FELICITÀ

FELICITÀ

Ritratto a tinte cupe di due mondi ugualmente respingenti, Felicità porta in dote lo sguardo obliquo e l’approccio istintuale di Micaela Ramazzotti, qui per la prima volta dietro la macchina da presa. Una vicenda sentita e mossa da istanze reali, la cui autenticità fa perdonare qualche ingenuità e didascalismo. Vincitore del premio degli spettatori nella sezione Orizzonti Extra a Venezia 80.

Desirè resiste

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Desirè, giovane donna che sbarca il lunario come truccatrice di set cinematografici, si muove tra due ambienti ugualmente disfunzionali: da una parte la sua famiglia di origine, con genitori che la sottopongono a continui ricatti morali, stigmatizzando continuamente come falliti lei e suo fratello Claudio – fin da bambino chiuso e tendente alla depressione; dall’altra il compagno Bruno, un professore universitario più anziano di lei, troppo pieno di sé, e convinto di doverle fare da guida nel mondo, per trovare con lei una reale connessione. Quando Claudio improvvisamente tenta il suicidio, dopo aver iniziato su pressioni paterne un lavoro di dubbia regolarità come autista – lavoro per ottenere il quale la stessa Desirè ha dovuto impegnare parte dei suoi risparmi – Desirè capisce di essere l’unica speranza per suo fratello. Ma la ragazza dovrà scontrarsi da un lato con la meschinità dei genitori, che rifiutano di dare qualsiasi supporto al giovane – incolpandolo anzi per la sua depressione – e dall’altro con l’assenza di empatia di Bruno, che l’accusa di non aver mai tagliato i ponti con la sua famiglia, e di essere in fondo simile a loro.

Da riso amaro a livido ritratto di due mondi

Felicità, Micaela Ramazzotti e Sergio Rubini in una scena del film
Felicità, Micaela Ramazzotti e Sergio Rubini in una scena del film

Attrice sui generis, dallo stile di recitazione istintivo e poco mediato – e per questo tanto più riconoscibile – Micaela Ramazzotti fa il suo esordio dietro la macchina da presa con questo Felicità, già premiato dal pubblico della sezione Orizzonti Extra nell’80a edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Lo fa, l’attrice romana, portando in dote nella regia lo stesso approccio obliquo, fatto di saliscendi emotivi, parentesi di dolcezza alternate a esplosioni umorali, amara introspezione e slanci di disarmante positività, che ha sempre caratterizzato la sua recitazione. Non a caso parte quasi come una commedia (pur amara), Felicità, con la rappresentazione a tinte forti di uno squallido set cinematografico, le grottesche avances dei divi che la protagonista si trova a truccare, i successivi scambi verbali con un compagno (interpretato da un efficace Sergio Rubini) che non perde occasione di far pesare alla donna lo squilibrio culturale tra i due; e poi, la descrizione altrettanto grottesca della disfunzionale famiglia di origine di Desirè, con al centro i due sgradevoli genitori coi volti di Max Tortora e Anna Galiena. Una commedia che tuttavia, presto, digrada in un amaro, livido ritratto familiare e sociale, che – con l’eccezione della protagonista e del fratello interpretato da Matteo Olivetti – non risparmia praticamente nessuno.

Desirè e Claudio tra due inferni

Felicità, Micaela Ramazzotti in una scena del suo film
Felicità, Micaela Ramazzotti in una scena del suo film

Si prende i suoi rischi, la neo-regista, con un film come Felicità; un’opera prima che fa un ritratto a tinte cupe, e senza mezzi toni, da un lato di certe realtà familiari piccolo borghesi in cui si annida una meschinità cialtrona (ma in fondo incredibilmente ingenua) che i più vorrebbero ormai superata; dall’altro di una classe intellettuale – incarnata dal personaggio di Rubini – che ai notevoli strumenti sociali, culturali e cognitivi che possiede affianca una speculare e insanabile grettezza umana. Un ritratto all’insegna della messa in campo esplicita di brutture umane assortite, di molestie fisiche e psicologiche su set cinematografici elevate a norma, di trattative per truffaldini posti di lavoro che preludono all’entrata in campo di loschi strozzini, di pseudoartisti televisivi che lanciano contumelie razziste e omofobe per calmare il loro intimo senso di fallimento. Il disprezzo per il prossimo che emerge dall’ambiente che circonda Desirè e Claudio è talmente totale che gli amari sorrisi iniziali si trasformano presto in senso di frustrazione e rabbia. Un richiamo emotivo forte, che tuttavia la regista riesce a tenere sotto controllo grazie a un’equilibrata sceneggiatura, capace di caratterizzare con attenzione tanto i personaggi principali, quanto i tratti dell’ambiente che li circonda; ambiente inteso anche come luogo fisico, esemplificato in questo dal grigio che domina il casermone in cui la famiglia di Desirè abita.

Cinismo e pietà

Felicità, Max Tortora in una sequenza del film
Felicità, Max Tortora in una sequenza del film

Si coglie un quid molto personale (forse autobiografico?) in una vicenda come quella di Felicità, che ha il merito di agitare le acque di un ormai stantio cinema italiano borghese, imponendo con forza – e senza manicheismi di sorta – tematiche come quelle del disagio mentale e del suo legame di causa-effetto con quello familiare. Un’autenticità che si riflette, positivamente, sulla recitazione di tutto il cast, trainato in questo dalla prova della stessa Ramazzotti nel ruolo principale: una prova che è espressione di un’inquietudine e di una vitalità che a più riprese pervadono di sé l’intera sequenza. Il ritratto cinico e senza sconti che il film offre non impedisce lampi di disperata pietà anche per i personaggi più sgradevoli: ne è un esempio la sequenza, particolarmente efficace, in cui il personaggio interpretato da Max Tortora viene deriso dall’intero staff del film a cui la protagonista sta lavorando (con a capo un Giovanni Veronesi nel ruolo di se stesso), convinto a esibirsi in un finto provino con pesante trucco addosso e tanto di piroette. Questa rappresentazione particolarmente realistica delle nuances, frutto probabilmente della conoscenza da parte della regista dei tipi umani che mette in scena, riesce a controbilanciare qualche ingenuità di sceneggiatura (la chiosa sul nome della protagonista con tanto di canzone dedicata) e un finale forse troppo affrettato, in cui spunta anche un po’ di didascalismo. Poco male, perché l’efficacia drammaturgica e la sincerità di intenti alla base del progetto restano innegabili.

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Locandina

Felicità, la locandina del film di Micaela Ramazzotti

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Scheda

Titolo originale: Felicità
Regia: Micaela Ramazzotti
Paese/anno: Italia / 2023
Durata: 105’
Genere: Drammatico
Cast: Sergio Rubini, Micaela Ramazzotti, Massimiliano Tortora, Anna Galiena, Francesca Tizzano, Giovanni Veronesi, Beatrice Vendramin, Florence Guérin, Marco Cocci, Massimiliano Franciosa, Matteo Olivetti, Pierfrancesco Pappa
Sceneggiatura: Isabella Cecchi, Alessandra Guidi, Micaela Ramazzotti
Fotografia: Luca Bigazzi
Montaggio: Jacopo Quadri
Musiche: Carlo Virzì
Produttore: Andrea Leone, Raffaella Leone
Casa di Produzione: Rai Cinema, Lotus Production
Distribuzione: 01 Distribution

Data di uscita: 21/09/2023

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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