DA FERRARA A BELLOCCHIO, ALDO MORO TRA CINEMA E TV

DA FERRARA A BELLOCCHIO, ALDO MORO TRA CINEMA E TV

Esterno notte è l'ultimo capitolo del lungo racconto cinematografico e televisivo della storia di Aldo Moro. Da Giuseppe Ferrara a Paolo Sorrentino, passando per Elio Petri scopriamo quali sono stati gli altri.

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Il rapimento e l’omicidio di Aldo Moro hanno rappresentato per l’Italia la perdita dell’innocenza. Una sorta di punto di non ritorno che ha portato un’intera società a interrogarsi sul senso della politica (e dei politici), sulla violenza anarcoide, sul valore dello Stato. Un evento traumatico così rilevante, come l’assassinio di JFK per gli americani, da ritornare tante volte nel racconto cinematografico e televisivo.

Com’è stato raccontato Moro? Proviamo a vederlo in questo approfondimento che parte dall’uscita al cinema della serie evento di Marco Bellocchio Esterno notte, in contemporanea alle presentazione al Festival di Cannes (leggi qui la nostra recensione).

Una serie televisiva a Cannes? Certamente e non fa più notizia. Ormai il confine tra produzione televisiva e cinematografica è talmente sottile da non provocare alcuno scandalo. Soprattutto se si pensa all’autore in questione. Quel Marco Bellocchio che già con Buongiorno, notte aveva dato la sua (straordinaria) lettura del caso Moro.

Esterno notte è in qualche modo un contrappunto necessario al bellissimo film del 2003, in cui la prigionia del presidente della Democrazia Cristiana divenne lo stimolo per una riflessione sul rapporto tra padri e figli, sulla sterilità di certe ribellioni senza senso e sul nostro passato. E se in Esterno notte Bellocchio mette in scena il “fuori”, con il punto di vista di ogni singolo personaggio, in Buongiorno, notte l’origine del racconto era racchiusa in quella casa con giardino di via Gradoli. Nelle contraddizioni dei brigatisti che festeggiavano il Capodanno o si preoccupano per le sorti di un canarino, quando inseguivano una Rivoluzione basata sulla violenza. Presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Buongiorno, notte, ebbe nell’asciutta interpretazione di Roberto Herlitzka uno dei suoi punti di forza.

Già, gli attori. Impossibile non parlare dei loro corpi, dei loro volti, quando ci si avventura nel racconto cinematografico della vicenda Moro.

C’è chi ha raggiunto una mimesi quasi perfetta con lo statista, come il Gian Maria Volontè di Il caso Moro di Giuseppe Ferrara o il Fabrizio Gifuni di Esterno notte, che ha quasi replicato la voce di Aldo Moro (lo aveva già interpretato in Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana, su Piazza Fontata). E chi, come lo stesso Herlitzka, Sergio Castellitto e Michele Placido, si è avvicinato a Moro, cogliendone lo spirito più che la fisicità. L’interrogativo è chiaro: qual è l’approccio migliore? Non c’è una risposta giusta. Al di là della sensibilità del singolo interprete, che è sovrano nel suo rapporto col personaggio, ogni attore si è calato con attenzione nel singolo film.

Perché raccontare Aldo Moro è anche raccontare l’Italia.

Aldo Moro, il fantasma

Todo Modo

Todo Modo di Elio Petri del 1976 parte dall’omonimo racconto di Leonardo Sciascia per parlare di potere. E per parlare di Democrazia Cristiana. In una sorta di eremo/prigione si radunano le principali personalità politiche e della classe dirigente italiana, appartenenti alle varie correnti della DC. Gli annuali esercizi spirituali ispirati a quelli di Ignazio da Loyola si trasformano ben presto in un gioco al massacro che dovrebbe portare alla purificazione/trasformazione del partito per ristabilire uno status quo duraturo. Tra i presenti, la figura più emblematica è quella del Presidente (chiaramente ispirato ad Aldo Moro sebbene non si faccia mai il suo nome). Bonario e accondiscendente, ma in realtà crudele e assetato di potere come gli altri. Dunque, qui Aldo Moro è una pura rappresentazione del lato malato della politica.

Aldo Moro tra cinema e TV
Marcello Mastroianni e Gianmaria Volontè in una scena di Todo Modo

Romanzo criminale

In Romanzo criminale di Michele Placido, ispirato al libro di Giancarlo De Cataldo, il fantasma di Moro appare nel dialogo tra l’enigmatico Eugenio Carenza e uno dei rappresentanti della Banda della Magliana. Moro è appena stato rapito e Carenza chiede aiuto alla Banda per trovare il luogo in cui è imprigionato. Il posto viene individuato, ma, per ordini superiori, non si procederà alla liberazione. Di lì a qualche giorno, Moro sarebbe stato ritrovato morto. Chi ha voluto la sua morte, allora? Il film non dà risposte, ma certo accomunare malavita organizzata e servizi segreti allude a una strategia ben precisa (che passerà tragicamente anche attraverso le altre stragi della nostra Storia, da piazza Fontana a quella della stazione di Bologna).

Aldo Moro tra cinema e TV
Paolo Graziosi è Aldo Moro in Il divo di Paolo Sorrentino
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Il divo

Il fantasma di Moro (interpretato da Paolo Graziosi) appare anche nel film di Paolo Sorrentino Il Divo, dove non si dà risposta diretta alle domande più angosciose: chi ha voluto la morte di Moro, perché non è stato salvato? Giulio Andreotti esprime il suo pensiero nella potente scena della confessione.

Soffro per Moro. Tutto mi è passato addosso senza lasciare segni. Ma Moro no, non riesco a togliermelo dalla testa, è come una seconda emicrania, ancora più lancinante, perché non presero me? Io sono forte. Moro no, Moro era un uomo debole.

Giulio Andreotti

E aggiunge che i Brigatisti si fecero spaventare da una battuta acida che gli rivolse.

Aldo Moro il protagonista

Il Caso Moro

Nel 1986 Giuseppe Ferrara dirige quello che è stato il primo film sull’omicidio Moro, scegliendo ancora una volta Gianmaria Volontè come protagonista. Compilativo e molto dettagliato, il film ha il merito di aver rotto ufficialmente il silenzio sulla storia di Moro, mantenendosi neutrale.

Aldo Moro tra cinema e TV
Gianamaria Volontè e Mattia Sbragia in una scena di Il caso Moro

Piazza delle Cinque Lune

Porta la firma di uno dei nostri autori più controversi, Renzo Martinelli, Piazza delle Cinque Lune che racconta l’affaire Moro con un punto di vista fortemente critico. Spiegando, cioè, come la morte di Moro sia stata in realtà voluta dalle cariche più alte dello Stato. Il film parte dal presente (siamo nel 2003) con la storia di un magistrato che pazientemente, in seguito al ritrovamento di un super8, ricostruisce il rapimento e l’omicidio di Moro. E per questo verrà minacciato. Una lettura di sicuro pungente, affidata a grandi attori come Donald Sutherland e Giancarlo Giannini.

Maya Sansa e di spalle Roberto Herlitzka

Buongiorno, notte

Il film di Marco Bellocchio è una delle opere più belle sul caso Moro poiché prova a distaccarsi dalla tipica struttura da film giallo (delitto-ricerca del colpevole-risoluzione del caso), per addentrarsi nelle menti dei brigatisti, cercando l’anello debole della catena, l’elemento critico. Lo trova nella protagonista femminile, Chiara (la bravissima Maya Sansa) che a dispetto delle sue idee, sente nel rapporto col prigioniero qualcosa di diverso. Così, sogna di liberarlo, di farlo fuggire. Con un finale poetico e davvero rivoluzionario, a cui in qualche modo lo stesso Esterno notte si riallaccerà.

Come in Esterno notte, l’elemento onirico-irrazionale dice di più della mera cronaca dei fatti. E se nella serie evento, Moro diventa il nuovo Cristo, in Buongiorno, notte è il Padre che viene strappato dalla guerra e salvato.

Aldo Moro in TV

Aldo Moro è stato portato sul piccolo schermo in Il professore, con Sergio Castellitto, per la regia di Francesco Micchichè. Una docu-fiction, trasmessa su Rai 1 in occasione del 40.mo anniversario dell’assassinio di Moro, che racconta il caso Moro dal punto di vista dei suoi studenti di diritto. Tra verità e finzione le interviste ai veri studenti di Moro si intrecciano alle vicende di Lucia. Una ragazza dapprima feroce nei confronti del suo professore e poi man mano sempre più stregata da lui. Tanto da voler, insieme ad altri, far luce sul suo rapimento.

Nello stesso periodo, Canale 5 risponde con la miniserie diretta da Gianluca Maria Tavarelli e interpretata da Michele Placido, Aldo Moro – Il presidente, che nel cast vedeva anche Libero De Rienzo (il brigatista Valerio Morucci) e Donatella Finocchiaro (la BR Adriana Faranda). La produzione di Tao Due si segnala per le critiche negative ottenute sia dalla famiglia di Aldo Moro che dai congiunti della strage di via Fani. Nessun loro rappresentante è stato alla presentazione ufficiale. Critici anche i vertici della DC.

Si tratta di due opere non memorabili, che però contribuiscono alla narrazione della storia di Aldo Moro.

Una storia su cui continueremo a interrogarci senza sosta. Per trovare la verità. O semplicemente per comprendere quello che ancora oggi sembra impossibile da capire.

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Giornalista professionista, ho cominciato a lavorare in radio e continuo a parlare attraverso i podcast. Amo il cinema, la scrittura, le margherite, le magliette a righe, i regali inaspettati e i taccuini nuovi. Ovviamente anche la pizza. Qui leggi il mio sito.

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