RIABBRACCIARE PARIGI

RIABBRACCIARE PARIGI

Riabbracciare Parigi, scritto e diretto da Alice Winocour, è un dramma in cui il trauma è il protagonista principale insieme al modo con cui convivere con esso. Assistiamo infatti alla distruzione della quotidianità e al ritorno alla vita dei sopravvissuti a eventi fittizi chiaramente ispirati agli attacchi terroristici che hanno colpito Parigi nel 2015. Qualche scelta di sceneggiatura non necessaria non compromette una pellicola dall'elegante sensibilità che è anche il ritratto di una città in cui i fenomeni migratori, seppur rapidamente, appaiono ben descritti.

Quotidianità spezzate

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Alice Winocour affronta con Riabbracciare Parigi un argomento molto spinoso che rievoca ferite ancora vive e attuali, se pensiamo a quanto accaduto a Bruxelles pochi giorni fa in occasione della partita di calcio tra Belgio e Svezia valida per le qualificazioni a Euro 2024. Già Proxima, l’altra sua pellicola arrivata in Italia nonché altra storia al femminile, mostrava degli elementi d’interesse che qui vengono confermati, anche se limitati da un triangolo amoroso assolutamente non necessario per realizzare il ritorno alla vita della protagonista. Stavolta, infatti, lo sguardo della regista indaga la reazione di quanti hanno vissuto un attacco terroristico riuscendo a scamparla e pagandone conseguenze enormi con cui fare i conti. Attenzione però, perché non si tratta di un film corale dato che tutto si sofferma sempre sulla prospettiva di Mia (Virginie Efira) una traduttrice dal russo al francese; noi spettatori la seguiamo infatti durante un attacco terroristico che colpisce un bistrot parigino e soprattutto nei mesi successivi in cui tenta di ricostruire dettagliatamente quanto vissuto, grazie anche all’incontro/scontro con altri sopravvissuti. Nella sceneggiatura, scritta dalla regista stessa insieme a Jean–Stephane Bron e a Marcia Romano, non hanno importanza tanto gli eventi dell’attentato in sé, che ovviamente fungono da catalizzatore gettando Mia in un limbo esistenziale: vengono infatti descritti con scene lasciate in sospeso, e avvengono in un ambiente fittizio per opera di attentatori di cui ci viene mostrato pochissimo. Capiamo però perfettamente che quanto stiamo vedendo si ispira chiaramente ai fatti parigini del novembre 2015; del resto anche il fratello della regista, il Jeremie cui la pellicola è dedicata, era presente al Bataclan proprio quella sera. Una pellicola, dunque, da intendere probabilmente anche come un modo per elaborare un trauma vissuto in prima persona.

Ricordo dunque esisto

Riabbracciare Parigi, una scena del film
Riabbracciare Parigi, una scena del film

Riabbracciare Parigi mostra infatti totalmente il punto di vista dei sopravvissuti, intersecandosi con la prima parte di V13, l’ultimo libro di Emmanuel Carrère pubblicato da Adelphi che, con l’occasione, consigliamo di recuperare. È meglio ricordare gli orrori vissuti o dimenticarli? Come si sopravvive a eventi del genere? Domanda quest’ultima da intendere non tanto in senso pratico (un’altra sopravvissuta rimasta vedova accusa Mia di essersi egoisticamente nascosta in bagno senza aprire ad altre persone). La pellicola della Winocour ruota attorno a questi dilemmi. A tre mesi dagli eventi vissuti nell’Etoile d’Or, per Mia il vero tormento è non sapere, e il bisogno di ricordare e fare totalmente propria quella notte è un passaggio imprescindibile per crearsi una nuova normalità. Ritorna al ristorante dove scopre che altri sopravvissuti vi si riuniscono settimanalmente all’interno di un gruppo che offre supporto guidato da Sara (Maya Sansa) dandoci così la possibilità di osservare altri personaggi. Se infatti Un anno, una notte (2022, Isaki Lucuesta) si soffermava su una coppia che vive una situazione analoga osservandola soprattutto da un punto di vista drammaturgico, qui il focus si sposta con occhio più realistico su un gruppo di persone fondamentalmente alla ricerca del proprio “diamante del trauma”. Conosciamo così Felicia (Nastya Golubeva Carax), una giovane ragazza che ha perso i suoi genitori in quella serata e Nour (Sofia Lesaffre) unico membro della staff sopravvissuto che lavora nello stesso bistrot; ma c’è chi come Thomas (Benoît Magimel, recentemente visto in Pacifiction – Un mondo sommerso di Albert Serra) pur subendo le inevitabili conseguenze drammatiche di quella tragica serata (la paura per gli spazi chiusi), riesce ad affrontare quanto vissuto facendosi forza con un connubio di praticità e leggerezza. E da parte della regista c’è comprensione per tutti, anche per i personaggi meno gradevoli come Camille (Anne-Lise Heimburger), la già citata vedova livorosa le cui accuse pesano ancora di più come un macigno su Mia, considerati i vuoti di memoria di quest’ultima.

Limbo improvviso

Riabbracciare Parigi, Virginie Efira in un momento del film
Riabbracciare Parigi, Virginie Efira in un momento del film

Da sottolineare sicuramente l’interpretazione di Virginie Efira (I figli degli altri di Rebecca Zlotowski e quasi una musa per Paul Verhoeven nei suoi Elle e Benedetta), premiata per l’occasione con il Premio César per la miglior interpretazione femminile. L’attrice franco belga dà volto e corpo a una donna la cui vita è segnata da un Prima e un Dopo, ma che anche nella confusione non va mai del tutto in pezzi. Il suo compagno, Vincent (Grégoire Colin), nonostante la professione di medico, sembra improvvisamente distante e incapace di starle vicino perché non avendo vissuto l’attacco (un’emergenza in ospedale lo ha fatto andare via pochi minuti prima anche se su queste motivazioni incombe il dubbio di altre tutt’altro che onorevoli motivazioni) non riesce a capire cosa lei stia passando. Per lei, dunque, rimane un’unica possibilità, quella di aggrapparsi a qualcuno che ha effettivamente vissuto lo stesso trauma: la condivisione come unica medicina per guarire.

La città che non si ferma mai

Riabbracciare Parigi, Virginie Efira in una sequenza del film
Riabbracciare Parigi, Virginie Efira in una sequenza del film

E poi c’è la città, Parigi, altra grande protagonista della pellicola. La vediamo con i suoi monumenti iconici in panoramiche silenziose e sullo sfondo quando Mia va in moto o prende i mezzi; sempre frenetica, brulicante di macchine, di vita che scorre e non si ferma nonostante tutto, generando così una discrepanza tra le persone che hanno invece mantenuto la propria ordinarietà (ad esempio il barista del bistrot) e “loro”. Ma osserviamo Parigi anche nei suoi aspetti meno riconosciuti che riguardano lo sfruttamento lavorativo dei migranti africani e i venditori ambulanti, privi di documenti e forse anche di candele commemorative perché’ in fondo, è come se non esistessero anche se “nessuno mangerebbe a Parigi se sparissero senegalesi e malesi”. La vicenda di Assane (Amadou Mbow), personaggio cruciale per completare il puzzle di quella sera, oltre che esprimere una concezione diversa della morte, assume anche una funzione di collante sociale per spazzare via tutte quelle differenze etniche e culturali che invece sono alla base di eventi drammatici come gli attentati terroristici. Riabbracciare Parigi è infatti un film che getta una luce di speranza anche di fronte a situazioni di questo tipo dicendoci, in definitiva, che è sempre possibile rialzarsi nonostante i traumi e il dolore.

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Locandina

Riabbracciare Parigi, la locandina italiana del film di Alice Winocour

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Scheda

Titolo originale: Revoir Paris
Regia: Alice Winocour
Paese/anno: Francia / 2022
Durata: 105’
Genere: Drammatico
Cast: Virginie Efira, Benoît Magimel, Maya Sansa, Anne-Lise Heimburger, Grégoire Colin, Sofia Lesaffre, Adah Jungk, Agathe Delage, Amadou Mbow, Caroline Gillet, Christine Gautier, Clarisse Makundul, Cédric Kemso Ringuet, Dolores Chaplin, François Raffenaud, Jonathan Turnbull, Kenza Berrada, Koukla Lapidus, Martin Ben-Hamou, Milla Lapidus, Mona El Yafi, Nastya Golubeva Carax, Patricia Boulogne, Yoann Barrenechea, Zakariya Gouram
Sceneggiatura: Alice Winocour, Jean-Stéphane Bron, Marcia Romano
Fotografia: Stéphane Fontaine
Montaggio: Julien Lacheray
Musiche: Anna Von Hausswolff
Produttore: Emilie Tisné, Ardavan Safaee, Isabelle Madelaine
Casa di Produzione: France 3 Cinéma, Pathé, Darius Films, Dharamsala, France Télévisions, Canal+, Ciné+
Distribuzione: Movies Inspired

Data di uscita: 09/11/2023

Trailer

Dagli stessi registi o sceneggiatori

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Laureato in archeologia ma sempre con pericolose deviazioni cinematografiche, tali da farmi frequentare dei corsi di regia e sceneggiatura presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Ho partecipato per alcuni anni allo staff organizzativo dell’Irish Film Festival presso la Casa del Cinema. Da qua, il passo per dedicarmi a dei cortometraggi, alcuni dei quali per il concorso “Mamma Roma e i suoi quartieri”, è stato breve, condito anche dalla curatela di un incontro intitolato “La donna nel cinema giapponese”, focalizzato sul cinema di Mizoguchi, presso il cineclub Alphaville. Pur amando ovviamente il cinema nelle sue diverse sfaccettature, sono un appassionato di pellicole orientali, in particolare coreane, che credo occuperanno un posto rilevante nei futuri manuali di storia del cinema.

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