AQUAMAN E IL REGNO PERDUTO

AQUAMAN E IL REGNO PERDUTO

Ultimo tassello del “vecchio” DC Extended Universe, Aquaman e il regno perduto si rivela un prodotto dignitoso, privo di particolari guizzi ma con un buon equilibrio tra spettacolo e ironia, senza gli sconfinamenti parodistici delle ultime sortite Marvel. Un canto del cigno dignitoso per il media franchise DC così com’era stato immaginato, in attesa del suo reset a opera di James Gunn e Peter Safran.

Arrivederci, Arthur Curry

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Queste feste natalizie, insieme alla consueta ondata di film per famiglie, ci portano anche con questo Aquaman e il regno perduto quello che è destinato a diventare il “canto del cigno” del fu DC Extended Universe. Arrivato a pochi mesi dal poco fortunato Blue Beetle, il film di James Wan segna infatti la chiusura ufficiale del “vecchio corso” cinematografico DC, quello che similmente al Marvel Cinematic Universe puntava a riunire in un universo condiviso tutti i supereroi della casa fumettistica statunitense. Un obiettivo che, privo com’era di una programmazione di lungo corso, e in seguito pesantemente condizionato dall’abbandono del “demiurgo” Zack Snyder, è partito fin da subito in salita, finendo alla lunga per vedere lo sfaldamento del progetto in vari rivoli; uno sfaldamento che ha infine aperto la strada alla sua riorganizzazione totale nel nuovo, programmato DC Universe di James Gunn e Peter Safran, destinato ad aprirsi nel 2025 col nuovo Superman: Legacy. Similmente a quanto abbiamo detto per The Flash e per il già citato Blue Beetle, giudicare un lavoro come questo sequel significa quindi, in un certo senso, guardare a un tassello di un progetto già facente parte del passato, figlio di una programmazione superata e forse (stando alle voci che si sono susseguite negli ultimi mesi, e allo scetticismo dello stesso protagonista Jason Momoa) destinato a non avere più sviluppi. Un’ipoteca negativa non da poco, nell’era – tuttora vigente – dei media franchise e degli universi (o multiversi) condivisi tra cinema, televisione, fumetto ed eventuali altri media.

Riunione di famiglia

Aquaman e il regno perduto, Jason Momoa e Patrick Wilson in una scena del film
Aquaman e il regno perduto, Jason Momoa e Patrick Wilson in una scena del film

Il plot di Aquaman e il regno perduto si apre alcuni anni dopo gli eventi del suo predecessore: Arthur Curry/Aquaman si trova a gestire il difficile doppio ruolo di padre di famiglia e re di Atlantide, accanto alla compagna Mera e col supporto dell’anziano padre terrestre Tom; nel frattempo David Kane aka Black Manta, figlio del pirata Jesse Kane con cui Curry si scontrò anni prima, ha giurato vendetta ad Aquaman per la morte di suo padre. Durante un’esplorazione alla ricerca di una potente fonte di energia di origine atlantidea, con cui vorrebbe riparare la sua vecchia armatura, Kane si imbatte casualmente nel Tridente Nero, una reliquia che era nascosta sotto i ghiacci; il possesso del manufatto lo fa entrare in contatto con un’antica forza malvagia, che gli promette la distruzione di Aquaman. La minaccia di Black Manta spinge così Aquaman a chiedere l’aiuto di suo fratello Orm, rinchiuso in carcere dai Brine dopo lo scontro col fratello; un’operazione estremamente rischiosa, che tuttavia riunirà i due fratelli contro una minaccia che rischia di distruggere tanto il mondo acquatico quanto quello terrestre.

Un plot quasi autosufficiente

Aquaman e il regno perduto, Yahya Abdul-Mateen II in una sequenza del film
Aquaman e il regno perduto, Yahya Abdul-Mateen II in una sequenza del film

Rispetto al suo predecessore del 2018 – che vedeva sempre Wan in regia – Aquaman e il regno perduto sembra godere di un immaginario più scopertamente ludico, che stempera molto l’origin drama del protagonista e ammicca in certa misura ai rivali della Marvel, e in particolare agli ultimi episodi del sotto-franchise di Thor. L’epica un po’ tonitruante che Zack Snyder aveva apportato all’universo cinematografico DC – che in parte si era riverberata anche nel primo Aquaman – viene qui stemperata in un approccio decisamente più scanzonato; un approccio fatto ancora una volta di combattimenti alternati a gag e a momenti di autoironia più o meno scoperti, a siparietti familiari e “politici” (specie nella lunga introduzione in cui il protagonista racconta la difficoltà di essere insieme sovrano e padre di famiglia) col sottofondo delle immancabili composizioni di rock d’antan (qui fanno capolino Born to be Wild degli Steppenwolf e Baba O’Riley degli Who). Una scelta nel segno della smitizzazione che, se da un lato può provocare un senso di deja-vu allo spettatore più avvezzo ai toni narrativi di certo blockbuster moderno, dall’altro non si lascia andare agli sconfinamenti nell’auto-parodia che hanno caratterizzato alcune delle ultime sortite Marvel (si pensi al criticatissimo Ant-Man and the Wasp: Quantumania, ma anche allo stesso Thor: Love and Thunder). Ma, più di ogni altra cosa, questo sequel sembra essere consapevole – ed essendo stato girato nel 2021, la cosa è certamente comprensibile – di vivere in una sorta di “terra di mezzo”, scegliendo una modalità narrativa autonoma che si ricollega direttamente solo al suo diretto predecessore, evitando gli incroci con le altre linee narrative dell’universo DC. Una scelta decisamente di segno opposto rispetto al già citato, più ambizioso (ma anche un po’ velleitario) The Flash.

Prima del grande reset

Aquaman e il regno perduto, Amber Heard in una scena del film
Aquaman e il regno perduto, Amber Heard in una scena del film

Al netto delle sue semplificazioni narrative, e di qualche passaggio forse eccessivamente affrettato (la ritrovata, quasi subitanea alleanza tra i due fratelli) l’operazione di Aquaman e il regno perduto può dirsi sostanzialmente riuscita, o comunque coerente con le sue premesse. Il portato potenzialmente melodrammatico del conflitto tra fratelli viene da subito consapevolmente stemperato, quasi che il regista volesse sottolineare di non essere di fronte a una dinamica simile a quella Thor/Loki (col dio dell’inganno che viene persino scherzosamente citato in una scena); l’enfasi è posta semmai sull’importanza del concetto di famiglia, e sul percorso di “redenzione” del personaggio interpretato da Patrick Wilson. Il comparto tecnico del film, più in generale, fa sentire il peso dei 205 milioni di dollari di budget, con un’accattivante descrizione dell’universo sottomarino (nel quale spunta anche un malfamato, multietnico saloon che fa apertamente il verso al bar del Guerre stellari del 1977) che si incupisce nella resa del regno perduto del titolo; luogo, quest’ultimo, di uno showdown a cui si arriva con un apprezzabile climax e un buon controllo della messa in scena. In mezzo, in luogo dell’enfasi sulla convivenza che caratterizzava il film precedente (qui più sfumata) questo sequel preme forte sul pedale del messaggio ecologista, in modo forse un po’ insistito – la reiterazione non è sempre funzionale all’efficacia – ma comunque apprezzabile nell’intenzione. Così come apprezzabile si rivela complessivamente il risultato del film, che mette un punto dignitoso – pur se privo di particolari guizzi di originalità – su un universo che ha scelto di azzerarsi, dando un taglio netto col passato. Quel passato di cui l’Arthur Curry di Momoa resterà, in fondo, tra gli elementi più degni di simpatia.

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Locandina

Aquaman e il regno perduto, la locandina italiana del film

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Scheda

Titolo originale: Aquaman and the Lost Kingdom
Regia: James Wan
Paese/anno: Stati Uniti / 2023
Durata: 124’
Genere: Avventura, Azione, Fantastico
Cast: Temuera Morrison, Jason Momoa, Nicole Kidman, Patrick Wilson, Yahya Abdul-Mateen II, Amber Heard, Dolph Lundgren, Pilou Asbæk, Randall Park, Indya Moore, Tianyi Kiy, Vincent Regan, Grant Huggair, Jani Zhao, Judy Blackett, Katie Margaret Hall, Michael Oladele, Peter Theobalds, Ricardo Molina, Tai Boothe
Sceneggiatura: David Leslie Johnson-McGoldrick
Fotografia: Don Burgess
Montaggio: Kirk M. Morri
Musiche: Rupert Gregson-Williams
Produttore: Rob Cowan, James Wan, Peter Safran
Casa di Produzione: Warner Bros., DC Entertainment, The Safran Company, Atomic Monster
Distribuzione: Warner Bros.

Data di uscita: 20/12/2023

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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