KIKI – CONSEGNE A DOMICILIO

KIKI – CONSEGNE A DOMICILIO

Nell’ambito della rassegna Un mondo di sogni animati, Lucky Red ripropone in sala Kiki – Consegne a domicilio; un’opera reputata da alcuni, a torto, un film “minore” nella carriera di Hayao Miyazaki, che riesce invece a convogliare i temi del maestro nipponico – e l’inesausta poesia del suo tocco – in un contenitore più lieve e facilmente fruibile. Un risultato, ancora una volta, di assoluto rilievo.

La stagione della (piccola) strega

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Viene spesso definito un Hayao Miyazaki “minore”, Kiki – Consegne a domicilio, opera che il maestro ha fatto uscire nel 1989, tra due capolavori riconosciuti come Il mio vicino Totoro e Porco rosso. Una definizione che, pur laddove potrebbe essere in certa misura giustificata – vista la quantità di opere straordinarie che il regista nipponico ha sfornato, in oltre un quarantennio di carriera – rischia di liquidare in modo troppo sbrigativo un lavoro che ha invece una sua importanza, e una precisa collocazione, in una filmografia memorabile in tutto il suo corpus. Diciamo questo perché, se è vero che quest’opera è forse quella più lineare e leggibile, nonché di fruizione immediata, in tutta la filmografia di Miyazaki, è pur vero che questa leggibilità – risultato in primis di un target più dichiaratamente giovanile rispetto ai lavori precedenti – serve qui a mettere in risalto, piuttosto che annacquare, i temi e gli stilemi che già allora erano un marchio di fabbrica per il cinema del maestro nipponico, e che negli anni ce l’hanno fatto amare. Anzi, la riproposizione da parte della Lucky Red di quest’opera – nell’ambito della rassegna estiva Un mondo di sogni animati – a dieci anni dal suo ultimo passaggio in sala, potrà forse servire a riscoprire e inquadrare in modo più corretto un lavoro da non sottovalutare: un film in cui il rapporto di Miyazaki col cinema – e con le sue stesse, meravigliose “ossessioni” – emerge in modo limpido e con grande forza, in un contenitore ludico, lieve ma niente affatto banale o evanescente.

La strega-fattorina

Kiki - Consegne a domicilio, Kiki e Osono in una scena
Kiki – Consegne a domicilio, Kiki e Osono in una scena del film

La trama del film, ispirata all’omonimo romanzo di Eiko Kadono, è incentrata sulla giovanissima strega Kiki, che al compimento del suo tredicesimo anno di età viene inviata, come vuole la tradizione, a fare esperienza lontano da casa, per poter completare il suo apprendistato da strega. Kiki, piena di entusiasmo e curiosità per il mondo al di fuori del suo microcosmo, parte così con la sua scopa e il suo gatto nero Jiji, approdando nella città di Koriko; qui, in un luogo che da subito la conquista per elementi come la torre dell’orologio e la presenza del mare, la ragazza conosce Osono, la proprietaria di una panetteria locale, che le offre da subito un lavoro di consegne a domicilio. Ma Kiki, nella sua nuova città, fa presto anche la conoscenza di Tonbo, un suo eccentrico coetaneo, che da subito mostra verso di lei una forte curiosità. Ma l’avventura di Kiki nella nuova vita indipendente è appena cominciata, e non si rivelerà priva di ostacoli.

Una “magica” ucronia

Kiki - Consegne a domicilio, Kiki e Tombo in una acrobatica scena
Kiki – Consegne a domicilio, Kiki e Tombo in una acrobatica scena del film

A differenza di molti dei film passati (e futuri) di Miyazaki, è impossibile collocare Kiki – Consegne a domicilio in un preciso setting storico o in un’ambientazione geografica definita: il film di Miyazaki si svolge piuttosto in una sorta di universo parallelo, con al centro una città collocata in Giappone che mostra tuttavia caratteristiche esplicitamente occidentali (lo stesso regista dichiarò di aver preso a modello Lisbona; ma nell’ambientazione troviamo mescolate altresì caratteristiche di Parigi, Amsterdam, e di varie altre città europee). Il setting temporale dichiarato, d’altro canto, sarebbe una sorta di versione alternativa degli anni ‘50: un contesto spazio-temporale idealizzato, quindi, in cui Miyazaki ha voluto mettere sullo schermo il sogno di un mondo che non era mai stato sconvolto dalle tragedie della seconda guerra mondiale. Qui è già possibile trovare uno dei motivi che hanno caratterizzato in lungo e in largo l’iconografia miyazakiana, ovvero la passione per le architetture europee e il gusto della contaminazione con quelle giapponesi. Ma l’universo fantastico del film si arricchisce anche di un ulteriore, importante elemento: nella società descritta in Kiki – Consegne a domicilio, infatti, le streghe coi loro poteri magici sono riconosciute e tranquillamente accettate dagli esseri umani, anche se descritte come sempre più rare. La sceneggiatura immagina quindi una convivenza pacifica tra la società moderna e quella magica, con quest’ultima che, tuttavia, è in via di progressiva ma inesorabile marginalizzazione.

L’identità ricercata

Kiki - Consegne a domicilio, Kiki beve un tè in una scena
Kiki – Consegne a domicilio, Kiki beve un tè in una scena del film

Proprio dal rapporto tra l’elemento razionale e quello magico emerge uno dei principali temi di Kiki – Consegne a domicilio: ovvero l’eterno contrasto tra tradizione e modernità, col problematico equilibrio tra la preservazione e la necessità di innovazione. Una dialettica che qui si incarna nel contrasto stridente tra la tranquilla vita di Kiki nella sua piccola città d’origine – con la semplicità dei suoi rituali familiari – e un’esistenza urbana caotica, frenetica e obnubilante, non priva di fascino per la giovane protagonista, ma nondimeno vista come insidiosa. Non a caso, il primo impatto della protagonista con la vita cittadina è a dir poco traumatico: il suo arrivo a cavallo della scopa va a disturbare e a scontrarsi (letteralmente) con una frenesia urbana che lascia poco spazio all’ingenua curiosità di Kiki, e alla sua predisposizione alla costruzione di legami. Un contrasto che si sovrappone a quello intimo della protagonista, scissa tra la voglia di indipendenza – espressa nell’acquisto di una nuova scopa – e il sentiero sicuro tracciato per lei dagli adulti; nonché tra la voglia di unirsi – e confondersi – coi suoi coetanei di città, e la spinta a preservare la sua speciale identità di strega. In questo contesto si situa l’efficace descrizione che la sceneggiatura fa del rapporto tra Kiki e Tonbo, contrassegnato da quel balletto di avvicinamenti/allontanamenti – un doppio movimento espresso plasticamente nella sequenza del salvataggio finale – che riflette bene l’incertezza tipica dell’adolescenza. Un’età di mezzo in cui l’identità è in fieri, e la crisi è sempre dietro l’angolo: crisi che sarà vissuta dalla stessa protagonista, nella seconda parte del film, con l’indebolimento dei suoi poteri, segno di una mancata comprensione e accettazione di sé. E, non a caso, per Kiki sarà necessario allontanarsi dai ritmi cittadini, recuperare una dimensione più tranquilla e intima (nella baita della pittrice Ursula) per riconnettersi con se stessa e superare le sue paure.

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Linearità e poesia

Kiki - Consegne a domicilio, Kiki e Tombo in in una bella scena
Kiki – Consegne a domicilio, Kiki e Tombo in in una bella scena del film

È probabilmente vero che in Kiki – Consegne a domicilio sono meno presenti molte delle simbologie di cui Miyazaki ha disseminato il suo cinema; ed è vero pure che in quest’opera la passione per la storia e la cultura occidentale hanno avuto probabilmente la meglio sulla componente più autoctona del suo cinema, contribuendo a rendere il film più immediatamente fruibile per lo spettatore (soprattutto giovane) occidentale. Tuttavia, sottovalutare quest’opera come secondaria, o affibbiargli, come si diceva in apertura, l’appellativo di “film minore”, non renderebbe giustizia a un lirismo di approccio – anche nella storia più semplice – che resta intatto e limpido, e a un’organicità di temi e di modalità narrative, all’interno della filmografia del regista, che sarebbe assurdo ignorare. Come per tutti i film di Miyazaki – e più in generale per le opere dello Studio Ghibli – il livello tecnico resta altissimo, così come fondamentale risulta il contributo dello score di Joe Hisaishi, capace ancora una volta di colpire cervello e cuore; ma la riuscita dell’opera va attribuita in primis, ancora una volta, al tocco “magico” (e qui è proprio il caso di dirlo) del regista, alla sua capacità di innervare di poesia anche la storia più lineare. Non ci stancheremo mai di sperimentarla di nuovo, quella capacità così unica, meglio se su grande schermo.

Locandina

Kiki - Consegne a domicilio, la locandina del film

Gallery

Scheda

Regia: Hayao Miyazaki
Paese/anno: Giappone / 1989
Durata: 103’
Genere: Commedia, Fantastico, Avventura, Animazione
Cast: Akio Ôtsuka, Chika Sakamoto, Haruko Katô, Hiroko Maruyama, Hiroko Seki, Kôichi Yamadera, Tomomichi Nishimura, Kappei Yamaguchi, Keiko Toda, Kikuko Inoue, Kôichi Miura, Mieko Nobusawa, Mika Doi, Minami Takayama, Rei Sakuma, Shinpachi Tsuji, Sho Saito, Takaya Hashi, Toshiko Asai, Yoshiko Kamei, Yuriko Fuchizaki, Yûko Kobayashi, Yûko Maruyama, Yûko Tsuga
Sceneggiatura: Hayao Miyazaki
Fotografia: Shigeo Sugimura
Montaggio: Takeshi Seyama
Musiche: Joe Hisaishi
Produttore: Toshio Suzuki, Hayao Miyazaki
Casa di Produzione: Nibariki, Nippon Television Network (NTV), Kiki's Delivery Service Production Committee, Studio Ghibli, Yamato Transport, Tokuma Shoten
Distribuzione: Lucky Red

Data di uscita: 13/07/2023

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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