e ottiene, in questo caso) un killer che è in realtà uno stereotipo incarnato.

Un film mutevole e stratificato

Hit Man, Adria Arjona e Glen Powell in una sequenza del film di Richard Linklater
Hit Man, Adria Arjona e Glen Powell in una sequenza del film di Richard Linklater

È tante cose, Hit Man, un film più complesso di quanto non possa apparire nella sua accattivante, e a tratti irresistibile, confezione. Il film di Linklater parte infatti come una commedia con vaghe venature noir, per poi abbracciare (apparentemente) il genere romantico nel momento in cui si sviluppa la love story tra i due protagonisti, e tornare infine in toto al noir quando la storia prende una piega più cupa e inattesa. Su tutto, come si diceva in apertura, si innestano due temi che restano da sempre al centro della trattazione del regista: da una parte quello del tempo, che diviene qui, oltre che variabile indipendente, elemento strumentale alla trasformazione/epifania del protagonista; dall’altro quello centrale dell’identità, interpretato come continua esplorazione e ridefinizione del sé, e spogliato di suo di qualsiasi elemento banalmente morale. Secondo Linklater, semplicemente, la permanenza prolungata in un ruolo – in questo caso quello del killer Ron – può portare alla modificazione della personalità e all’effettiva emergenza, nell’individuo, di tratti affini a quel ruolo, confermati poi dalle risposte dell’ambiente sociale.

Di nuovo, è il tempo (in senso quantitativo) a fare la differenza, provocando una mutazione che è forse, in gran parte, scoperta ed esplorazione. Temi che Hit Man innesta su un contenitore pieno di trovate e rovesciamenti di prospettiva, che può essere considerato anche come un’acuta trattazione del carattere in nuce teatrale della vita associata, che finisce per diventare un tutt’uno con le sue rappresentazioni nella cultura di massa. Anche quelle rappresentazioni più cupe, che forse, nelle giuste circostanze, tutti potremmo abbracciare. Una considerazione tutt’altro che rassicurante, quest’ultima, che va a integrare l’intelligente intrattenimento offerto da un’opera che (se ce ne fosse bisogno) conferma il suo autore come uno dei più acuti cantori cinematografici della contemporaneità, americana e non solo.

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Scheda

Titolo originale: Hit Man
Regia: Richard Linklater
Paese/anno: Stati Uniti / 2023
Durata: 113’
Genere: Commedia, Azione
Cast: Adria Arjona, Glen Powell, Gralen Bryant Banks, Austin Amelio, Beth Bartley, Bryant Carroll, Molly Bernard, Nathalie J. Alarcon, Richard Robichaux, Evan Holtzman, Garrison Allen, Jo-Ann Robinson, Jonas Lerway, Jordan Joseph, Jordan Salloum, Julia Holt, Kate Adair, Kim Baptiste, Mike Markoff, Morgana Shaw, Murphee Bloom, Retta, Ritchie Montgomery, Roxy Rivera, Sanjay Rao, Stephanie Hong
Sceneggiatura: Glen Powell, Richard Linklater
Fotografia: Shane F. Kelly
Montaggio: Sandra Adair
Musiche: Graham Reynolds
Produttore: Richard Linklater, Connor Flanagan, Michael Costigan, Mike Blizzard, Glen Powell, Jason Bateman
Casa di Produzione: Cinetic Media, ShivHans Pictures, Monarch Media, AGC Studios, Detour Filmproduction, Barnstorm Productions, Aggregate Films, Detour Pictures
Distribuzione: BiM Distribuzione

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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