SANTOCIELO

SANTOCIELO

Ficarra e Picone interpretano con Santocielo una lieve ma non banale commedia natalizia, che affronta in modo divertito – sommario, ma puntuale – temi di una certa rilevanza, come l’identità di genere e il rapporto con la preghiera.

L’angelo e il Madonno

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A quattro anni da Il primo Natale, e a uno dall’insolita “trasferta” pirandelliana de La stranezza – film d’ambientazione storica firmato da Francesco Andò – Salvatore Ficarra e Valentino Picone tornano con questo Santocielo al sottogenere della commedia natalizia. In realtà, vista l’ambientazione e la tematica più ampia di questo nuovo lavoro del duo comico, non ci è dato sapere se il suo soggetto (concepito insieme a Davide Lantieri, a Fabrizio Testini e al regista Francesco Amato) sia stato esplicitamente pensato in vista di un’uscita durante le feste: fatto sta che la rappresentazione contemporanea – e insolita – della Natività, e il generale tono lieve, giocoso ma anche garbato, rendono questa nuova prova del duo particolarmente adatta all’uscita festiva. Il plot reinterpreta appunto la venuta del Messia in chiave contemporanea: ne è protagonista l’angelo Aristide (Picone) che, dopo un vivace consesso divino, accetta dall’Altissimo (un insolito Giovanni Storti) l’incarico di scendere sulla Terra per toccare il ventre di una prescelta, che dovrà dare alla luce il nuovo salvatore. Solo che il goffo angelo, una volta sceso tra gli umani, finisce rocambolescamente per ingravidare, al posto della donna indicata, un appartenente al genere maschile: il vicepreside di liceo Nicola (Ficarra), già amareggiato per l’imminente divorzio con sua moglie, nonché incattivito contro tutto l’universo femminile. Resosi conto che il danno è ormai fatto, Aristide dovrà tentare di fare in modo che il bambino nasca senza problemi, e che il “mammo” non abbia a subirne gravi conseguenze.

Confusione postmoderna

Santocielo, Giovanni Storti in una sequenza del film
Santocielo, Giovanni Storti in una sequenza del film

Se il precedente film di Ficarra e Picone (che, differentemente da quanto accade qui, vedeva i due anche in regia) si giovava di una fantasiosa ambientazione storica, in Santocielo il focus e lo sguardo sono quantomai moderni: un discorso che vale non solo per la rilettura in chiave ironica e contemporanea della Natività – elemento in sé non nuovo: si veda il recente Beata te, diretto un anno fa da Paola Randi – ma anche per l’andare a impattare, in modo certo sommario ma puntuale, con temi che sono frequentemente oggetto del dibattito di questi giorni. Temi che muovono principalmente dalla condizione femminile – e dal perdurare degli stereotipi di genere, tutti incarnati dal personaggio interpretato da Ficarra – ma si estendono a toccare anche, se vogliamo, il più ampio motivo dell’identità di genere, oltre a quello del rapporto umano col sacro, e della stessa funzione di quest’ultimo. Il duo, insieme al regista Francesco Amato, declina ovviamente questi argomenti in chiave lieve e moderatamente ironica, facendo attenzione a non affondare più di tanto il coltello nelle contraddizioni del racconto evangelico (forse memore delle critiche rivolte al film precedente) ma cercando piuttosto una sua possibile, divertita ricontestualizzazione. Uno svolgimento che muove da una rappresentazione smaccatamente parodistica del Paradiso (con tanto di angeli burocrati addetti allo smistamento delle preghiere, cori di cherubini guardati con invidia, e un Altissimo che si cruccia della sua decisione di aver concesso un governo democratico delle questioni celestiali) per calarsi poi in un contesto contemporaneo che, nei personaggi e nei loro comportamenti, risulta essere un divertente mix di (post)modernità di facciata e immobilismo di sostanza. Un mix che curiosamente si rovescia nella frazione del film ambientata in un immaginario paesino siciliano, a sfidare un po’ (giustamente) la aspettative.

Spunti fecondi

Santocielo, Valentino Picone e Maria Chiara Giannetta in una scena del film
Santocielo, Valentino Picone e Maria Chiara Giannetta in una scena del film

I tempi comici del duo risultano ormai rodati; ma le loro gag, in Santocielo, funzionano meglio che nel recente passato (pensiamo ancora una volta a Il primo Natale), complice forse una regia capace di valorizzarle efficacemente, inserendole in un contesto narrativo più ampio. A dispetto dell’apparente provocatorietà dello spunto (anch’esso non nuovo: si pensi al semidimenticato Junior di Ivan Reitman, con un Arnold Schwarzenegger nelle insolite vesti di uomo incinto) il film non calca la meno sul tema della gravidanza maschile, sfumando volutamente – per fortuna – la connotazione salvifica del pargolo atteso. Il soggetto punta piuttosto a lanciare alcuni spunti di riflessione sul concetto di genere, sugli stereotipi a esso frequentemente associati (compresi quelli inconsapevoli) e su un’idea di femminilità che qui – in modo ovviamente fantastico – viene svincolata da quella obbligata di maternità. Una riflessione che la sceneggiatura fa in modo implicito, attraverso le frequenti, inconsapevoli incursioni sessiste del professore (“Lo sa come sono le donne…”, a cui segue in una scena l’inevitabile “Come siamo?”) e più in generale con una costruzione narrativa che progressivamente allontana il personaggio di Nicola dalla grettezza (pur bonaria) con cui era stato presentato. Il film si consente persino una corposa parentesi dedicata al tema dell’amore negato agli appartenenti al clero (nella simpatia creatasi tra l’angelo Picone e la suora interpretata da Maria Grazia Giannetta), ponendo sul tavolo un problema a cui (ancora una volta, per fortuna) sceglie di non dare facili risposte. Una riflessione sul rapporto col sacro, e sulla funzione stessa del concetto di preghiera – visto come utile a prescindere dalla presenza, o meno, di un terminale ultimo a cui rivolgerlo – completa la rosa dei temi trattati da Santocielo: una trattazione a cui non si può chiedere, com’è ovvio, chissà quale stratificazione o profondità di sguardo, ma piuttosto la capacità di lanciare spunti di discussione in un contenitore ludico, caratterizzato da un buon ritmo comico e dalla capacità di inserirsi in un filone con non molte possibilità di manovra, come quello della commedia natalizia per famiglie. Un risultato, di questi tempi, non scontato.

Locandina

Santocielo, la locandina del film di Francesco Amato
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Scheda

Titolo originale: Santocielo
Regia: Francesco Amato
Paese/anno: Italia / 2023
Durata: 120’
Genere: Commedia, Fantastico
Cast: Barbara Ronchi, Giovanni Storti, Valentino Picone, Salvatore Ficarra, Maria Chiara Giannetta
Sceneggiatura: Francesco Amato, Salvatore Ficarra, Valentino Picone, Fabrizio Testini, Davide Lantieri
Fotografia: Gherardo Gossi
Montaggio: Claudio Di Mauro
Musiche: Andrea Farri
Produttore: Attilio De Razza
Casa di Produzione: Medusa Film, Tramp Limited
Distribuzione: Medusa Film

Data di uscita: 14/12/2023

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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