LA CASA – IL RISVEGLIO DEL MALE
di Lee Cronin
Cambiando ambientazione e affrancandosi dal protagonista storico Bruce Campbell, il franchise di Evil Dead riparte in grande stile con questo La casa – Il risveglio del male: un nuovo inizio che supplisce alla dichiarata prevedibilità del suo svolgimento con una graficità, e un carattere sanamente sanguigno, che restano rari da ritrovare nell’horror moderno. Un risultato che conferma il regista Lee Cronin come uno dei nuovi talenti del genere.
Nuova casa, nuovo inizio
Quando ci si va a cimentare con un franchise come quello de La casa (o Evil Dead per i puristi), sorta di “bibbia” per molti fans dell’horror anni ‘80, si deve senz’altro usare un sovrappiù di cautela, rispetto ad altri storici marchi del genere. Ciò in primis perché la trilogia originale di Sam Raimi ha segnato l’immaginario di certo cinema popolare eighties come poche altre opere, restando inoltre – altro caso raro, nel genere – strettamente identificata col suo creatore. Un’identificazione – di tocco e di mood, prima che nominale – che ha portato molti fans della prima ora a rifiutare il pur discreto reboot del 2013 diretto da Fede Alvarez, e ad apprezzare al contrario una serie come Ash vs. Evil Dead, che proprio quel mood riproponeva, pur estremizzandone la componente grottesca. Proprio in virtù della difficoltà – da parte di una mano diversa da quella di Raimi – di imprimere alla saga una direzione che fosse innovativa, ma al tempo stesso coerente col nucleo forte di elementi che l’hanno sempre caratterizzata, c’era un po’ di scetticismo verso un’operazione come quella di questo La casa – Il risveglio del male. Scetticismo dovuto anche al cambio di ambientazione – per la prima volta, almeno limitatamente ai film, ci si sposta in ambito urbano, precisamente a Los Angeles – e soprattutto all’assenza del protagonista storico della saga Bruce Campbell: questi, pur restando presente nelle vesti di co-produttore, ha dichiarato infatti chiaramente di aver chiuso col suo iconico personaggio di Ash. Considerati tutti i motivi di scetticismo, quindi, diciamo chiaramente di poter tirare un bel sospiro di sollievo con la visione di questo film di Lee Cronin: un nuovo reboot (o forse reimagining) riuscito sotto diversi punti di vista, ma soprattutto fortemente coerente con quello che è sempre stato lo spirito di Evil Dead.
Beth, Ellie e un volume immarcescibile
Dopo un’introduzione/flash-forward che cita – ed era forse inevitabile – l’usuale setting “rurale” della saga, il film si apre con l’arrivo a Los Angeles del personaggio di Beth (Lily Sullivan), giovane donna dall’esistenza travagliata, che va a far visita alla sorella Ellie (Alyssa Sutherland), che vive in un piccolo appartamento in città, all’interno di un complesso residenziale fatiscente di prossima demolizione. Ellie è costretta a badare da sola ai suoi tre figli dopo l’abbandono di suo marito, e ha sulla testa la spada di Damocle dell’imminente sgombero dello stabile: l’incontro tra le due sorelle è apparentemente caloroso, ma le vecchie frizioni riemergono presto. Frizioni che tuttavia passano presto in secondo piano quando uno dei figli di Ellie, Danny, rinviene casualmente un vecchio libro e alcuni dischi in vinile nello scantinato dello stabile: l’apertura del libro, e l’ascolto delle tracce registrate, provocheranno com’è facile immaginare il risveglio di un’antica forza malvagia, che i precedenti proprietari del volume erano riusciti a confinare dentro le sue pagine. Per i cinque personaggi inizierà così una lotta per la sopravvivenza contro le terrificanti presenze.
Una nuova direzione, ma memore del passato
Come si può intuire dalla trama, la vicenda di La casa – Il risveglio del male (in originale Evil Dead Rise) è apparentemente slegata da tutti gli altri episodi del franchise, costituendo un vero e proprio reboot in un setting moderno e urbano. Un reboot che, stando almeno a quanto dichiarato da Campbell – che comunque, sull’operazione e sul marchio di Evil Dead, continua ad avere ampia voce in capitolo – punta a introdurre un nuovo ciclo di film, favorito anche dalla conclusione decisamente aperta di questo capitolo. Si azzera, quindi, tutto ciò che avevamo visto nel primo reboot del 2013, oltre alla storyline che ha per protagonista l’indimenticato Ash; tuttavia, una cosa che abbiamo imparato in questi ultimi anni è che il detto “mai dire mai”, al cinema, è più che mai valido, e che lo sdoganamento generale del concetto di multiverso (in cui lo stesso Raimi, nel suo Doctor Strange nel Multiverso della Follia, si è immerso con gioia) può rendere credibile praticamente qualsiasi cosa. Tuttavia, non si può negare che il film di Lee Cronin (cineasta irlandese già messosi in luce, nel 2019, col valido Hole – L’abisso) punti forte sull’autosufficienza e su una possibile nuova direzione da imprimere al franchise. Una direzione che il cineasta imbocca con sicurezza e personalità, restando tuttavia memore di tutto ciò che la saga de La casa – in termini di concezione viscerale dell’horror, di graficità esibita, e di consapevole virata al grottesco – ha mostrato finora. Un’interpretazione insieme personale e rispettosa del “mito”, che probabilmente potrà fare felice più di una generazione di spettatori.
Sangue, sangue e ancora sangue
L’operazione di La casa – Il risveglio del male è per certi versi simile a quella compiuta da Tyler Gillett e Matt Bettinelli-Olpin coi loro nuovi Scream, sia per come entrambi hanno ripreso in mano un marchio fortemente legato all’autore originario (lì Wes Craven, qui Sam Raimi) sia per come l’ambientazione storica della saga viene spostata, reinnestandosi in un nuovo setting urbano (e qui il paragone è ovviamente col recentissimo Scream VI). Ma il parallelo, a nostro modo di vedere, è valido anche perché Cronin ci sembra condividere, coi due talentuosi registi del collettivo Radio Silence, un’analoga visione démodé dell’horror, popolare e viscerale insieme, personale (ma adatta ai tempi, come alle esigenze del pubblico moderno) e allo stesso tempo rispettosa del lavoro dei rispettivi maestri. Se in qualsiasi Evil Dead che si rispetti – con la notevole eccezione dell’atipico, e ugualmente geniale, L’armata delle tenebre – il sangue è un elemento irrinunciabile, qui il regista ne riversa (letteralmente) ettolitri sullo spettatore, in un’odissea gore davvero rara per l’horror moderno. Anche lo spettatore più smaliziato non potrà che restare meravigliato (sempre che ovviamente gradisca il “menù”) da tanta graficità esplicita, specie in un prodotto ormai in tutto e per tutto afferente all’horror mainstream, rispondente comunque a una logica da studios. Incurante della dimensione produttiva – riuscendo anzi a volgere a suo vantaggio i suoi dettami – Cronin gioca in modo deliberatamente sadico coi suoi personaggi, caratterizzandoli quel tanto che basta per renderli pedine di un delizioso (ancorché tutt’altro che imprevedibile) gioco al massacro.
Scelte consapevoli
Se proprio si vuole trovare un limite, in quest’ottimo reboot – che insieme ai già citati due ultimi episodi di Scream potrebbe davvero segnare una “riscossa” per i marchi storici dell’horror – si può evidenziare proprio la sostanziale prevedibilità dei suoi sviluppi, frutto della precisa scelta della sceneggiatura di seguire il canovaccio di base dei primi Evil Dead. Ma si tratta, appunto, di una scelta deliberata, utile probabilmente a introdurre futuri sviluppi che – auspicando che il botteghino gradisca, e che i propositi vengano mantenuti – restano ancora tutti da scoprire. La casa – Il risveglio del male non vuole stupire tanto con gli eventi o con le svolte di trama, quanto piuttosto col suo carattere sanguigno e la sua giocosità “estremista”, oltre che attraverso alcune gradevoli citazioni: nello svolgimento della trama troviamo infatti citati Shining – con un rimando magari un po’ decontestualizzato, ma comunque piacevole –, Halloween – La notte delle streghe e persino il body horror di matrice sci-fi de La cosa. Per il resto, i novantacinque minuti di La casa – Il risveglio del male sono pregni di un horror brutale quanto (sanamente) ludico, che condivide col capostipite raimiano la capacità di massimizzare il potere del jumpscare, e di puntare su un grottesco che si ferma un attimo prima di diventare (come succede invece ne La casa 2, e nella già citata Ash Vs. Evil Dead) consapevole autoparodia. In mezzo c’è anche un’allegoria acida – anch’essa tutt’altro che nuova, per il genere, ma anch’essa tutt’altro che sgradita – della famiglia borghese e dei suoi legami; allegoria che diventa persino “fisicamente” esplicita negli ultimi minuti. Difficile chiedere di più.
Scheda
Titolo originale: Evil Dead Rise
Regia: Lee Cronin
Paese/anno: Stati Uniti, Irlanda, Nuova Zelanda / 2023
Durata: 97’
Genere: Horror
Cast: Alyssa Sutherland, Anna-Maree Thomas, Billy Reynolds-McCarthy, Gabrielle Echols, Jayden Daniels, Lily Sullivan, Mark Mitchinson, Melissa Xiao, Mirabai Pease, Morgan Davies, Nell Fisher, Noah Paul, Richard Crouchley, Tai Wano
Sceneggiatura: Lee Cronin
Fotografia: Dave Garbett
Montaggio: Bryan Shaw
Musiche: Stephen McKeon
Produttore: Bruce Campbell, Sam Raimi, Rob Tapert
Casa di Produzione: Wild Atlantic Pictures, New Line Cinema, Ghost House Pictures, Department of Post, Warner Bros.
Distribuzione: Warner Bros.
Data di uscita: 20/04/2023