PAST LIVES

PAST LIVES

Il debutto della regista sudcoreana naturalizzata canadese Celine Song, nella veste anche di sceneggiatrice, è una pellicola semplice e lineare, dal forte sapore autobiografico. Past Lives è infatti la commovente storia di una cotta giovanile tra due coreani che si evolve nel corso del tempo tra distacchi, scelte di vita molto diverse, e forse il rimpianto di tante strade possibili ma non intraprese. Meritatamente nella sezione Best of 2023 della 18a Edizione della Festa del Cinema di Roma.

Il primo amore non si scorda mai

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L’inizio di Past Lives, intrigante e misterioso come un quadro di Hopper, è un’immagine fissa su tre adulti, due coreani e un americano, che bevono in un bar di New York: una voce narrante (il pubblico? La regista?) si chiede chi siano queste persone e in che rapporti stiano. Un flashback ci porta indietro di una ventina d’anni a Seoul dove una ragazzina di 12 anni, Na-young (Seung Ah-moon) torna a scuola con Hae-sung (Seung Min-yim): sono già innamorati ma il loro rapporto è infantilmente annebbiato dalla competizione di essere il primo della classe. Non c’è però neanche il tempo di giocare in un parco pieno di sculture, in quella che sembra essere una sorta di danza d’amore tra i due, che Na-young annuncia di essere in procinto di emigrare in Canada con la famiglia perché “i coreani non vincono il Premio Nobel per la letteratura”. Il salto temporale successivo, di 12 anni, ci mostra Na-young (da ora interpretata da Greta Lee) che sta per diventare una promettente drammaturga a New York mentre Hae-Sung (Teo Yoo) svolge il servizio militare e studia ingegneria; i due, ora ventenni, si ritrovano e riprendono a sentirsi tramite social, ma è solo nella sezione narrativa successiva, ambientata dodici anni dopo, che Hae-sung arriva finalmente a New York per incontrare Na-young. Cosa succederà dal momento che lei è diventata un’affermata scrittrice sposata con il collega Arthur (John Magaro)? Alla fine dell’ora e quarantacinque minuti di durata, avremo le risposte e molto di più su ciò che sta alla base dello scambio di sguardi e dei silenzi tra i tre visti nell’immagine iniziale.

Un amore perduto?

Past Lives, Greta Lee e Teo Yoo in una foto del film
Past Lives, Greta Lee e Teo Yoo in una foto del film

Le persone dei nostri ricordi, del nostro passato, come vengono trasformate dallo scorrere del tempo e come ci riappaiono a distanza di anni? L’ultimo incontro tra Na-young e Hae-Sung, avvenuto da dodicenni, vede quest’ultimo arrabbiato e deluso dalla notizia della partenza della sua amata, ascoltata per caso in classe: la bellissima scena del saluto tra i due li mostra in procinto di prendere due strade diverse anche se parallele. Il presente in cui si ritrovano fisicamente vede da un lato due scrittori affermati, Arthur e Nora/Na-young, dall’altro il “normale” Hae-Sung di cui non sappiamo nulla se non alcuni aspetti superficiali che scopriamo durante il film. Se è vero che quest’ultimo conduce una vita umile e ha alle spalle una relazione praticamente fallita perché incapace di trovare sbocchi ulteriori (a suo dire, ci si può infatti sposare solo se si guadagnano un sacco di soldi) appare come un eroe romantico capace di mantenere una propria dignità anche se ha votato e sacrificato la sua vita a Nora più o meno consapevolmente. È una minaccia per la coppia? Arthur sospetta che la moglie sia profondamente innamorata dell’amico coreano ma non mostra all’atto pratico nessuna forma di gelosia nei suoi riguardi, non volendo porsi come “il malvagio marito bianco americano che ostacola il destino”. Ciò non significa che il suo personaggio possa essere facilmente messo in disparte, anzi: alcuni dei dialoghi più brillanti e significativi di Past Lives, sono proprio quelli che Na-young ha con il marito. La sua presenza rafforza l’idea di due vertici diversi nella vita della scrittrice: uno su un piano attrattivo/sessuale rappresentato appunto dal marito ebreo americano e uno più puro con Hae-Sung, che si limita semplicemente a chiederle di uscire.

Emigrante in terra straniera

Past Lives, Greta Lee e John Magaro in una scena del film
Past Lives, Greta Lee e John Magaro in una scena del film

Considerare Past Lives solo dal punto di vista del romanticismo sarebbe però limitante, perché è una pellicola che affronta anche il tema dell’esperienza dell’emigrante e dei relativi cambiamenti che ne scaturiscono. Un aspetto questo ravvisabile in maniera molto diversa anche in pellicole recentissime come Minari (2020, Lee Isaac Chung), Everything Everywhere All at Once (2022, Daniel Kwan, Daniel Scheinert) e Ritorno a Seoul (2022, Davy Chou). Na-young sembra infatti ben inserita nel nuovo contesto di vita: una volta arrivata in America, cambia nome in Nora e parla fondamentalmente male della Corea del sud. “Voglio impegnarmi con la mia vita qui” dice a un certo punto, vedendo come un pericolo la ripresa del suo rapporto con Hae-Sung fatto di lunghe chiacchierate su Skype. Tuttavia, le radici e le tradizioni non possono che essere fondamentali e ovviamente Hae-Sung ne è la rappresentazione tangibile. Non è un caso che la giovane scrittrice sogni, infatti, solo in coreano: il marito può solo farglielo notare senza avere possibilità alcuna di accedere in quel luogo onirico. In questo stesso bellissimo dialogo che i due coniugi fanno al letto prima di addormentarsi ci sono tutte le difficoltà delle unioni miste che la pellicola di Celine Song ci mostra in questo delicato triangolo amoroso. Non si riesce mai pienamente a mettere a fuoco quello che pensa Na-young/Nora: in quale misura tenga realmente a Hae-Sung e al marito Arthur, rispetto al quale sembra essere più distaccata (viene il sospetto che la loro unione sia stata dettata, quantomeno all’inizio, soprattutto dalla possibilità per lei di avere la green card per restare in America) pur senza mai metterne in dubbio il legame. Una donna ambiziosa, legata alla sua carriera di scrittrice dapprima rampante e poi affermata. Tutto l’impianto romantico è riversato sulle controparti maschili.

Unioni imperfette

Past Lives, Greta Lee e Teo Yoo durante una scena del film
Past Lives, Greta Lee e Teo Yoo durante una scena del film

Prendiamo spunto dal concetto di In-Yun, citato nel film. È un termine coreano che indica l’unione karmica tra persone che sono state amanti nelle vite passate: quali? Sicuramente l’infanzia. Perché per la Na-young affermata di oggi queste non sono altro che dicerie dette “per sedurre qualcuno”. Rispondere con certezza quando ci viene chiesto se siamo felici con la persona amata non è però così semplice, pensando a quante persone si sarebbe potuto idealmente diventare. Past Lives si va ad aggiungere alle pellicole che vedono unioni sulla carta come perfettamente combacianti ma che poi, per un motivo o per l’altro, non trovano la chiosa finale. Breve Incontro (1945, David Lean), Io e Annie (1977, Woody Allen), Yi-Yi – E uno… e due (2000, Edward Yang), per citarne qualcuno. Ma il richiamo maggiore è soprattutto In the Mood for Love (2000), alle sue piogge e sigarette fumate sotto di esse. Rispetto al capolavoro di Wong Kar-wai, il film di Celine Song si pone però maggiormente intriso di realismo e caratterizzato da un modo di girare meno innovativo. Tutto è infatti perfettamente lineare, dalla regia alla storia narrata. Eppure, il messaggio e le riflessioni che ne scaturiscono sono comunque molto potenti. Il fatto poi che la regista non si preoccupi troppo, con questa sua opera prima, di sottolineare furbescamente la sua americanizzazione acquisita (qualcuno pensa a Nomadland di Chloé Zao?) è un altro punto non scontato che fa apprezzare ancora di più il film.

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Locandina

Past Lives, la locandina italiana del film di Celine Song

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Scheda

Titolo originale: Past Lives
Regia: Celine Song
Paese/anno: Stati Uniti, Corea del Sud / 2023
Durata: 105’
Genere: Drammatico, Sentimentale
Cast: John Magaro, Jack Alberts, Jojo T. Gibbs, Teo Yoo, Ahn Min-Young, Conrad Schott, Emily Cass McDonnell, Federico Rodriguez, Greta Lee, Jane Kim, Ji Hye Yoon, Jun Hyuk Park, Kiha Chang, Kristen Sieh, Leem Seung-min, Moon Seung-ah, Noo Ri Song, Oge Agulué, Seo Yeon-Woo, Seung Un Hwang, Shin Hee-Chul, Si Ah Jin, Won Young Choi, Yoon Seo Choi
Sceneggiatura: Celine Song
Fotografia: Shabier Kirchner
Montaggio: Keith Fraase
Musiche: Christopher Bear, Daniel Rossen
Produttore: David Hinojosa, Pamela Koffler, Khan Kwon, Christine Vachon, Yale Chasin
Casa di Produzione: 2AM, CJ ENM Co., A24, Killer Films
Distribuzione: Lucky Red

Data di uscita: 14/02/2024

Trailer

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Laureato in archeologia ma sempre con pericolose deviazioni cinematografiche, tali da farmi frequentare dei corsi di regia e sceneggiatura presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Ho partecipato per alcuni anni allo staff organizzativo dell’Irish Film Festival presso la Casa del Cinema. Da qua, il passo per dedicarmi a dei cortometraggi, alcuni dei quali per il concorso “Mamma Roma e i suoi quartieri”, è stato breve, condito anche dalla curatela di un incontro intitolato “La donna nel cinema giapponese”, focalizzato sul cinema di Mizoguchi, presso il cineclub Alphaville. Pur amando ovviamente il cinema nelle sue diverse sfaccettature, sono un appassionato di pellicole orientali, in particolare coreane, che credo occuperanno un posto rilevante nei futuri manuali di storia del cinema.

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