NORMALE

NORMALE

Premiato dalla giuria della sezione Generator +16 del Giffoni Film Festival, Normale rappresenta un curioso esperimento di teen dramedy dal gusto europeo, con qualche virata horror, lo sguardo stretto su un atipico rapporto padre/figlia, e tante suggestioni non approfondite. Comunque, un lavoro vitale e tale da ispirare simpatia.

Lucie in the dark sky with William

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Lucie, 15 anni, è stata costretta a crescere prima del tempo. Sua madre è infatti morta anni fa, mentre suo padre William è malato di sclerosi multipla, e ormai dipende in tutto e per tutto dalle sue cure. Cercando di mantenere un’impossibile normalità, la ragazza è costretta a barcamenarsi tra la scuola, la cura della casa e quella dello stesso genitore, e qualche lavoretto precario per far quadrare i conti. Nel frattempo, Lucie sta scrivendo anche la sua autobiografia: un’autobiografia un po’ particolare, in cui realtà e fantasia (una fantasia decisamente dark e virata all’horror) si mescolano senza soluzioni di continuità. Intanto, viene anticipata alla famiglia la visita di un assistente sociale, che dovrà verificare la capacità di William, nelle sue attuali condizioni, di badare a Lucie: padre e figlia saranno quindi costretti a simulare, durante la visita, una vita minimamente “normale”…

L’horror “normale”

Normale, Justine Lacroix in una sequenza del film
Normale, Justine Lacroix in una sequenza del film

È una strana opera seconda, quella del francese Olivier Babinet, già autore del documentario teen del 2016 Swagger, candidato ai Cesar di quell’anno. Il regista resta con questo Normale nei territori del teen movie, traendo spunto da un lavoro teatrale di poco precedente (a sua volta ispirato ad alcune esperienze reali di adolescenti francesi) ma virandone le basi in un singolare ibrido: non ci sono solo dramma e commedia, nell’impasto di Normale, ma anche la quotidianità stralunata di certo indie europeo (vengono in mente i primi film di Michel Gondry) e persino virate nell’horror più grafico. Che il regista ami il genere, d’altronde, lo si vede chiaramente nella visualizzazione di una storia inventata dalla giovane protagonista – con tanto di bulbo oculare rotolato a terra in bella vista – così come in alcuni suoi incubi abbastanza espliciti, e nella tv che trasmette Zombi 2 di Lucio Fulci per la gioia di papà e figlia. E forse, paradossalmente, la passione per il macabro condivisa da William e Lucie è quanto di più “normale” ci sia davvero nella loro complicata routine familiare.

X vs. Z

Normale, Benoît Poelvoorde e Justine Lacroix in una scena del film
Normale, Benoît Poelvoorde e Justine Lacroix in una scena del film

Dramedy familiare con un approccio tipicamente europeo nella messa in scena – aperture oniriche comprese – ma con un tono che, nella sua levità, rimanda a certo indie americano recente, Normale vuole essere un coming of age e contemporaneamente, a suo modo, una radiografia di una Generazione Z (utilizziamo pure questa classificazione, con tutti i rischi che ciò comporta) costretta già dall’adolescenza a relegare la fantasia ai confini estremi del suo vissuto; una fantasia che non può far parte se non marginalmente dell’orizzonte esistenziale dei suoi membri, che in gran parte hanno già sperimentato i morsi di una realtà più spietata di quella vissuta dai loro genitori. Il rapporto tra Lucie e suo padre William (impersonati ottimamente dalla semi-esordiente Justine Lacroix e dal veterano Benoît Poelvoorde) rappresenta bene questo scarto, di cui la malattia di William – adolescente mai cresciuto e adulto roso da dolorosi rimpianti – non è che il detonatore. Nel carattere “piccolo” e intimo della sua descrizione, tutto stretto tra le mura di casa, il legame tra i due protagonisti punta in modo discreto a farsi emblema di una dialettica generazionale più ampia.

Suggestioni solo accennate

Normale, Justine Lacroix in un'immagine del film
Normale, Justine Lacroix in un’immagine del film

Se la resa del rapporto tra Lucie e William – illuminato da una giovane protagonista intensa e diretta, e da un Poelvoorde ancora una volta capace di dosare al meglio i vari registri della sua recitazione – funziona complessivamente bene, il film finisce per toccare in modo solo tangenziale il resto dei suoi temi, che tuttavia si vorrebbero inseriti nella sua costruzione drammatica: parliamo, per esempio, del rapporto della giovane protagonista con l’istituzione scolastica, di quello coi suoi compagni (con annesso tema del bullismo), e soprattutto dell’irrisolta relazione col giovane coetaneo Etienne, la cui peculiarità poteva dar adito a sviluppi che qui vengono soltanto suggeriti. Un rapporto che adocchia anche il tema dell’omofobia, anch’esso comunque più suggerito che esplicitato, lasciato cadere in un calderone di suggestioni che mantengono comunque al centro – col filtro di una struttura fiabesca, animata dalla voice over della protagonista – l’evoluzione del rapporto tra padre e figlia.

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Autorialità teen

Normale, Justine Lacroix in una scena del film
Normale, Justine Lacroix in una scena del film

Fa comunque simpatia, un film come Normale, per quel miscuglio – non sempre calibrato, ma comunque vitale – tra realismo minimale e aperture oniriche/horror, e per quel tono fiabesco traslato nel quotidiano che risulta così efficace nel catturare lo sguardo meno avvezzo alle contaminazioni di generi e linguaggi. Non è un caso, probabilmente, che il film abbia convinto la giuria di giovanissimi (Generatore +16) del recente Giffoni Film Festival, che gli ha tributato il titolo di miglior film nella categoria; il film sembra parlare al suo pubblico principale – quello anagraficamente affine alla protagonista – col linguaggio più semplice e consono, introducendo tuttavia nella sua costruzione una serie di altre suggestioni – più strettamente legate al contesto sociale in cui i due protagonisti si trovano a vivere – che restano a galleggiare senza un adeguato approfondimento. Parte del problema, forse, sta anche nell’origine teatrale del soggetto, e in un difficoltoso adattamento del materiale originale al linguaggio cinematografico (specialmente laddove si scelga, come in questo caso, un mix di toni così eterogenei e difficili da calibrare al meglio). Resta comunque, quello di Olivier Babinet, un lavoro curioso e parzialmente riuscito, esempio di un gusto d’autore dall’anima teen che anche nelle nostre sale potrà certamente conquistare il suo pubblico.

Locandina

Normale, la locandina italiana del film di Olivier Babinet

Gallery

Scheda

Titolo originale: Normale
Regia: Olivier Babinet
Paese/anno: Francia, Belgio / 2023
Durata: 87’
Genere: Commedia, Drammatico
Cast: Saadia Bentaïeb, Benoît Poelvoorde, Sofian Khammes, Mayline Dubois, Steve Tientcheu, Aaron N’Kiambi, Benoît Tachoires, Candice Bouchet, Geoffrey Carey, James Gerard, Joseph Rozé, Jules Peralta, Justine Lacroix, Laurent Pons, Lucas Peralta, Mélina Merten, Nicolas Kuietche Fonkou, Pierre-Louis Deloison, Romain Béchu, William Edimo
Sceneggiatura: Juliette Sales, Olivier Babinet, Fabien Suarez
Fotografia: Boris Abaza, Jean-François Hensgens
Montaggio: Yorgos Lamprinos
Musiche: Jean-Benoît Dunckel
Produttore: Valérie Bournonville, Caroline Benjo, Joseph Rouschop, Barbara Letellier, Philippe Logie, Carole Scotta, Juliette Sales, Simon Arnal, Fabien Suarez
Casa di Produzione: Tarantula, Radio Télévision Belge Francophone (RTBF), France Télévisions, Wallimage, Canal+, Haut et Court, Ciné+, Eurimages, Page 1, VOO, Proximus, BE TV, France 2 Cinéma
Distribuzione: No.Mad Entertainment

Data di uscita: 12/10/2023

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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