IL CACCIATORE

IL CACCIATORE

Il cinema contemporaneo impallidisce di fronte alla devastante potenza narrativa/estetica/tematica del capolavoro del 1978 di Michael Cimino. Il cacciatore, con Robert De Niro, Meryl Streep, John Cazale e Christopher Walken, torna al cinema dal 22 al 24 gennaio 2024.

Prima, durante e dopo

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Nel 1978 la Nuova Hollywood era agli sgoccioli, ma nessuno era disposto ad ammetterlo. Segnali e fosche premonizioni affollavano l’orizzonte, ma per accorgersene bisognava guardarlo, l’orizzonte. Eravamo al punto in cui, di Robert Altman, si stavano per perdere le tracce per oltre un decennio, con Martin Scorsese che affogava l’insuccesso di New York New York ubriacandosi di asma e droghe mentre William Friedkin consumava la sua megalomania nell’umidità tropicale de Il salario della paura. Poi, Francis Ford Coppola perdeva il senno per Apocalypse Now, Peter Bogdanovich ai margini c’era finito già da un po’; Dennis Hopper, chi?

Il nuovo cinema americano, quello del culto dell’antieroe, della decostruzione dei generi e del fiero portamento antisistema, aveva cominciato a traballare sotto i colpi e la spettacolarità – artisticamente insuperabile ma più basica– da cui erano attraversati i capolavori di George Lucas e Steven Spielberg. Persino Spielberg – e se tocca a lui nessuno può dirsi al sicuro – dopo il trionfo di Incontri ravvicinati del terzo tipo si apprestava a salutare il decennio con il diseguale 1941 – Allarme a Hollywood. Brian De Palma restava a galla, ma il suo cinema a metà strada tra autorialità e genere era forse più protetto, meno compromesso con i diktat degli Studios. Ecco, l’unico a sorridere, in quel mese di dicembre 1978, era Michael Cimino. Il 22, 23 e 24 gennaio 2024 Lucky Red riporta al cinema Il cacciatore (The Deer Hunter) in doppia programmazione, originale e doppiato. Non è che serva un granché. Bastano una sala nelle vicinanze e un’anima.

Tanti premi, un grande cast

Il cacciatore, Robert De Niro e John Cazale in un'immagine del film
Il cacciatore, Robert De Niro e John Cazale in un’immagine del film

Tanto vale cominciare dalla fine. Il cacciatore vince 5 Premi oscar nel 1979: Miglior Film, Regista, Suono, Montaggio, Attore Non Protagonista. Inizialmente 79°, poi 53° nella classifica dei migliori film statunitensi di tutti i tempi secondo l’American Film Institute. Ha un cast superbo e bisogna rendersi conto che non era necessariamente questa la percezione allora, perché molti erano all’inizio del viaggio. Comunque: Robert De Niro, Meryl Streep, Christopher Walken (suo l’Oscar), John Savage e il grandissimo John Cazale all’ultimo ruolo prima di soccombere al cancro. Michael Cimino organizzò le riprese in modo da sbrigare la sua parte il più in fretta possibile, De Niro pagò di tasca sua l’assicurazione e l’allora compagna Meryl Streep si prese cura di lui fino alla fine.

Una storia d’amicizia, di vita, di morte e di Vietnam

Il cacciatore, John Cazale, Meryl Streep, Robert De Niro, John Savage, Christopher Walken, George Dzundza in una scena del film
Il cacciatore, John Cazale, Meryl Streep, Robert De Niro, John Savage, Christopher Walken, George Dzundza in una scena del film

Mike (Robert De Niro), Nick (Christopher Walken), Steven (John Savage) e Stanley (John Cazale) sono amici a Clairton, Pennsylvania. Fanno parte della comunità locale di ascendenza russa. Mike è un leader e parla poco, Nick è carismatico con una luce strana negli occhi, Steven sta per sposare la donna che ama e in procinto di partorire il figlio di un altro, Stanley è abbastanza su di giri. Steven si sposa prima di partire per il Vietnam con Nick e Mike, entrambi innamorati di Linda (Meryl Streep), che lavora al supermercato e ha un padre alcolizzato che la picchia. In Vietnam, sono fatti prigionieri dai Viet Cong, sottoposti a indicibili torture che culmineranno nella macabra sfida all’ignoto della roulette russa. Ne usciranno, incredibilmente, ma resteranno per sempre compromessi. Steven nel corpo, Mike nell’anima.

A casa non riescono a stare al passo, perché il solco scavato dalla guerra ha creato un altro dove e quando. Mike e Linda si avvicinano, mentre il fantasma di Nick è intrappolato a Saigon, esistenzialmente perso, strafatto di eroina, dio glaciale della roulette russa. Mike tiene fede alla promessa fatta all’amico all’inizio della guerra e torna a prenderlo. C’è spazio per un’ultima roulette, l’ultima danza con la sorte. Terminata quella, arriva il momento di andare a casa, ma non come avevano sperato. Fine della storia. È difficile capire il film dalla sinossi, perché ci sono almeno due etichette che si potrebbero apporre, ma nessuna delle due prevale. È la forza sottile della regia di Michael Cimino.

Non un solo genere

Il cacciatore, Robert De Niro in una sequenza del film
Il cacciatore, Robert De Niro in una sequenza del film

È un film di guerra, no? Forzare Il cacciatore nelle strette maglie di un genere è un esercizio pericoloso, perché nelle tre ore di durata e nella struttura tripartita, tre atti appena accennati ma insieme così precisi – prima, durante e dopo l’esperienza vietnamita – la guerra, quella vera, sporca e rossa come il sangue, occupa sì e no quaranta (intensissimi) minuti. O magari un racconto di formazione, un brutale e drammaticamente onesto apprendistato alla vita e alla morte? Forse, ma c’è il Vietnam – ricostruito in Thailandia nel bel mezzo di un colpo di stato – c’è un contesto situato storicamente e socialmente, ci sono troppi particolari impossibili da ignorare. La caduta di Saigon e la fine della guerra (aprile 1975) arrivano dal mix di materiali di repertorio e finzione, con un’estetica onirica/lisergica che anticipa il cuore di tenebra di Francis Ford Coppola. Il segmento finale è l’ouverture di Apocalypse Now.

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Il gioco di Michael Cimino

La verità è che il gioco di Michael Cimino è di rubare codici e convenzioni al war movie e l’on the road esistenziale al racconto di formazione per tratteggiare la guerra come esperienza totale: fisica, mentale, storica e simbolica. C’è un prima, la frenesia e l’entusiasmo ingenuo, il senso di comunità e una felicità contaminata dalla paura dell’ignoto. C’è il durante, teso come una corda di violino e disgustosamente realistico, la morte e la violenza, la confusione e il buco nero esistenziale. E c’è il dopo, il ritorno a casa, l’impossibilità di comunicare e un finale emotivamente devastante come poco altro nella storia del cinema. Ci sono le armi, le tracce fisiche e spirituali della violenza sul cuore dell’uomo, la solennità delle montagne. Attenzione al modo con cui Michael Cimino racconta la vita della piccola comunità russo-americana, a cominciare dal magnifico e rumorosissimo matrimonio che si prende la prima ora del film. Quasi un manuale di corretta rappresentazione, una parola che sta molto a cuore al cinema contemporaneo.

Il cacciatore, Christopher Walken in una scena del film
Il cacciatore, Christopher Walken in una scena del film

Lo fa con naturalezza, disinvoltura, una nonchalance che colora di ambiguità il sottotesto politico. Questi americani di seconda e terza generazione, figli e nipoti di immigrati schiacciati e respinti, sgobbano nelle fabbriche per una paga da fame e cadono sul campo per la gloria (disattesa) di una nazione poco misericordiosa. Non resta che stringersi attorno a un tavolo, brindare al grande assente e intonare malconci una canzone patriottica.

Michael Cimino trasporta sui personaggi caratteri e inclinazioni dei suoi interpreti, il fascino introverso di Robert De Niro, il pathos fragile ed elegante di Meryl Streep, la follia accattivante di Christopher Walken, l’imperfezione e la fragilità nobilissima di John Cazale. È ironico, ma non troppo, che a festeggiare in quella fredda fine di decennio fosse proprio il regista che solo due anni più tardi (1980), con I cancelli del cielo – il più maledetto dei capolavori maledetti – passerà (ingiustamente) alla storia della Nuova Hollywood come l’uomo che spezza il sogno di una generazione. Quasi che la libertà creativa, la forza spiazzante, la verità sconvolgente de Il cacciatore esigessero un dazio da pagare. Un tributo enorme. È difficile farla franca, quando si fa il cinema.

Locandina

Il cacciatore, la locandina italiana del film

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Scheda

Titolo originale: The Deer Hunter
Regia: Michael Cimino
Paese/anno: Regno Unito, Stati Uniti / 1978
Durata: 183’
Genere: Drammatico, Guerra
Cast: Meryl Streep, Christopher Walken, Robert De Niro, John Savage, Amy Wright, Christopher Colombi Jr., Chuck Aspegren, George Dzundza, Helen Tomko, Jack Scardino, Joe Grifasi, Joe Strnad, John Cazale, Mady Kaplan, Mary Ann Haenel, Paul D’Amato, Pierre Segui, Richard Kuss, Rutanya Alda, Shirley Stoler, Victoria Karnafel
Sceneggiatura: Deric Washburn
Fotografia: Vilmos Zsigmond
Montaggio: Peter Zinner
Musiche: Stanley Myers
Produttore: Joann Carelli, John Peverall, Michael Cimino, Marion Rosenberg, Barry Spikings, Michael Deeley
Casa di Produzione: EMI Films
Distribuzione: Lucky Red

Data di uscita: 22/01/2024

Trailer

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Nato a Roma a un certo punto degli anni '80 del secolo scorso. Laurea in Scienze Politiche. Amo il cinema, la musica, la letteratura. Aspirante maratoneta.

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