ANOTHER END

ANOTHER END

Another End è l’opera seconda di Piero Messina. Presentato in anteprima al Festival di Berlino, è nelle sale italiane dal 21 marzo. Il film, con un cast internazionale guidato da Gael García Bernal, è un dramma fantascientifico che tratta del tema dell’amore e del lutto.

Una storia d’amore che prova a sfuggire alla morte

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Gael García Bernal, insieme alla candidata premio Oscar per The Artist Bérénice Bejo e alla norvegese Renate Reinsve (La persona peggiore del mondo), è protagonista di questo dramma dei sentimenti. Another End inizia coinvolgendo lo spettatore con temi universali come l’amore e la perdita, per poi perdersi nelle pieghe di una trama fantascientifica fin troppo articolata. Pur non mantenendo appieno l’ambizione di una fantascienza filosofica, Piero Messina, già regista de L’attesa, porta a casa un film di respiro internazionale che stimola molte riflessioni interessanti.

Un futuro distopico

Another End, Bérénice Bejo in una scena del film
Another End, Bérénice Bejo in una scena del film

Siamo in un futuro prossimo in cui è possibile riportare in vita la coscienza dei defunti, impiantandola temporaneamente nella mente dei vivi. Persone dette “host” prestano i loro corpi perché i parenti possano dare un degno saluto ai cari morti tragicamente, ospitando la loro coscienza e le loro memorie. Così Sal, che ha perso la compagna in un incidente stradale, si fa convincere dalla sorella a ricorrere a questa possibilità per parlare ancora una volta con l’ex fidanzata Zoe. Tuttavia, una volta superata la naturale diffidenza verso un corpo diverso, non riuscirà più a fermare i suoi incontri con la donna.

L’importanza, o meno, dei corpi

Another End, Gael Garcia Bernal e Renate Reinsve in una scena del film
Another End, Gael Garcia Bernal e Renate Reinsve in una scena del film

Another End riflette sul tema dell’elaborazione del lutto, proponendo una storia d’amore che sfugge alla morte e al confine dei corpi. García Bernal interpreta un uomo completamente annientato dalla morte della compagna, circondato da un mondo di zombie in cui le persone abusano della possibilità di ricorrere agli host.

Il film pone varie questioni interessanti. Prima di tutte quella dei corpi e di quanto questi definiscano l’identità della persona. Andando forse a sposare una contemporaneità fatta di comunicazioni virtuali, che tralasciano la corporeità, Another End afferma l’egemonia della mente e dei ricordi. I morti rivivono perché lo fanno le loro memorie, che vengono inserite nei “contenitori” di carne che sono i vivi. Vivi abbattuti dalla vita come Sàl stesso.

Il film, soprattutto nella prima parte, tratteggia delle immagini interessanti, giocando con la confusione dello spettatore per coinvolgerlo nel mondo distopico che ci presenta. Gli host cadono svenuti come dispositivi scarichi; escono dalla sacca trasparente in cui vengono trasportati; tornano alle loro vite normali, ignorando quello che hanno sperimentato i loro corpi poco tempo prima… Una dissociazione tra corpo e mente che ha dei contorni sfumati, come capirà il nostro protagonista quando scoprirà cicatrici e segni sconosciuti sul corpo di quella che dovrebbe essere la sua compagna.

La questione etica

Another End, Bérénice Bejo in una sequenza del film
Another End, Bérénice Bejo in una sequenza del film

La seconda metà del film sfiora la questione etica che insorge su più fronti da una pratica come quella proposta dalla compagnia Another End del film. Come fermarsi quando si ha la possibilità di superare la morte e poter rivedere ancora e ancora i nostri cari? Il problema si pone quando un limite viene messo, ed è dato dalla sicurezza delle persone che prestano i loro corpi perché questi cari possano rivivere. La sceneggiatura cerca di bypassare la questione etica della mercificazione dei corpi in due modi. In primo luogo viene specificato che gli host non avranno ricordo di quello che hanno sperimentato nel momento di trance in cui “impersonavano” i defunti. In secondo luogo viene aggirata la questione del compenso economico che vincola gli host come lavoratori, non volontari. In maniera un po’ goffa si cerca di slegare la pratica da quella della prostituzione, allontandosi da quello che è un parallelismo – presente ma non del tutto indagato – con la mercificazione del corpo femminile. Per far ciò il film perde leggermente di focus nella seconda parte, facendo sentire più pesanti le sue due ore abbondanti. L’estetica curata finisce quindi un po’ per stridere con il racconto di una realtà estremamente cupa, specie nelle scene del night club.

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Una seconda opera ambiziosa

Il finale di Another End rimette il racconto sui giusti binari, ricordando allo spettatore che, oltre all’ambientazione fantascientifica, il film parla di sentimenti e della disperazione della perdita. Ne esce un film struggente, che avrebbe giovato di una trama più semplice, ma che rimane comunque un’opera interessante e ambiziosa.

Locandina

Another End, la locandina italiana del film di Piero Messina

Gallery

Scheda

Titolo originale: Another End
Regia: Piero Messina
Paese/anno: Francia, Regno Unito, Italia / 2024
Durata: 129’
Genere: Drammatico, Fantascienza, Sentimentale
Cast: Bérénice Bejo, Gael García Bernal, Olivia Williams, Kathleen Hagen, Philip Rosch, Tim Daish, Amina Ben Ismaïl, Ben Allen, Dami Olukoya, Laura Anzani, Michael Maggi, Pal Aron, Renate Reinsve
Sceneggiatura: Piero Messina, Valentina Gaddi, Giacomo Bendotti, Sebastiano Melloni
Fotografia: Fabrizio La Palombara
Montaggio: Paola Freddi
Musiche: Bruno Falanga
Produttore: Francesca Cima, Stefano d’Avella, Nicola Giuliano, Carlotta Calori, Viola Prestieri
Casa di Produzione: TF1, Indigo Film, Number 9 Films, Rai Cinema, Anton
Distribuzione: 01 Distribution

Data di uscita: 21/03/2024

Trailer

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Laureata al Dams di Roma Tre con una tesi su Wes Anderson, scrivo recensioni mentre continuo i miei studi per diventare sceneggiatrice. I miei interessi principali sono il cinema dell'Indiewood, l'animazione e gli studi di genere.

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