L’ESORCISTA – IL CREDENTE

L’ESORCISTA – IL CREDENTE

L’atteso riavvio della saga de L’esorcista, targato Blumhouse e firmato David Gordon Green, si dimostra tanto fedele alla superficie dell’inimitabile modello del 1973, quanto imparagonabile in termini di impatto e sostanza narrativa: pur nella sua fattura di discreto prodotto di genere, L’esorcista – Il credente finisce così, in gran parte, per confondersi coi tanti cloni che si sono succeduti nell’ultimo cinquantennio. La strada, per questa nuova trilogia, è decisamente in salita.

“Esorcizzare” il passato

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David Gordon Green, da tempo, sembra aver legato le sorti della sua carriera al revival dell’horror che fu. Dopo una prima parte di filmografia da regista indie, infatti (il suo Strafumati resta un piccolo cult per gli estimatori del filone) il suo “matrimonio” con la Blumhouse Pictures ha riportato in pista la saga di Halloween: e lo ha fatto con una trilogia dalle incerte fortune artistiche (dovessimo scegliere, salveremmo del tutto solo il secondo capitolo, datato 2021) ma dai buoni risultati commerciali. Ora, dopo questo nuovo, atteso prolungamento del franchise de L’esorcista – che consterà di una nuova trilogia, direttamente collegata col capitolo iniziale del 1973 – il regista statunitense sembra essere in pole position per riportare in vita, sempre per la factory di Jason Blum, l’altro grande franchise horror degli anni ‘80, quello di Venerdì 13. La visione di questo L’esorcista – Il credente, in particolare, conferma da un lato la passione di Green per un certo modello di cinema dell’orrore (dal carattere decisamente più sobrio e meno esplicito di quello a cui siamo stati abituati – almeno – nell’ultimo ventennio); dall’altro, tuttavia, questo sequel/reboot della saga inaugurata dal capolavoro di William Friedkin mostra anche tutta la difficoltà nel riproporre quello stesso modello tal quale, visti i cambiamenti, e l’inflazione di cloni, intervenuti nel frattempo nel genere. Ma andiamo con ordine.

Gita nei boschi con possessione

L'esorcista - Il credente, Olivia O'Neill in un'inquietante sequenza del film
L’esorcista – Il credente, Olivia O’Neill in un’inquietante sequenza del film

Ambientato ai giorni nostri, L’esorcista – Il credente ha per protagonisti il fotografo Victor Fielding (Leslie Odom Jr.) e sua figlia adolescente Angela, nata grazie a un parto d’urgenza che portò alla morte della moglie dell’uomo, dopo che la donna era rimasta ferita durante un terremoto. Un giorno, dopo la scuola, la ragazza si allontana insieme alla sua amica Katherine, con l’intento di fare una seduta spiritica nei boschi circostanti la cittadina: Angela vorrebbe infatti mettersi in contatto con quella madre mai conosciuta, di cui conserva solo fotografie e alcuni oggetti. Le due ragazzine, tuttavia, scompaiono misteriosamente nei boschi, per essere poi ritrovate solo pochi giorni dopo, in stato confusionale e con strane ferite sul corpo. Nei giorni successivi, il comportamento delle due adolescenti appare distante, inquieto, a volte violento; gradualmente, appare sempre più chiaro che un’entità malvagia si è impossessata dei corpi delle due. Victor, su suggerimento di un’infermiera dell’ospedale in cui Angela è ricoverata, decide così di rivolgersi a una donna che decenni prima aveva sperimentato la stessa esperienza: Chris MacNeil (Ellen Burstyn), madre di quella Regan che era stata vittima del demone Pazuzu.

Sobrietà orrorifica

L'esorcista - Il credente, Lidya Jewett in una scena del film
L’esorcista – Il credente, Lidya Jewett in una scena del film

Iniziamo con le note positive: L’esorcista – Il credente, come abbiamo poc’anzi accennato, tenta un collegamento non solo tematico, ma anche (parzialmente) a livello di atmosfere con lo storico prototipo diretto da Friedkin, tenendo a bada quell’effetto-saturazione – in termini di ritmo e di jumpscare – che tanti danni ha fatto nel filone dell’horror demoniaco, e non solo, degli ultimi decenni. Niente uso indiscriminato del digitale, quindi, ma piuttosto un make-up presente il giusto, che rimanda visivamente e iconograficamente (specie nel volto della piccola Katherine) al film del 1973; niente posseduti che camminano sui muri o esibiscono arti snodabili, con un racconto che al contrario si prende il suo tempo per esibire i suoi orrori, restando animato da un ritmo lento come dovrebbe esserlo, sempre, un horror incentrato su queste tematiche. La sceneggiatura cerca di delineare almeno a grandi linee il contesto – ivi compreso il tema del lutto, e la dolorosa scelta compiuta a suo tempo dal protagonista – prima di spingere con decisione sul pedale del genere; un’accelerazione che il film fa restando invero piuttosto sobrio nelle sequenze orrorifiche (alcune, tra cui quella ambientata in chiesa, abbastanza d’effetto) che precedono l’esorcismo vero e proprio.

Un esorcismo déjà-vu

L'esorcista - Il credente, Ellen Burstyn in una sequenza del film
L’esorcista – Il credente, Ellen Burstyn in una sequenza del film

A lasciare l’amaro in bocca, in questo L’esorcista – Il credente, è tuttavia lo stesso senso di (triste) déjà-vu che aveva caratterizzato la visione della nuova trilogia di Halloween (con la parziale eccezione del secondo capitolo): Green, ancora una volta, sembra infatti puntare a riprodurre il suo modello anziché reinterpretarlo, finendo per fare in modo che il suo film si confonda coi tanti cloni – alcuni anche più riusciti – che si sono susseguiti in questo cinquantennio. Il problema, in parte, sta in un climax che costruisce efficacemente la tensione per poco più un’ora – con una progressione drammatica complessivamente ben orchestrata – per poi sgonfiarsi in un esorcismo che, pur nella già ricordata assenza di effettacci, delude per sviluppo e (soprattutto) esito; ma, soprattutto, a mancare è quella descrizione della tensione tra fede, ragione e affetti che aveva reso, e rende tuttora, tanto potente il film di Friedkin. In questo, lo stesso ingresso del personaggio di Ellen Burstyn – introdotto dalle immortali note di Tubular Bells di Mike Oldfield – non viene adeguatamente preparato da un discorso che sia più che superficiale sulla spiritualità del protagonista, o da un’adeguata riflessione sul lutto e sulla ricerca della figura materna che muove il tutto. Lo stesso motivo di un esorcismo doppio, visto lo scarso peso narrativo del personaggio di Katherine (e dei suoi genitori) appare più un pretesto che altro, così come la scelta “multietnica” nella gestione dell’esorcismo.

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Forma e sostanza

L'esorcista - Il credente, Lidya Jewett in una scena del film
L’esorcista – Il credente, Lidya Jewett in una scena del film

Questa nuova trilogia targata Blumhouse/Green, quindi, non nasce precisamente sotto i migliori auspici: di nuovo, in questo L’esorcista – Il credente, il regista statunitense sembra volersi dimostrare tanto fedele alla lettera della lezione di Friedkin (di cui riproduce persino il prologo ambientato in una location esotica) quanto poco recettivo rispetto alla sua sostanza. Ci voleva, probabilmente, una scrittura che approfondisse di più i personaggi, a cominciare da quelli del protagonista e di sua figlia, entrambi vittime – in modi diversi – di un’irrazionalità che si era già fatta annunciare nel passato; ma, soprattutto, serviva una costruzione narrativa che ponesse l’accento in modo più esplicito su quel tema della scelta – e forse del suo legame col problematico concetto cattolico di libero arbitrio – che il film vorrebbe mettere al centro della trama. In questo senso, la stessa evoluzione del personaggio di Chris MacNeil lascia stranamente freddi, mentre gli sviluppi che la interessano nell’ultima parte (in gran parte prevedibili, ma più per ragioni di marketing che per altro) restano privi di una solida preparazione narrativa. Alcuni spunti potranno essere probabilmente meglio approfonditi nei sequel, ma al momento, per questa nuova trilogia, la strada appare invero in salita.

Locandina

L'esorcista - Il credente, la locandina italiana del film

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Scheda

Titolo originale: The Exorcist: Believer
Regia: David Gordon Green
Paese/anno: Stati Uniti / 2023
Durata: 121’
Genere: Horror
Cast: Leslie Odom Jr., Ellen Burstyn, Ann Dowd, E.J. Bonilla, Lidya Jewett, Amanda Beth, Antoni Corone, Cecil Chatman, Chandu Kanuri, Danny McCarthy, Dylan Probert, Edward James Warren, Eliseo Antonio Paredes, Emily Rachel Gordon, Forrest Briggs, Heather Kantor, Jennifer Nettles, Justin Paul Warren, Lariah Alexandria, Linda Blair, Linda Boston, Malena Cunningham Anderson, Nick Benas, Nigel Barto, Norah Murphy, Okwui Okpokwasili, Olivia O’Neill, Raphael Sbarge, Ricardo Vargas, Richard Carr III, Rory Gross, Seth Loven
Sceneggiatura: David Gordon Green, Peter Sattler
Fotografia: Michael Simmonds
Montaggio: Timothy Alverson
Musiche: David Wingo, Amman Abbasi
Produttore: Jennifer Scudder Trent, Julian Lawitschka, David Robinson, Jason Blum, Nate Meyer, James G. Robinson
Casa di Produzione: Universal Pictures, Blumhouse Productions, Rough House Pictures, Morgan Creek Entertainment
Distribuzione: Universal Pictures

Data di uscita: 05/10/2023

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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